testo, struttura del
Il testo, l’unità fondamentale della comunicazione linguistica, si definisce per la sua natura funzionale (persegue uno scopo comunicativo globale) e semantica (il suo significato è unitario e strutturato). Unità e strutturazione semantica si riflettono tipicamente sulla sua superficie linguistica, che può essere di natura fonico-uditiva (orale) o di natura grafico-visiva (scritta) (Conte 1977; Marello 1992; Ferrari & Manzotti 2002).
Un testo può essere formato da un semplice sintagma (si pensi alle insegne dei negozi o ai cartelli stradali: coiffeur, Castiglione della Pescaia), da una frase singola, verbale (è vietato sporgersi) o nominale (attenti al cane), da una frase complessa per subordinazione o coordinazione (si pensi a sms quali se non mi vedi chiama subito Francesca; Francesca ti saluta e ti invita alla festa; Francesca ti saluta, ti aspetta a casa sua) o da una sequenza di frasi giustapposte. Due o più frasi sono giustapposte quando non sono integrate sintatticamente in una singola unità di livello superiore, quando non costituiscono cioè una frase complessa, come nel caso seguente:
(1) Ti consiglio la mostra di De Chirico. È davvero straordinaria
La costruzione per giustapposizione, la forma di testo più caratteristica, può essere breve, come in (1), o via via più ampia, fino a raggiungere le dimensioni di un intero volume o di una lunga conversazione. Per le esigenze dell’analisi, si può parlare di testo anche quando ci si riferisce a una sua parte: un capitolo nel caso di un intero saggio, un paragrafo nel caso di un capitolo, un intervento nel caso di una conversazione.
Dal punto di vista della sua sostanza semantica, nel testo s’intrecciano informazioni esplicite, veicolate cioè tramite la lingua, e implicite, che si costruiscono per inferenza a partire dalle informazioni esplicite e dal contesto, vale a dire dalla situazione fisica d’enunciazione e dalle conoscenze enciclopediche degli interlocutori (➔ contesto; ➔ testo, tipi di).
Nel processo di interpretazione del testo, le informazioni implicite entrano in gioco in due modi fondamentalmente diversi.
(a) Anzitutto, operano come premesse delle operazioni inferenziali di costruzione del significato; per es., in una delle sue possibili interpretazioni il testo seguente:
(2) Ha studiato molto. Eppure non ce l’ha fatta
richiama le premesse implicite (a) «il parlante parla di Francesca» e (b) «di solito, se si studia molto, si supera l’esame». Grazie a esse l’interprete individua il referente del testo, cioè «Francesca», e la relazione semantica generale su cui si fonda il movimento concessivo, o limitativo, espresso dal testo: contrariamente a ciò che succede di solito, «Francesca ha studiato molto» e «(nonostante ciò) non ce l’ha fatta».
(b) In secondo luogo, le informazioni implicite possono coincidere con le conclusioni delle operazioni interpretative inferenziali. Appartiene a questo secondo tipo di implicito, per es., l’informazione «non vengo al cinema» associata alla risposta B nel dialogo seguente:
(3)
A: Vieni al cinema stasera?
B: Sono molto stanco. E per di più domani mattina ho un esame.
Una sequenza di frasi è un testo se possiede la proprietà della coerenza. Si tratta di una proprietà che si applica alla sostanza semantica del testo, cioè al suo significato, e che risulta da un complesso di fattori (➔ coerenza, procedure di). Gli aspetti che riguardano la sua forma linguistica sono colti invece con il concetto di coesione (cfr. sotto; ➔ coesione, procedure di).
Nella sua manifestazione più elementare (e quando è applicata al testo scritto, su cui si concentra d’ora in poi l’analisi), la coerenza è caratterizzata da unitarietà, continuità e progressione semantiche. Si consideri il testo narrativo (4) (➔ testi narrativi), osservando, tra gli innumerevoli aspetti del suo significato, quelli relativi al ‘mondo’ che esso evoca:
(4) Sotto il grigio diluvio democratico odierno, che molte belle cose e rare sommerge miseramente, va anche a poco a poco scomparendo quella special classe di antica nobiltà italica, in cui era tenuta viva di generazione in generazione una certa tradizion familiare d’eletta cultura, d’eleganza e di arte.
