strido
Voce usata da D. solo in poesia (sempre al plurale di forma neutra: strida), e in tre delle quattro complessive occorrenze, in rima. Vale " grido acuto e doloroso ", che in genere esprime il tormento dei dannati: udirai le disperate strida (If I 115); quivi le strida, il compianto, il lamento (V 35); la proda del bollor vermiglio, / dove i bolliti facieno alte strida (XII 102).
In Rime CIII 44 si riferisce a un grido della mente, non reale, che il poeta sente prorompere entro di sé alle minacce d'Amore: erto perverso, / che disteso a riverso / mi tiene in terra d'ogni guizzo stanco: / allor mi surgon ne la mente strida.