struggere (istruggere)
Verbo adoperato da D. in poesia, ma assente nella Commedia. Nei testi sicuramente danteschi esso ricorre solo tre volte, nella locuzione ‛ s. il core ' (Vn XXXI 15 58 Pianger di doglia e sospirar d'angoscia / mi strugge 'l core; Rime Cv 2 per novella pietà che 'l cor mi strugge), o anche, con uso intransitivo del verbo, ‛ s. nel core ': Vn VII 6 20 dentro da lo core struggo e ploro.
Entro la medesima locuzione s. ricorre anche in Rime dubbie XV 13 che questa doglia pur mi strugga 'l core, o, con costrutto riflessivo, XIII 10 lo cor di pianger tutto li si strugge. In un'area semantica tipicamente cavalcantiana (la forza d'Amore che disfà il soggetto amante), non importa se con un uso attivo o riflessivo del verbo, si collocano altri due casi di Rime dubbie: II 9 li [occhi] strugge Morte con tanta paura, e XIV 12 Allor si strugge sì la mia vertute.
Nella forma passiva il verbo ricorre due volte nel Fiore: LXXXVI 8 strutto ne sarà [" andrà in rovina "] que' ch'è 'l più saggio, e CXIX 3 s'i' dovess'esser istruito intrafatto, se dovessi " morir subito ".