A questa classe, ch’io chiamerei arcadica perché rese appunto il suo più ampio splendore nell’amabile vita del XVIII secolo, appartenevano gli Sperelli. [...]
Il conte Andrea Sperelli-Fieschi d’Ugenta, unico erede, proseguiva la tradizion familiare. Egli era, in verità, l’ideal tipo del giovane signore italiano del XIX secolo, il legittimo campione di una stirpe di gentiluomini e di artisti eleganti, l’ultimo discendente d’una razza intellettuale.
Egli era, per così dire, tutto impregnato di arte. La sua adolescenza, nutrita di studii varii e profondi, parve prodigiosa. Egli alternò, fino a vent’anni, le lunghe letture coi lunghi viaggi in compagnia del padre e poté compiere la sua straordinaria educazione estetica sotto la cura paterna senza restrizioni e costrizioni di pedagoghi. Dal padre appunto ebbe il gusto delle cose d’arte, il culto passionato della bellezza, il paradossale disprezzo de’ pregiudizi, l’avidità del piacere.
Questo padre, cresciuto in mezzo agli estremi splendori della corte borbonica, sapeva largamente vivere [...]. Lo stesso suo matrimonio era avvenuto in circostanze tragiche, dopo una furiosa passione. Quindi egli aveva turbata e travagliata in tutti i modi la pace coniugale. Finalmente s’era diviso dalla moglie ed aveva sempre tenuto seco il figliuolo, viaggiando con lui per tutta l’Europa.
L’educazione di Andrea era dunque, per così dire, viva, cioè fatta non tanto su i libri quanto in conspetto delle realtà umane. Lo spirito di lui non era soltanto corrotto dall’alta cultura ma anche dall’esperimento ... (Gabriele D’Annunzio, Il piacere, 1889)
Riguardo al mondo evocato, il testo (4) possiede le proprietà di essere unitario, continuo e progressivo, quindi coerente. Infatti: (a) è unitario perché il suo contenuto si presenta globalmente come l’espansione di un singolo nucleo, riassumibile come «caratteristiche psicologiche e sociali di Andrea Sperelli»; (b) è continuo, in quanto ogni sua unità (capoverso, frase) ripropone una componente semantica già presente nel cotesto, vale a dire nell’intorno linguistico in cui è calata, dimodoché esso risulta attraversato da uno o più fili semantici; così, nel secondo capoverso, il protagonista Andrea Sperelli è presentato come membro della classe sociale (a questa classe), che è stata introdotta e caratterizzata nel capoverso precedente (special classe di antica nobiltà italica); il terzo capoverso descrive Andrea Sperelli (egli) mettendolo in relazione con la figura del padre (il padre, la cura paterna); il quarto capoverso descrive il carattere e le vicissitudini matrimoniali del padre (questo padre), concluse con la separazione che gli consegna il figlio (aveva sempre tenuto seco il figliuolo); viene così reintrodotto Andrea Sperelli, su cui verte l’ultimo capoverso (l’educazione di Andrea); (c) oltre ad essere unitario e continuo, il testo (4) è caratterizzato da progressione in quanto ogni sua unità contribuisce a modificare o accrescere l’informazione veicolata dal cotesto: via via che la lettura continua, la conoscenza di Andrea Sperelli e del suo milieu si fa più precisa e circostanziata. La coerenza del testo non equivale alla sua interpretabilità, benché normalmente questa contribuisca a renderlo più facilmente interpretabile: ci possono infatti essere sequenze di frasi che non sono coerenti in senso ‘tecnico’, ma di cui si capisce grosso modo l’obiettivo informativo. Un testo coerente non è neppure necessariamente un testo ben scritto, perché, come vedremo in seguito, la coerenza non riguarda né la grammaticalità né l’omogeneità stilistica delle frasi che lo compongono. Si noti inoltre che la proprietà generale della coerenza testuale si precisa in funzione dei tipi di testo considerati, e poi dei vari sottotipi (Roulet, Filliettaz & Grobet 2001).
