tematica, struttura
La nozione di struttura tematica fa capo a un indirizzo di analisi linguistica (chiamata in inglese Functional sentence perspective «prospettiva funzionale della frase») secondo il quale una frase non ha solo una struttura sintattica e semantica, ma anche una struttura informativa, variabile secondo gli obiettivi comunicativi a cui risponde (cfr. per l’italiano Sornicola & Svoboda 1991; Lombardi Vallauri 2002; Andorno 2003). In altri termini, ogni frase ha una parte che codifica ciò di cui si parla (➔ soggetto) e un’altra che dice qualcosa a proposito della prima (ossia fornisce una predicazione su di essa; ➔ predicato, tipi di). La parte che indica ciò di cui si parla si chiama tema; l’altra si chiama rema (dal gr. rhē ̂ma «parola, verbo»).
In questa prospettiva, le informazioni veicolate hanno gradi diversi di ‘dinamismo comunicativo’: le informazioni più dinamiche, vale a dire più pertinenti per l’obiettivo comunicativo, formano il rema (sono le cosiddette informazioni rematiche); quelle meno dinamiche, che danno un senso al rema ancorandolo a una data situazione o a un dato referente, costituiscono il tema (sono informazioni tematiche).
Così, per es., in (1), nella frase sottolineata, il mio telefonino è tema e non funziona più è rema:
(1) non so se riesco a chiamarti subito: il mio telefonino non funziona più
Nella frase sottolineata in (2), invece, il tema è non mi funziona più e il rema è il telefonino:
(2) oggi me ne capitano di tutti i colori: non mi funziona più neanche il telefonino
Nella tradizione anglosassone (che ha riflessi anche nella letteratura in italiano), al termine tema è preferito topic (dallo stesso significato), mentre il rema viene chiamato comment «commento» (cfr. Lambrecht 1994; Andorno 2003; Ferrari et al. 2008).
Nel momento dell’interpretazione, le informazioni tematiche tendono ad essere già note all’interlocutore, le informazioni rematiche tendono invece ad essere nuove (➔ dato/nuovo, struttura): è infatti naturale che l’obiettivo dell’enunciazione coincida con il nuovo, e che il nuovo trovi la sua ragione di essere ancorandosi a informazioni direttamente o indirettamente presenti nel contesto.
Malgrado ciò, la struttura tema-rema non va identificata sic et simpliciter con la struttura dato/nuovo. Anzitutto, come si vedrà, i due tipi di struttura informativa colgono aspetti molto diversi dell’organizzazione della frase e del testo. In secondo luogo, in numerosi casi il tema è nuovo e il rema contiene informazioni date. Per quanto riguarda il tema nuovo, si pensi agli enunciati che aprono le notizie televisive, i romanzi, gli articoli giornalistici; o a una risposta come quella di B in (3), che è coerente anche se, quando riceve la risposta, l’interlocutore A non sa che B ha guardato un film:
(3)
A: Come hai passato la serata?
B: Il film che ho guardato era molto brutto
Un rema ricco di contenuti, dal canto suo, presenta tipicamente anche una quota di informazioni già date, come ad es. in (4), in cui si è già parlato sia di Chomsky sia del libro (scritto da Harris):
(4) Negli anni in cui Chomsky era studente, Harris stava terminando di licenziare per la stampa un grosso volume, Methods in Structural Linguistics, uno dei lavori più importanti e significativi prodotti nell’ambito di tale corrente linguistica. Harris affidò la correzione delle bozze del libro (che uscì nel 1951) proprio a Chomsky (Giorgio Graffi, Che cos’è la grammatica generativa, Roma, Carocci, 2008, p.11).
A livello di frase, la struttura tematica (nel senso appena definito) concerne la proposizione, la quale coincide tipicamente con il contenuto semantico della frase semplice (➔ frasi nucleari). Più precisamente (seguendo Lambrecht 1994), si considera che un referente testuale abbia la funzione di tema se, in una data situazione, la proposizione è costruita attorno a tale referente, se cioè esprime informazioni pertinenti per capire il modo in cui quel particolare referente è coinvolto in un dato processo comunicativo.
