STRUMENTI chirurgici
Dalla storia della chirurgia si apprende come fino dagli antichissimi tempi fossero in uso ingegnosi strumenti, ora semplici e ora complicati, per compiere operazioni chirurgiche.
La trapanazione del cranio, che risale a epoche preistoriche, veniva dapprima praticata con acuminate selci, veri coltelli di pietra, che vennero poi sostituiti con altri di bronzo e poi di ferro.
Le sonde, gli specilli, gli aghi sono di uso antichissimo, e non dissimili da quelli oggi usati; così si dica di altri strumenti più complessi, quali pinze, forcipi. Nel libro di Suśruta sono indicati esattamente gli strumenti in uso presso i chirurghi indiani e ne sono descritti ben 101 yantra o ottusi e 20 sastra o aguzzi: scalpelli, bisturi, lancette, forbici, pinze da ossa, trequarti, aghi per suture, cateteri, siringhe, speculi, tenaglie per estrazioni di denti, ecc. Alla chirurgia greca, come risulta da Ippocrate, erano noti moltissimi importanti strumenti, che furono accuratamente raccolti ed elencati da E. J. Gurlt: sonde di varia foggia, coltelli pure di diverse forme (retti, convessi, acuminati, ottusi, ecc.), raspatoi, trapani per la trapanazione del cranio, siringhe, tenaglie per denti, speculi. Alla chirurgia romana appartengono gli strumenti scoperti a Pompei e che si trovano raccolti nel Museo di Napoli, e fors'anco quelli che sono esposti nel Museo etrusco di Perugia (v. chirurgia: Storia, X, pp. 144 seg.). Sono spatole, specilli, sonde, coltelli chirurgici, forbici, uncini, forcipi, ecc. Da Celso si trovano descritti circa cinquanta strumenti, fra i quali, oltre ai suddetti, tenaglie per estrazione di radici dentarie, trequarti, pinze per ossa, trapani, seghe, cateteri, litotomi, ecc. Un armamentario dunque assai ben fornito e atto a compiere i più svariati interventi. Dopo Celso e Galeno non sono a registrare novità interessanti nello strumentario chirurgico fino, si può dire, al sec. XVI, allorché con i progressi dell'anatomia anche la chirurgia poté in parte almeno liberarsi dall'antica tradizione e riprendere uno sviluppo sia pur lento ma progressivo, dopo le soste, e i regressi anche, delle epoche che succedettero agli splendori della medicina greco-romana. Nell'Officina della chirurgia, descritta nel 1573 da Giovanni Andrea Della Croce, e nella quale "si ponno veder dipinti non solamente gl'istromenti che convengono al cirugico, ma ancora molti altri", si vedono ancora pressoché tutti gli strumenti in uso presso Greci, Romani e Arabi, figurati e descritti sotto nomi in gran parte antiquati. Taluni strumenti più recenti, quale, p. es., lo sciringone solcato di Giovanni da Romano, divulgato a Venezia stessa da Mariano Santo nel 1535, non sono ricordati. È interessante riportare per intero l'elenco del Della Croce che comprende: la forbice; le mollettine o pinzette; gli specilli, che possono essere d'oro o d'argento o d'ottone o flessibili di piombo, e son detti anche radioli alla maniera antica o esploratori con termine più moderno; gli aghi: triangolari, rotondi, curvi; il rasoio; il gladiolo o flebotomo o lancetta pel salasso; la falceola, o colofomacherion dei Greci, per aprire "i grandi e profondi seni"; il siringotomo, per l'apertura dei tragitti fistolosi; le leve di varia forma, per "levar via gli ossi che sono quasi del tutto tagliati e già vacillano"; e poi gli "istromenti opportuni al craneo rotto", quali gli scalpelli convessi, retti, lunati e di altre forme, il martelletto di piombo; le seghette; i protettori delle meningi (spatomelis dei Latini); i diversi terebri o trivelle, fra cui quelle raccomandate già dai Greci, da Celso, da Albucasis; i trapani, fra cui il suo "manubriolo ovale" con i varî modioli e istrumenti di sicurtà ovvero abbatiste, perché non possano affondarsi dopo perforato l'osso; gli elevatori, per sollevar frammenti ossei depressi, riportati da Albucasis; i pochi strumenti di chirurgia oculare e d'orecchio che erano in uso presso Celso e Galeno; gli scalpelli lunati per incidere gli ascessi tonsillari; gli abbassalingua e i tiralingua; le leve, le tenaglie, i cauterî, i raspatori per denti e radici dentarie, tuttora poco numerosi e variati; le tenaglie e i perforatori per creare setoni; gli uncini acuti a uno, due e tre rebbî per divaricare i margini delle ferite; le cannule per evacuare empiemi pleurici e le siringhe per aspirare; i trequarti per svuotare liquidi ascitici; coltelli per evacuare liquidi di idroceli; il castratore; cateteri vescicali di varia materia e forma, per uomini e donne; candelette per siringare; pinze, tenaglie, uncini e cucchiai per estrarre calcoli dalla vescica e frangenti (litotritori) per romperli; speculi vaginali e anali; uncini per estrarre il feto morto dall'utero; falcette per operare le fistole anali; strumenti svariatissimi per "cavar secondo la ragione et con arte le saette fitte nel corpo" e certi strumenti in uso presso i Tedeschi per "cavar le palle"; grande varietà di cauterî; seghe.