Il contenuto semantico del testo e la sua organizzazione si riflettono tipicamente sulla sua superficie linguistica. L’immagine riflessa è tuttavia parziale: la lingua disegna infatti il contenuto del testo solo nei suoi tratti essenziali, che si precisano e si completano grazie all’intervento di informazioni tratte dalla situazione fisica d’enunciazione, dal cotesto e dal serbatoio enciclopedico degli interagenti. Consideriamo il testo seguente:
(5) Francesca non c’è. Non risponde al telefono
La lingua tratteggia, per giustapposizione, due stati di cose: (a) «Francesca non si trova in un determinato posto» e (b) «qualcuno non risponde al telefono». La sostanza di questi stati di cose (chi è Francesca? di quale posto si sta parlando? chi non risponde al telefono?), il fatto che il secondo sia evocato per giustificare il primo e il fatto che il tema della seconda frase sia «Francesca» vengono ricostruiti per inferenza a partire dal contesto.
Benché in modo parziale, la lingua concorre a definire il contenuto semantico del testo in tutti i suoi aspetti costitutivi. Come illustra il testo (5), essa partecipa, ad es., alla costruzione del mondo evocato, identificando gli effettivi stati di cose denotati da ogni singola frase. La lingua indica inoltre la coerenza di fondo di tale sostanza, vale a dire la sua unitarietà, la sua continuità e la sua progressione. Per es., nel testo seguente:
(6) La radice vive, nella sua veste dimessa, nascosta nel suolo. Tuttavia la sua presenza è il presupposto necessario allo sviluppo spesso ben più appariscente della parte aerea. Essa infatti non solo offre alle piante un valido ancoraggio al suolo, ma [soggetto sottinteso] provvede all’assunzione dell’acqua e dei sali minerali dal terreno (da Ferrari & Zampese 2000)
l’aggettivo possessivo sua, il pronome soggetto essa e il soggetto sottinteso dell’ultima coordinata indicano che il testo progredisce mantenendo costante il referente che funge da tema di ogni singola frase (➔ tematica, struttura).
Oltre al mondo evocato e alla sua coerenza di fondo, la lingua indica anche altri aspetti dell’organizzazione del testo. Grazie soprattutto ai ➔ connettivi, essa segnala, ad es., come i contenuti delle unità del testo (frasi, gruppi di frasi, capoversi) si collegano dal punto di vista ‘logico’: così, in (6) le espressioni tuttavia e infatti indicano che le frasi che le accolgono si collegano al cotesto immediato rispettivamente con una relazione di concessione e di motivazione.
Inoltre, la lingua indica come il parlante ha deciso di raggruppare e gerarchizzare le unità del testo. Consideriamo il caso seguente (Ferrari et al. 2008):
(7) Francesca, che di solito è una persona gradevole, in questo periodo è insopportabile. Meglio non invitarla
La frase complessa iniziale, trattando l’informazione «Francesca in questo periodo è insopportabile» come frase principale e l’informazione «Francesca di solito è una persona gradevole» come subordinata relativa in posizione incassata, indica che intende mettere in primo piano il giudizio negativo su Francesca e collocare sullo sfondo il giudizio positivo. Tale gerarchia è congruente con la conclusione «meglio non invitarla», che esige di appoggiarsi a una premessa negativa. Se il parlante avesse invertito la funzione sintattica delle due proposizioni, come in:
(8) Francesca, che in questo periodo è insopportabile, di solito è una persona gradevole
avrebbe creato una gerarchia testuale inversa, in cui a prevalere sarebbe stata l’informazione «Francesca di solito è una persona gradevole»; una gerarchia che non sarebbe più stata compatibile con la conclusione prescelta:
(9) *Francesca, che in questo periodo è insopportabile, di solito è una persona gradevole. Meglio non invitarla
La configurazione linguistica del testo, contribuendo, anche se parzialmente, a definire tutti gli aspetti del suo contenuto semantico, svolge un ruolo cruciale: attiva, guida e controlla i processi inferenziali che ne determinano l’interpretazione. Oltre a ciò, la configurazione linguistica assicura la stabilità fenomenica del testo, condizione necessaria perché il processo interpretativo abbia luogo.
