stress test
<strès tèst> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Analisi della capacità di resistenza alla quale vengono sottoposti gli istituti bancari con l’obiettivo di individuare misure utili ad affrontare l’eventuale situazione di rischio derivante dal manifestarsi di scenari economici particolarmente negativi. Introdotti negli Stati Uniti nel 2008, dopo che la crisi dei mutui iniziata l’anno precedente era culminata nel fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, gli s. t. sono stati in seguito effettuati più volte anche sulle banche europee al fine di verificare l’adeguatezza dei requisiti patrimoniali minimi di garanzia in caso di mutamenti economici avversi (recessione economica prolungata; aumento della disoccupazione; flessione dei prezzi degli immobili). Nell’ultima simulazione condotta nel luglio 2011 dall’autorità europea di regolamentazione del settore bancario (European banking authority; v. EBA), che ha riguardato 91 dei maggiori istituti bancari europei (tra i quali cinque banche italiane: Unicredit, Intesa San Paolo, Montepaschi di Siena, Banco Popolare e Ubi Banca), si è stabilito che il patrimonio di garanzia di classe 1 (v. ) dovesse essere pari almeno al 5% dei prestiti, obbligazioni e investimenti posseduti dalle banche. Sulla base di questo criterio, 84 banche sono risultate in linea con i requisiti richiesti (comprese le cinque banche italiane), mentre 8 non hanno superato il test, in quanto il core tier 1 dopo lo s. t. è risultato inferiore al 5%, evidenziando un fabbisogno di ricapitalizzazione complessivo di oltre 2,5 miliardi di euro. Tuttavia, in seguito all’inasprimento della crisi del debito sovrano che ha colpito diversi paesi europei e al deterioramento dei titoli da questi emessi detenuti nel portafoglio di numerosi istituti di credito europei, la soglia di garanzia del core tier 1, ritenuta troppo bassa, è stata aumentata al 9%, con la conseguenza che il fabbisogno di nuovo capitale di garanzia per le banche è cresciuto in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea, raggiungendo 30 miliardi di euro per la Grecia, 26,2 per la Spagna, 15,3 per l’Italia e 13 per la Germania.