stress e adattamento
Emozioni e sistema immunitario
Negli ultimi decenni si è assistito all’emergere di una disciplina interamente nuova, il cui nome è ancora in via di definizione, ma cui ci si può riferire come psiconeuroendocrinoimmunologia (➔). I primi passi che hanno contribuito a rompere le barriere che separavano l’immunologia dalla neuroendocrinologia e dalle neuroscienze sono stati compiuti dagli immunologi russi, seguiti poi da altri scienziati (tra cui Robert Ader e Hugo Besedovsky) appartenenti alle più diverse discipline, quali la psicologia sperimentale o l’endocrinologia. Alla fine degli anni Ottanta del 20° sec. un gran numero di ricerche ha avuto come obiettivo lo studio delle interazioni tra il sistema nervoso e quello immunitario. I risultati di questi studi hanno dimostrato che esiste una comunicazione bidirezionale tra questi due sistemi, di cui sono responsabili messaggeri chimici prodotti dalle cellule immunitarie (linfociti B, T e macrofagi), chiamati interleuchine o citochine. Le citochine, che hanno il compito di far maturare le cellule immunitarie, sono anche responsabili della capacità di queste ultime di comunicare con il sistema nervoso centrale e con porzioni periferiche del sistema nervoso, quali il nervo vago. L’esistenza di questo cross-talk tra sistema immunitario e sistema nervoso è ora ampiamente accettata dagli scienziati e fornisce le basi scientifiche per la comprensione dei meccanismi attraverso cui le emozioni possono influenzare l’inizio, la progressione e la remissione di un patologia.
Le risposte agli stati emozionali che derivano dall’attivazione dei sistemi nervoso, endocrino e immunitario forniscono un esempio di risposta integrata. Nonostante la presenza di ormoni, neurotrasmettitori e recettori in comune tra tutti questi tre sistemi rafforzi l’ipotesi che tra essi esista una comunicazione bidirezionale, il funzionamento del sistema immunitario sembra essere molto diverso da quello dei sistemi neurovegetativo ed endocrino. Nel sistema nervoso autonomo e in quello endocrino l’attivazione dell’ormone periferico è mediata a livello del sistema nervoso centrale; al contrario, i prodotti del sistema immunitario possono, dalla periferia, attivare alcuni meccanismi nervosi. L’esempio più evidente di questo processo è rappresentato dalla relazione tra le citochine prodotte dal sistema immunitario e il fattore di rilascio della corticotropina o CRH (Corticotropine Releasing Hormone), l’ormone ipotalamico in grado di stimolare la produzione di adrenocorticotropina ipofisaria. La maggior parte delle evidenze sperimentali indica che i sistemi endocrino, nervoso e immunitario interagiscono e rispondono a stimoli farmacologici e fisiologici in maniera coordinata proprio grazie all’intermediazione dell’interleuchina-1 e del CRH. È stato dimostrato che l’interleuchina-1, prodotta dai macrofagi, agisce direttamente sulla regione ipotalamica per indurre la secrezione di CRH che, a sua volta, determina la secrezione ipofisaria dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH) e di conseguenza un aumento della secrezione dei glucocorticoidi surrenalici, che possono tamponare attivamente molte delle funzioni del sistema immunitario. Un altro esempio delle interazioni che intercorrono tra sistema nervoso e immunitario, in relazione ad alterati stati emozionali, vede coinvolto l’NGF (Nerve Growth Factor). Tradizionalmente, questa molecola è stata descritta per la sua azione sulle cellule nervose; tuttavia, alcuni studi dimostrano che i livelli di questo fattore neurotrofico possono essere modificati in seguito a forti emozioni e attivare il sistema immunitario, per es. a livello delle cellule cutanee, che possiedono recettori specifici per questo fattore. Un’eccessiva produzione di NGF può indurre una iperproliferazione dei cheratinociti e una attivazione infiammatoria immunitaria (mediante degranulazione dei mastociti). La conseguenza può essere la comparsa delle placche infiammate tipiche della psoriasi.
Esiste una vasta letteratura clinica che documenta come lo stress cronico possa avere profonde ripercussioni sulla salute. Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che lo stress possa aumentare la predisposizione di un individuo all’insorgenza di malattie autoimmuni, infettive, neoplastiche. Nonostante alcuni risultati interessanti, rimane poco chiaro quanto lo stress, e in particolare lo stress cronico, renda un individuo più vulnerabile a malattie che, in circostanze normali, sarebbero efficacemente combattute dal sistema immunitario. La reazione di stress è avviata dall’ormone ipotalamico CRH che, attraverso l’ACTH, induce le ghiandole surrenali a produrre cortisolo. Sempre dall’ipotalamo partono segnali nervosi che attivano il locus coeruleus (nucleo situato nel ponte di Varolio), il quale, tramite il simpatico, determina l’aumento della produzione di adrenalina, noradrenalina e dopammina. Le cellule del sistema immunitario sono dotate di recettori per neurotrasmettitori e ormoni e possono rispondere a tali mediatori con diverse modalità. In generale, l’insieme delle sostanze prodotte sotto stress ha un effetto complessivo di riduzione dell’attività del sistema immunitario. Per tali ragioni, le emozioni prolungate, per es. uno stress cronico, potrebbero favorire tutta una serie di patologie, inclusa la crescita tumorale, che dipendono da un allentamento delle difese immunitarie. In individui che vivono in condizioni di stress cronico è stata infatti osservata una riduzione del numero e della funzione dei linfociti ad azione regolatoria (T-suppressor), di quelli con funzione helper (T-helper) e delle cellule NK (Natural Killer), ossia degli elementi che favoriscono l’attivazione delle difese immunitarie.