Un testo la cui superficie linguistica riflette la sua coerenza possiede l’ulteriore proprietà della coesione. In modo più preciso, per come è più spesso intesa, la coesione restituisce soprattutto gli aspetti dell’unitarietà e della continuità da una frase all’altra. Per questo, essa si presenta precipuamente come un sistema di reti di collegamenti tra le frasi, che mettono in scena dipendenze e sintonie interpretative di particolari forme linguistiche nei confronti del cotesto.
Riprendiamo la parte centrale del testo narrativo (4):
(10) Il conte Andrea Sperelli-Fieschi d’Ugenta, unico erede, proseguiva la tradizion familiare. Egli era, in verità, l’ideal tipo del giovane signore italiano del XIX secolo, il legittimo campione di una stirpe di gentiluomini e di artisti eleganti, l’ultimo discendente d’una razza intellettuale.
Egli era, per così dire, tutto impregnato di arte. La sua adolescenza, nutrita di studii varii e profondi, parve prodigiosa. Egli alternò, fino a vent’anni, le lunghe letture coi lunghi viaggi in compagnia del padre e potè compiere la sua straordinaria educazione estetica sotto la cura paterna senza restrizioni e costrizioni di pedagoghi. Dal padre appunto [soggetto sottinteso] ebbe il gusto delle cose d’arte, il culto passionato della bellezza, il paradossale disprezzo de’ pregiudizi, l’avidità del piacere.
Il fatto che il testo sia coeso si manifesta in diversi modi. Si riscontra, per es., una sequenza di forme linguistiche che rinviano allo stesso referente il conte Andrea Sperelli: nell’ordine, egli, egli, sua, egli, sua, soggetto sottinteso; vi è l’aggettivo paterna e la ripetizione lessicale il padre che si collegano alla prima apparizione di padre (viaggi in compagnia del padre); vi sono, ancora, forme lessicali che appartengono alla stessa classe semantica relativa all’aspetto intellettuale e artistico del protagonista: artisti, una razza intellettuale, arte, le lunghe letture, educazione estetica, cose d’arte.
La coesione non è una condizione né sufficiente né necessaria affinché il testo sia coerente. Il testo in (11) è caratterizzato da coerenza malgrado la sua configurazione linguistica non metta in scena alcun collegamento linguistico superficiale:
(11) Francesca non verrà. Piove a catinelle
Viceversa, la coppia di frasi:
(12) ?Francesca ha la febbre. Infatti essa è la circonferenza di un cerchio
non è coerente anche se presenta dei segnali caratteristici di coesione, il connettivo infatti e il pronome personale essa. Inoltre, il grado e le forme linguistiche della realizzazione della coesione dipendono in parte dal tipo di testo in questione, dalla sua ampiezza e dalle scelte stilistiche del suo autore: per es., la ripetizione lessicale a contatto, anche reiterata, è auspicabile nella scrittura scientifica destinata a specialisti, ma poco tollerata in testi comuni di carattere espositivo.
Come suggeriscono le osservazioni e le esemplificazioni viste finora, la coesione si manifesta a tutti i livelli della strutturazione linguistica delle frasi: morfologico, lessicale, sintattico, interpuntivo. Se osserviamo questa classe di forme dal punto di vista della loro specializzazione coesiva, possiamo distinguere tra forme linguistiche estrinsecamente (o occasionalmente) coesive e forme linguistiche intrinsecamente coesive. Le prime creano un effetto di coesione solo se compaiono in determinate costellazioni testuali: si tratta, tipicamente, delle parole semanticamente ‘piene’ (nomi propri, nomi comuni, ecc.) o della morfologia verbale. Così, per es., il sintagma i giocattoli è segno di coesione solo se il suo referente è già stato introdotto direttamente nel cotesto con lo stesso termine, con un iponimo o con un sinonimo (cfr. 13-15), o indirettamente come in (16):
(13) Mia figlia non ha voluto i giocattoli: ai giocattoli ora preferisce i libri
(14) Le ho comprato una bambola. Non sapevo che non le piacessero più i giocattoli
(15) Quanti balocchi c’erano! Con quei giocattoli era davvero felice
(16) Metti in ordine la camera. I giocattoli devono essere tutti nell’armadio
Lo stesso sintagma non assume invece funzione coesiva in un testo quale:
(17) Mia figlia, in questo periodo, è sovraeccitata: le hanno regalato troppi giocattoli
Le forme intrinsecamente coesive, fatti salvi i loro usi ➔ deittici, sono segni di coesione ogni qual volta si manifestano in un testo: la loro interpretazione richiede infatti necessariamente l’appoggio al cotesto. Appartengono a questo secondo tipo le cosiddette espressioni anaforiche (➔ anafora; ➔ anaforiche, espressioni), le espressioni cataforiche (➔ catafora; ➔ cataforiche, espressioni), i ➔ connettivi, gli ➔ incapsulatori, l’➔ellissi (➔ ellissi, fenomeni di), i ➔ due punti.