In (5), l’incipit di un capitolo didattico dedicato alla descrizione del microscopio, il tema delle due prime frasi è il microscopio, mentre il tema delle due successive è rispettivamente un primo gruppo di lenti e un secondo gruppo di lenti:
(5) Il microscopio permette di osservare oggetti molto piccoli, tanto piccoli da non essere visibili ad occhio nudo. [sogg. sottinteso: il microscopio] È uno strumento che funziona così: un primo gruppo di lenti, l’obbiettivo, ingrandisce l’oggetto da vedere; un secondo gruppo di lenti, l’oculare, ingrandisce l’immagine creata dall’obbiettivo (tratto da Ferrari & Zampese 2000: 354)
Il rema è funzionalmente correlato al tema, e coincide in linea di massima con quanto viene detto a proposito del tema. Se il tema è espresso da un soggetto posto prima del verbo, il rema coincide col predicato (verbale o nominale) della frase, unito agli eventuali elementi avverbiali. Nell’esempio precedente sono rema rispettivamente:
(a) permette di osservare oggetti molto piccoli, tanto piccoli da non essere visibili ad occhio nudo;
(b) è uno strumento che funziona così;
(c) ingrandisce l’oggetto da vedere;
(d) ingrandisce l’immagine creata dall’obbiettivo.
Una stessa frase può contenere più di un tema, come accade nell’esempio seguente, che verte attorno a lei, cioè la zia Regina, e insieme attorno a Saba:
(6) Umberto cresce con la madre, che gestisce un negozio di oggetti usati, e con due zie, una delle quali, la zia Regina dalla “dolce anima di formica”, gli sarà prodiga di attenzioni e di aiuti. A lei, Saba dedicherà affettuosamente le prose raccolte nel volume Ricordi-Racconti nel 1956 (Gianfranca Lavezzi et al. (a cura di), Testi nella storia. La letteratura italiana dalle Origini al Novecento, vol. 4° (Il Novecento), Milano, Mondadori, 1992, p. 630)
Vi sono inoltre proposizioni prive di struttura tema-rema. Tali sono anzitutto le frasi chiamate presentative (o eventive: cfr., ad es., Wandruszka 1982; Venier 2002), cioè quelle con un verbo zerovalente (piove) o con le espressioni verbali c’è/ci sono, esiste/esistono (➔ argomenti; ➔ verbi; ➔ sintassi). A queste si aggiungono le frasi impersonali (7) e le frasi con verbi monovalenti o plurivalenti i cui elementi argomentali seguono il predicato verbale (8-9) (➔ inaccusativi, verbi):
(7) al giorno d’oggi si mangia sempre peggio
(8) è arrivata Maria
(9) ha scritto un articolo anche il mio collega
I componenti che fungono da tema e da rema non esauriscono necessariamente l’intera proposizione. La struttura tematica può cioè essere completata da indicazioni circostanziali: in (10) abbiamo un’informazione temporale, in (11) un’informazione sulla fonte enunciativa della frase:
(10) Nell’ultimo decennio, l’industria si è sviluppata accanto al porto (tratto da Ferrari & Zampese 2000: 335)
(11) Secondo l’Accademia della Crusca, la forma Museo dell’olivo è preferita alla forma Museo dell’ulivo: la parola ulivo è infatti sentita come regionale (tratto da Ferrari & Zampese 2000: 336)
La struttura tematica può essere completata anche da vari tipi di informazioni poste in inciso nella frase (➔ incidentali, frasi), o tra tema e rema (12) o all’interno della parte tematica e della parte rematica (13):
(12) Michela e Luca, data la situazione, hanno preferito cambiare casa
(13) Umberto cresce con la madre, che gestisce un negozio di oggetti usati, e con due zie (Gianfranca Lavezzi et al. (a cura di), Testi nella storia. La letteratura italiana dalle Origini al Novecento, cit.).
Il tema, siccome si definisce in base alla situazione d’uso, non corrisponde a componenti linguistici fissi e predeterminati. Nondimeno, soprattutto nella ➔ lingua scritta, esso ha alcune manifestazioni tipiche, che discendono dal suo profilo comunicativo preferenziale: il tema è costituito tipicamente da referenti testuali che si distinguono per una certa evidenza comunicativa (per es., sono spesso dati) ed è caratterizzato da ‘precedenza logica’ rispetto al rema.
Tipicamente, dunque, il tema è espresso da:
(a) forme linguistiche ‘esili’ quali il ➔ soggetto sottinteso e i pronomi personali ➔ clitici (o atoni) appoggiati al predicato;
(b) sintagmi nominali (➔ sintagma nominale) posti prima del predicato, sicché, per es., le probabilità che Mario abbia la funzione di tema sono molto maggiori nella formulazione (14 a.) che in (14 b.):
(14)
a. Mario ha telefonato
b. ha telefonato Mario
Nel caso (b), la testa del sintagma può essere un pronome dimostrativo, possessivo, indefinito, personale libero (o tonico), come in (15):
(15)
a. questo piace a me
b. il mio è rosso
c. tutti hanno partecipato
d. lui è l’uomo della sua vita
oppure un nome proprio (14 a.) o un nome comune, di preferenza accompagnato da un articolo determinativo (non indeterminativo).
