stregoneria
L’arte delle streghe e degli stregoni, come facoltà di operare, attraverso poteri soprannaturali o con l’intervento di forze demoniache, a danno di altri. La credenza in persone dotate di tali poteri straordinari è attestata in varie culture preclassiche (Mesopotamia, Egitto, Israele), come nel mondo greco e in quello romano. Essa non fu sradicata completamente dal cristianesimo che, d’altra parte, ereditava anche le idee, d’origine mitologica, relative a esseri nocivi soprannaturali. Queste credenze restarono tuttavia ai margini dell’ideologia cristiana per oltre un millennio: in sede teorica si distingueva nettamente tra gli esseri umani dediti alla magia nera (malefici, maleficae), che mediante il malocchio, sortilegi vari, filtri ecc. potevano danneggiare il prossimo, e le strigae, esseri soprannaturali che volavano per l’aria, erano capaci di ogni sorta di metamorfosi, rapivano e mangiavano i bambini ecc. A cominciare dal sec. 12° si hanno prove del fatto che nelle credenze e idee dell’epoca si stava operando una graduale fusione tra le due categorie di esseri nocivi; si verificava cioè, in fondo, un ritorno a concetti che si ritrovano presso diversi popoli primitivi, che non distinguono chiaramente, o non distinguono affatto, tra gli esseri umani dediti alla magia nera e gli esseri demoniaci di cui si servono e in cui essi stessi possono trasformarsi. Lentamente prendeva il sopravvento l’idea che certe persone, in particolare donne (forse in conseguenza della comune convinzione dell’inferiorità della donna, intesa come creatura maggiormente sottomessa alle passioni e seduttrice), fossero in contatto con il diavolo, il quale conferiva loro capacità nocive soprannaturali: in determinati luoghi e giorni (che per lo più sono luoghi e date di antichi culti pagani, la cui nuova funzione mostra la demonizzazione del paganesimo) avrebbero avuto luogo la tregenda, il sabba, la riunione tra queste persone e i diavoli, celebrata con orge sessuali. La teologia scolastica ammetteva la possibilità di un commercio sessuale tra esseri umani e demoniaci, e la varia problematica sugli incubi e succubi costituisce un elemento fondamentale per la successiva giurisprudenza che si verrà elaborando sulle streghe. Ma la prima presa di posizione ufficiale della Chiesa risale al 1233, data della bolla Vox in Rama di Gregorio IX; nel 1258 si ha il primo processo per s., e pare che nel 1275, a Tolosa, sia stata per la prima volta bruciata sul rogo una strega. La base giuridica di questi processi è stata elaborata dalla filosofia scolastica: poiché l’attività delle streghe si fonda su un patto col diavolo, essa implica un’apostasia e perciò cade sotto la competenza dell’Inquisizione. Al principio del sec. 14° l’accusa di s. serviva, a volte, interessi politici e personali, come nella causa di Filippo il Bello contro i Templari, e di papa Giovanni XXII contro il vescovo di Cahors, bruciato sul rogo con l’accusa di aver praticato sortilegi contro la vita del pontefice. Ma il periodo classico dei processi contro le streghe si estende tra il 15° e la prima metà del 17° secolo. Si calcola che complessivamente non meno di un milione di persone siano rimaste vittime della credenza nelle streghe, favorita dalle autorità ecclesiastiche, da personalità religiose sia cattoliche sia protestanti, dagli eruditi come dal fanatismo popolare. I protestanti, in parte per la particolare attenzione che dedicavano all’Antico Testamento, in parte perché anche il loro pensiero si fondava sulla scolastica, accettavano in pieno le idee relative al diavolo e alle streghe, e quasi un terzo delle vittime di processi furono bruciate in Paesi protestanti. L’Italia fu tra i Paesi meno funestati da questi processi, se si prescinde dalla Valtellina dove la maggior parte di essi ebbe luogo. Nei processi dell’Inquisizione si impiegava anche la tortura e fu certamente in buona parte per la paura della tortura, sebbene probabilmente anche per tutta l’atmosfera satura di fanatismo che non era estraneo nemmeno alle stesse vittime, che abbondavano anche le confessioni spontanee. Tra le opere che, giustificando e anzi spronando la persecuzione delle presunte streghe, ebbero un influsso infausto in questo periodo della storia occidentale, restano memorabili il Formicarius di J. Nider (1440), e soprattutto, in seguito alla bolla Summis desiderantes affectibus promulgata da Innocenzo VIII nel 1484, il Malleus maleficarum dei domenicani H. Institoris e J. Sprenger (1486). Le prime voci che nel sec. 16° si alzarono contro il fanatismo si scontrarono con la severa opposizione dei sostenitori dei processi. J. Bodin chiese la condanna al rogo di J. Weyer che, con il De praestigiis daemonum (1563), aveva sistematicamente contestato, sul piano medico, giuridico e religioso, le tesi del Malleus; il volume Discovery of witchcraft di R. Scott (1584) fu bruciato sul rogo. Con l’andar del tempo, tuttavia, quelle voci diventarono sempre più frequenti e insistenti, sia tra i protestanti (A. Praetorius, B. Bekker) sia tra i cattolici (Theologia scholastica del gesuita A. Tanner, 1626-27). Il cattolico F. von Spee, nella sua Cautio criminalis (1631), combatteva la validità delle confessioni estorte con la tortura; lo stesso intento informa le Theses de crimine magiae del protestante C. Thomasius (1701). Ma ancora nel sec. 17° il problema è dibattuto, mentre continuano i processi e le condanne di presunte streghe. G. Tartarotti, nella sua opera Del congresso notturno delle lammie (1749), riconosce l’esistenza della magia, ma nega quella delle streghe. La lunga sopravvivenza dei processi contro le streghe, fino a qualche caso sporadico (Messico) nell’Ottocento, dipendeva anche dalla mancata unificazione del diritto in molti Paesi feudali, dove singole legislazioni locali, dettate dai signorotti, erano in ritardo rispetto ad altre. Così, mentre in Prussia, che arrivò relativamente presto a quell’unificazione, l’ultima condanna di streghe è del 1728, in Baviera, dove permanevano condizioni giuridiche più arretrate, ancora nel 1775 fu bruciata una strega. Date ancora più recenti si hanno per Siviglia (1781) e per Poznań (1793). Scomparsa dalla cultura ufficiale e dalla giurisdizione, la credenza nella s. sopravvive tuttora presso alcune popolazioni rurali d’Europa.