Un testo normalmente giudicato ben scritto non è solo una sequenza di frasi la cui resa linguistica è in sintonia con la sua organizzazione semantica complessiva; è anche una sequenza di frasi internamente conformi alle regole ortografiche, morfologiche, sintattiche e interpuntive della lingua italiana.
Quando si scrive un testo, si mettono dunque in opera due sistemi costruttivi: la costruzione strettamente grammaticale delle frasi e la costruzione linguistica delle frasi. Lo dimostra il fatto che questi due aspetti sono facilmente separabili. Così, si possono incontrare sequenze di frasi che presentano difetti grammaticali e che tuttavia rispecchiano in modo adeguato la struttura semantica transfrastica del testo, come nell’esempio fittizio (18), ascrivibile a uno scrittore non italofono (➔ acquisizione dell’italiano come L2):
(18) Vorrei che tu studi di più: infatti la esame sono andato male
D’altra parte, ci sono testi costruiti con frasi grammaticali ma inadeguate, o poco adeguate, dal punto di vista della resa della coerenza testuale. In questo caso, la non conformità può riguardare aspetti diversi della costruzione linguistica del testo. Può, per es., fare difetto la scelta dell’anafora che segnala il permanere dello stesso referente, come nel caso (19) e, forse in modo meno deciso, in (20):
(19) *La bambinai non può assumere questa responsabilità: infatti una bambinai ha solo 11 anni
(20) ??Francescai mi ha detto una cosa importante: Francescai non verrà alla riunione
Può non essere corretta dal punto di vista testuale la gerarchia delle informazioni imposta da una particolare struttura sintattica, come in:
(21) *mi chiedi perché Francesca non verrà? È Francesca che non verrà
In (21) la frase dichiarativa che segue l’interrogativa presenta come specifico contenuto della risposta una informazione che è già data nella domanda (➔ dato/nuovo, struttura). O ancora, può, per es., non essere adeguata alla struttura semantica proiettata dal testo la sua segmentazione in unità linguistiche, come nel testo seguente (a cui fanno peraltro difetto anche alcuni aspetti grammaticali):
(22) *Mio padre era del 1841, è andato a vent’anni da soldato, è tornato che ne aveva venticinque, arrivato a casa da soldato non era più capace di attaccare le briglie al carro, i cinque fratelli lo schernivano, allora lui ha deciso di andare in America (Nuto Revelli, Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina, Torino, 1977, cit. in Mortara Garavelli 1979: 47)
In questo caso, la sequenza temporale e tematica delle informazioni chiederebbe almeno un segno di interpunzione forte (➔ punteggiatura; ➔ punto) prima della participiale arrivato a casa da soldato.
Come già mostrano in parte gli esempi proposti, a differenziare l’aspetto grammaticale e l’aspetto testuale della costruzione del testo non sono i livelli linguistici coinvolti nelle due operazioni. In entrambi i casi, la ‘materia costruttiva’ è infatti data dall’uno e/o dall’altro dei seguenti livelli: il lessico denotativo e ‘funzionale’ (connettivi, pronomi), la morfologia lessicale e sintattica, la sintassi (configurazione interna dei sintagmi, funzione sintattica dei sintagmi nella frase e delle frasi semplici in quelle complesse, ordine dei sintagmi, ellissi), la punteggiatura. Piuttosto, i due sistemi di costruzione linguistica del testo divergono per l’ambito in cui si manifestano – da una parte la frase, dall’altra il testo – e per la natura delle regole che li governano: la costruzione della frase risponde alle regole della grammatica, tradizionalmente intesa; la costruzione del tessuto linguistico transfrastico risponde alle norme, definibili come retoriche, che la scrittura ha via via codificato per restituire la strutturazione semantica del testo.