Armamentario vasto adunque e adatto magnificamente a tutte le necessità chirurgiche dell'epoca, ma non racchiudente novità fondamentali mentre molto studio era posto nel dar forme artistiche ai varî strumenti, come del resto si era già fatto in antico. Alcuni strumenti furono in quell'epoca inventati da Ambrogio Paré (pinze per emostasi a pressione continua), dal Falloppia, dal Fabrici d'Acquapendente, da Fabricius Hildanus. Ma ancora nell'Armamentarium chirurgicum di Giovanni Sculteto (1653), le cui prime 20 tavole sono dedicate a figurare gli strumenti chirurgici in uso, ritroviamo su per giù gli stessi descritti nelle opere precedentemente ricordate. Nel sec. XVII e nel XVIII l'armamentario s'arricchisce ma non molto; gli strumenti sono fabbricati con qualche maggior semplicità, le impugnature si fanno più spesso di legno, ma i più sono sempre quelli classici, senza modificazioni fondamentali. Ciò può essere rilevato, per es., dal volume di Th. Knaur, Selectus strumentorum chirurgicorum (Vienna 1796). Così si dica su per giù dell'Armamentarium chirurgicum di A. W. Seerig (1835-38) e di altri. Gli affinamenti tecnici e certi . nuovi interventi non abbisognarono cioè di novazioni particolari nello strumentario.
Soltanto allorché nel sec. XIX vennero introdotte l'anestesia, l'emostasi, l'antisepsi e l'asepsi, compiendosi una vera e propria rivoluzione nella scienza e nell'arte chirurgiche, l'armamentario subì un profondo e radicale mutamento, pur non scostandosi per molti strumenti da quelli usati ab antiquo. La necessità di avere strumenti sterilizzabili e facilmente ripulibili, l'invenzione di strumenti endoscopici, di altri mossi dall'elettricità, lo sviluppo in genere della meccanica e dell'industria e la conseguente ricerca di sempre maggiori fattori di sicurezzi e rapidità, il sorgere di operazioni nuove sono tutti elementi che hanno portato una rivoluzione nello strumentario.
In tempi recenti l'elettrochirurgia ha costituito infine un'ulteriore novazione nei riguardi della dieresi dei tessuti, dell'emostasi, della exeresi, ecc. E si deve riconoscere che, mentre le nuove idee hanno creato strumenti nuovi o modificato gli antichi, non di rado nuove idee sono sorte dal perfezionamento dello strumentario.
L'emostasi, per la quale Ch. Chassaignac aveva costruito il suo famoso schiacciatore lineare, fece i maggiori progressi in grazia della pinza a cremagliera di G. Péan, perfezionata in seguito da E. Koeberlé, da P. Segond, da Th. Kocher (pinze a denti di sorcio), da E. Doyen (pinze a morsi corti) con modelli tuttora in uso, adatti alla forcipressura temporanea. E. Doyen creò inoltre pinze schiacciatrici che assicurano facilmente l'emostasi dei grossi peduncoli riducendo a uno spessore minimo i tessuti che debbono poi essere legati sul solco di schiacciamento (legamenti larghi, cordone spermatico, epiploon, e anche visceri quali duodeno, appendice cecale, peduncoli tiroidei, annessiali, ecc.).
Per le suture si sono costruiti aghi e portaaghi molteplici, fra i primi particolarmente interessanti gli aghi atraumatici, nonché uncini metallici per le suture cutanee.