Siccome presiedono alla costruzione della stessa entità, cioè del testo, i due ambiti costruttivi naturalmente dialogano, cioè si influenzano vicendevolmente (cfr. Serianni 2006). Da una parte, la struttura linguistica della frase pone restrizioni sulla scelta dei dispositivi linguistici che segnalano la coerenza del testo, i quali devono manifestarsi entro unità grammaticali. Così, in (23 a.) la ripetizione lessicale, in sé segnale usuale di continuità referenziale, non è accettabile perché entra in una costruzione consecutiva che esige che l’intensificazione sia espressa in modo analitico, come, ad es., in (23 b.):
(23)
a. Francesca è stanchissima. *È stanchissima che non se la sente di accompagnarci
b. Francesca è stanchissima. È così stanca che non se la sente di accompagnarci
La ragione puramente grammaticale dell’inaccettabilità di (23 a.) è confermata dal fatto che, se al posto del costrutto consecutivo correlativo, si fosse scelta una configurazione per coordinazione, la ripetizione di stanchissima sarebbe stata possibile:
(24) Francesca è stanchissima. È stanchissima e dunque non se la sente di accompagnarci
Dall’altra parte, laddove la grammatica lasci una scelta, i bisogni dell’organizzazione testuale conducono a selezionare l’una o l’altra alternativa. Prendiamo il caso del costrutto causale, che la grammatica autorizza a costruire sia con la subordinata in seconda posizione introdotta da perché, sia con la subordinata in prima posizione introdotta da siccome (➔ causali, frasi; ➔ causalità, espressione della). Se il costrutto causale viene globalmente utilizzato per motivare un’informazione data nel cotesto e se la reggente ripete letteralmente quanto precede, con la stessa intonazione di lettura, la versione (25 a.) è migliore della versione (25 b.); tale preferenza ha un fondamento strettamente testuale:
(25)
a. Francesca ha abbandonato la sala. Ha abbandonato la sala perché giudicava insostenibili le accuse contro di lei
b. ??Francesca ha abbandonato la sala. Siccome giudicava insostenibili le accuse contro di lei, ha abbandonato la sala
Nella realizzazione linguistica del testo, ci sono spazi in cui i bisogni della costruzione testuale violano, o infrangono, le regolarità insite nella costruzione grammaticale. Ciò si verifica, per es., e in modo tipico, quando un costituente di una frase viene separato dalla punteggiatura forte dal nucleo sintattico a cui è connesso, come nel testo seguente:
(26) Ho poi lavorato tanto con lui in Rai: sapeva essere duro, a volte non piacevolissimo, sempre però leale e giusto. Con tutti («Corriere della sera Magazine» 15 novembre 2007)
L’obiettivo di operazioni linguistiche di questo tipo consiste nel fare dell’elemento ‘staccato’ un’unità testuale autonoma, creando così particolari effetti interpretativi. La natura di tali effetti dipende in parte dalla categoria sintattica e dal contenuto semantico dell’elemento ‘staccato’: nel caso di (26) vi è una messa in rilievo informativa della specificazione con tutti. Come si può notare, in strutture come (26) l’elemento emarginato dal punto intrattiene con quanto precede un legame grammaticale e contemporaneamente un legame testuale.
La definizione di testo proposta nei punti precedenti è elaborata adottando una prospettiva di osservazione statica: il testo è stato cioè considerato come un prodotto, più precisamente come il prodotto specifico della comunicazione linguistica. Il testo può tuttavia essere osservato anche secondo una prospettiva dinamica (o procedurale): in questo caso viene focalizzato il processo della sua costruzione e della sua interpretazione. Questo cambiamento di punto di vista sposta decisamente l’analisi del testo nella disciplina chiamata ➔ pragmatica, il cui obiettivo consiste, appunto, nel descrivere e teorizzare l’uso linguistico in contesto.
Il passaggio a un punto di vista procedurale conduce ad affiancare alla coerenza e alla coesione un nuovo insieme di proprietà testuali: l’intenzionalità, l’accettabilità, l’informatività, la situazionalità, l’intertestualità. Esse coincidono con le condizioni costitutive della comunicazione testuale, nel senso che «determinano e producono quella forma di comportamento definibile come comunicazione testuale» (De Beaugrande & Dressler 1984: 28). Se non sono soddisfatte, il processo comunicativo fallisce, o si realizza in modo incompleto.
(a) L’intenzionalità è soddisfatta quando la produzione testuale del parlante ha un fine globale, che deve essere riconosciuto dall’interlocutore e di cui l’illocuzione è un aspetto centrale (➔ illocutivi, tipi): tale condizione pragmatica non si realizza, ad es., nel caso di un’imprecazione emessa come reazione immediata a un dolore.
(b) L’accettabilità dice che il destinatario deve accettare di entrare nel gioco comunicativo testuale, deve poter considerare che il testo che gli viene rivolto sia per lui utile o comunque rilevante, di modo che sia disposto a fornire lo sforzo interpretativo necessario.
(c) L’informatività è realizzata se il testo è per il destinatario informativo, cioè accresce o modifica le sue conoscenze sul mondo, o l’atteggiamento epistemico o emotivo che egli ha rispetto ad esso. Un esempio sottile di non soddisfazione di questa condizione comunicativa è illustrato dal seguente esempio:
(27) Le cinque vittime del raptus omicida, tutte di età compresa tra i 14 e i 67 anni, sono i due nonni di Scott, uccisi nella loro abitazione, la mamma e due ragazze amiche di famiglia, uccise nell’altra casa, dove il ragazzo si è suicidato («City» 1° giugno 2005)
Come osserva Serianni (2006: 75),
la formula tutti o tutte (di) ... introduce una restrizione significativa rispetto all’universo possibile: “Sono intervenuti al ricevimento trenta invitati, tutti di nazionalità coreana / di religione musulmana / laureati in architettura ...”. Ora, in riferimento all’età di un gruppo di persone, dovremmo aspettarci che il limite inferiore e quello superiore siano vicini [...]. Ma se i limiti vanno dai 14 ai 67 anni, essi comprendono si può dire l’intero arco dell’esistenza umana e quindi la restrizione non ha alcun senso. È come chi dicesse [...] che una tale ha un’età indefinibile tra i 20 e i 70 anni: l’affermazione ci fa sorridere perché la sua informatività è nulla.
(d) Per il criterio della situazionalità, la comunicazione testuale si ancora a una situazione specifica, sullo sfondo della quale si realizza il processo interpretativo.
(e) Con intertestualità si intende, genericamente, che la comunicazione testuale è caratteristicamente in dialogo con altri testi, in qualche modo pertinenti per essa.
Nel quadro dinamico in cui trovano posto le condizioni comunicative (a)-(e), la proprietà della coerenza, pur mantenendo fondamentalmente il valore definito nel § 3, viene considerata secondo un nuovo punto di vista. Da proprietà definitoria del testo, essa diventa un principio che attiva e guida il processo di interpretazione. Più precisamente, la soddisfazione delle proprietà (a)-(e) conduce l’interprete a supporre che il testo sia coerente e a fornire lo sforzo cognitivo necessario per l’individuazione della sua architettura semantica globale. Inoltre, il modo in cui le proprietà (a)-(e) si realizzano determina da una parte le aspettative dell’interprete riguardo alla coerenza del testo, che possono essere più o meno marcate in funzione dell’identità del parlante, del tipo di testo, ecc.; e dall’altra l’entità dello sforzo interpretativo che egli è disposto a fornire per trovare la coerenza che guida la sua interpretazione del testo.