Per le anestesie generali furono immaginati i più varî modelli di apparecchi per la somministrazione del cloroformio, di etere, di cloruro di etile, di gas, mista, occorrendo, con ossigeno o anidride carbonica; maschere delle più diverse fogge, fra cui talune per anestesia con iperpressione; speciali pinze tiralingua, apribocca, cannule per anestesia intratracheale, per intubazione laringea, ecc.
Quasi del tutto ex novo fu costruito lo strumentario per operazioni specialistiche, di oculistica, di otorinolaringoiatria, di urologia; e in genere di ogni sezione del corpo; e gli strumenti si sono moltiplicati non solo nella seconda metà del sec. XIX, ma anche nel secolo XX, parallelamente allo sviluppo della chirurgia viscerale. Rinnovato si può dire lo strumentario per interventi sul cranio e sull'encefalo, per opera particolarmente di A. Codivilla, di E. Doyen, di Th. De Martel, inventori di trapani ingegnosi, dei quali sono particolarmente in uso i modelli a mano di Doyen (frese) e quello elettrico con disingranamento automatico di De Martel; nonché per opera di H. Cushing, inventore di delicati strumenti per gl'interventi diretti sul cervello e sulle meningi.
Altrettanto è avvenuto per la chirurgia toracica: cuore e grossi vasi (operazione di Trendelenburg per embolia della polmonare), polmoni (strumenti per lobectomia, onde permettere la legatura del peduncolo, la sutura dei grossi bronchi, ecc.; speciali divaricatori toracici; strumenti per sezionare la prima costa nelle toracoplastiche, ecc.).
La chirurgia addominale rese necessaria la creazione di pinze per presa temporanea elastiche, ad anello o a denti, per le labbra delle incisioni chirurgiche, per visceri da sollevare e allontanare momentaneamente senza danno delle strutture; nonché di pinze a branche elastiche, lunghe, curve o rette, per copro- o chimostasi temporanea negl'interventi sull'intestino e sullo stomaco. Strumenti appropriati hanno dovuto essere creati per le vie biliari, lo stomaco, l'intestino, l'utero e gli annessi, ecc.
Uno strumentario elettrico è stato costruito per la chirurgia delle ossa, e in questo campo è stato creata anche per opera di molti fra i quali sono da citare A. Lambotte e V. Putti, una serie di strumenti per osteotomia, per osteosintesi, per modellamento delle ossa, operazioni che un tempo erano del tutto sconosciute.
La continua rinnovazione e il perfezionamento dello strumentario chirurgico si spiegano per il fatto che negli atti operativi il chirurgo non può prescindere dall'aiuto di strumenti che gli permettano di agire sempre meglio e insieme più rapidamente e con maggior sicurezza, e altresì per la necessità che gli strumenti siano adatti alle particolari esigenze dei singoli interventi. Se la mano resta sempre la guida intelligente e sensibile del chirurgo, atta a moltiplicare l'azione dello strumento, questo a sua volta moltiplica l'azione della mano, aggiungendole potenza e precisione. L'uso di molti strumenti permette inoltre di limitare il numero e l'opera degli assistenti, garantendo meglio l'asepsi operatoria e tutto l'andamento dell'operazione, che diviene più precisa e più rapida. Valgano, p. es., i divaricatori automatici delle labbra delle incisioni, gli aspiratori elettrici o ad acqua che permettono di mantenere asciutto costantemente il campo operatorio. Per gli stessi motivi, accanto allo strumentario hanno subito una vera rivoluzione di concetti creatori e costruttivi i letti operatorî, gli apparecchi d'illuminazione delle sale d'operazione (lampade scialitiche, che non dànno ombre), gli apparecchi di sterilizzazione, ecc.
L'evoluzione della tecnica strumentale ha seguito dunque di pari passo l'evoluzione nei concetti terapeutici e le sempre maggiori esigenze, non solo della chirurgia viscerale sorta quasi ex novo dopo la scoperta dell'antisepsi, ma anche della chirurgia cosiddetta esterna, di quella ossea in particolare. Essa ha portato a un grande perfezionamento nell'ideazione e nella costruzione degli strumenti chirurgici; cosicché non è più possibile alcun paragone sia per qualità sia per quantità fra gli odierni armamentarî chirurgici e quelli in uso anche solo qualche decina di anni fa.