Un sintomo chiaro del fatto che in situazione comunicativa la coerenza testuale è costruita attivamente, passo dopo passo, attraverso aggiustamenti e riaggiustamenti, è dato dal fenomeno della retrointerpretazione, o reinterpretazione. Esso, in una concezione allargata, si applica ai casi in cui l’interpretazione di una frase precedente può essere modificata o, se indecidibile, fissata alla luce del cotesto successivo. Per es., data la frase semanticamente ambigua (proposta in Conte 1999: 90):
(28) Il professor Rossi ha lasciato il liceo
l’interlocutore sceglierà l’interpretazione «smettere di insegnare» se la prosecuzione è (29) o «allontanarsi fisicamente» se la prosecuzione è (30):
(29) È passato all’università
(30) È andato a casa
Quanto al parlante, in un’ottica di analisi procedurale le espressioni linguistiche che danno forma al testo vengono viste come il risultato di diversi tipi di atti di costituzione e di composizione testuale. Così, nei loro impieghi più caratteristici, i sintagmi nominali sono il risultato di atti linguistici di riferimento (cfr., ad es., Harweg 1968); e le frasi in cui si articola il testo sono più propriamente «enunciati», cioè prodotti di atti linguistici di composizione testuale: atti di motivazione, di conclusione, di riformulazione, ecc. (cfr. Motsch 1987).
Per rendere conto dell’attività di costruzione e di interpretazione del testo non bastano le condizioni costitutive elencate sopra; ad esse va aggiunto un insieme di principi regolativi: l’efficacia, l’efficienza, l’appropriatezza. Sullo sfondo di una data intenzionalità, accettazione, informatività, situazionalità e intertestualità, un testo è tanto più ‘efficace’ quanto maggiori sono le reali conseguenze cognitive, emotive, ecc. che produce sul destinatario; ed è tanto più efficiente quanto minore è la quantità e la qualità dello sforzo cognitivo che l’interpretante deve fornire per poterne apprezzare l’effettività informativa. Efficienza ed efficacia «tendono a lavorare in opposizione tra di loro. È certamente molto facile produrre, e recepire, un testo con dei contenuti triti e ritriti, ma questi finiscono poi per annoiarci perché non ci impressionano molto», perché hanno, cioè, un’effettività molto povera o scadente. «Un linguaggio creativo con un contenuto inconsueto esercita, al contrario, un influsso notevole rivelandosi, peraltro, enormemente difficile da produrre e recepire» (De Beaugrande & Dressler 1984: 55).
Questo gioco di forze per certi versi opposte è controllato dal principio dell’appropriatezza: in funzione degli obiettivi comunicativi del testo, del suo grado di accettabilità, delle connessioni intertestuali che lo caratterizzano, della situazione in cui si manifesta, l’appropriatezza ha il compito di mediare tra la ricerca dell’effettività e dell’efficienza. Come notano De Beaugrande & Dressler (1984), non vi è nessun punto oggettivamente definibile in cui la procedura di produzione/interpretazione testuale possa dirsi veramente efficace ed efficiente in funzione dell’appropriatezza. Si può tuttavia supporre che vi sia una soglia in cui il parlante può ritenere il testo soddisfacente ai fini dello scopo comunicativo prefisso, e l’interlocutore può considerare l’interpretazione soddisfacente rispetto allo sforzo cognitivo fornito.
In questo complesso processo di controllo della interpretazione/produzione del testo, i suoi dispositivi linguistici hanno funzioni cruciali. Essi vanno visti anzitutto come un insieme di istruzioni offerto dal parlante all’interparlante affinché ne individui la sua sostanza informativa e la sua organizzazione semantica: essi svolgono dunque in primo luogo un ruolo ai fini della ricerca della coerenza semantica del testo. I dispositivi di coesione sono inoltre decisivi nel processo di bilanciamento tra effettività ed efficienza. Il grado della loro esplicitezza e della loro implicitezza linguistica incide infatti da una parte sulla quantità e qualità di effetti informativi prodotti dal testo e dall’altra sulla quota di sforzo interpretativo da fornire.
Conte, Maria-Elisabeth (1977), Linguistica testuale, in Dieci anni di linguistica italiana (1965-75), a cura di D. Gambarara & P. Ramat, Roma, Bulzoni, pp. 291-302.
Conte, Maria-Elisabeth (1999), Condizioni di coerenza. Ricerche di linguistica testuale, nuova edizione con l’aggiunta di due saggi, a cura di B. Mortara Garavelli, Alessandria, Edizioni dell’Orso (1a ed. Firenze, La Nuova Italia, 1988).
De Beaugrande, Robert A. & Dressler, Wolfgang U. (1984), Introduzione alla linguistica del testo, Bologna, il Mulino (ed. orig. Einführung in die Textlinguistik, Tübingen, Niemeyer, 1972).
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