Le regolarità espressive elencate qui sopra sono illustrate dal testo seguente:
(16) Benché chiusa e disabitata, la casa viveva. [soggetto sottinteso = la casa] Viveva d’una vita irrequieta, allegra e tenera. Le rondini fedeli l’avvolgevano dei loro voli, dei loro gridi, dei loro luccichii, di tutte le loro grazie e di tutte le loro tenerezze, senza posa (Gabriele D’Annunzio, L’innocente, tratto da Ferrari 1994: 58)
Di solito, non contano invece come temi i pronomi impersonali (in Svizzera si sta bene) né i soggetti di prima persona (in forma di pronome o impliciti) che introducono predicati di valutazione epistemica (io/[sogg. sottinteso] credo che Luca si stia sbagliando), assiologica o altro.
In un periodo ci sono tante strutture tematiche quante sono le proposizioni che lo compongono. Di queste, solo una (a volte due) va considerata come la struttura tematica principale. In ultima analisi decide, al solito, il contesto; anche in questo caso si riscontrano tuttavia alcune tendenze (per un’analisi più dettagliata, cfr. Lombardi Vallauri 2000).
Se la subordinata è una circostanziale (➔ subordinate, frasi) che precede la reggente o è inserita al suo interno, il tema principale dell’enunciato è quello della reggente:
(17) dato che la situazione è difficile, Maria ha deciso di licenziarsi
(18) Maria, dato che la situazione è difficile, ha deciso di licenziarsi
Quando la circostanziale segue la reggente, occorre sempre far riferimento al contesto: se, per es., la frase complessa segue una domanda quale perché la situazione è difficile?, la reggente è data e il tema principale è quello della subordinata:
(19) la situazione è difficile perché Maria si è licenziata senza preavviso
Se la domanda è come va?, allora reggente e subordinata sono entrambe nuove e l’enunciato ha due temi principali (la situazione e Maria).
Nel caso della coordinazione di frasi provviste di temi diversi, di solito entrambi valgono come temi dell’enunciato (➔ paratassi):
(20) Maria è andata al cinema e Luca non è riuscito a incontrarla
Se la subordinata è una frase soggettiva (➔ soggettive, frasi), il tema dell’enunciato è tipicamente il suo:
(21) è bello che tu sia qui
Se invece essa è un’oggettiva (➔ oggettive, frasi), non ci sono regolarità; la scelta è in funzione del cotesto: se il discorso è centrato sul soggetto della reggente, questo sarà il tema dell’enunciato; se invece il discorso riguarda in generale il tema della subordinata, allora sarà questo a prevalere (➔ contesto).
La funzione di tema svolge un ruolo importante nell’organizzazione del testo. Tale funzione è stata identificata, sin dai lavori della Scuola di Praga, con il termine di progressione tematica. Con quest’espressione si intende il modo in cui il testo cresce incrementando di continuo i temi degli enunciati che lo costituiscono e delle relazioni che essi intrattengono con il cotesto immediato e con i temi delle sue sezioni via via più ampie: capoversi, paragrafi, capitoli, parti, eccetera.
Da un punto di vista tematico, un testo nella sua globalità può essere considerato come «l’espansione di un insieme di temi ordinati gerarchicamente: il Tema di fondo, il quale si sviluppa in sottotemi, e così via fino ad arrivare ai temi delle frasi che lo compongono» (Ferrari & Zampese 2000: 360). Tale organizzazione globale coglie un’importante componente della coerenza testuale: la sua unità referenziale (➔ coerenza, procedure di).
I temi dei segmenti testuali maggiori della frase vengono individuati grazie a operazioni di cancellazione delle informazioni e di generalizzazione-astrazione (cfr. van Dijk 1980): si cancellano dapprima le informazioni che la struttura narrativa, argomentativa, ecc. del testo presenta come secondarie, e in seguito si generalizza e si astrae facendo affidamento sulle conoscenze enciclopediche. Per es., se in una narrazione il protagonista si annuncia a una donna in camice bianco, si va a sedere in sala d’aspetto, viene chiamato dal medico, entra in una sala in cui compaiono lettino, bilancia, stetoscopio, ecc., si potrà facilmente inferire che il tema è visita medica.
Via via che ci sposta verso i segmenti più estesi del testo, l’identificazione del tema è soggetta a variazioni individuali, che tuttavia sono limitate dalle scelte linguistiche dello scrittore (titoli, frasi iniziali di capoverso, ecc.). Esse riguardano anzitutto la scelta della prospettiva interpretativa in cui ci si pone: così, per es., ai Promessi sposi si potrà attribuire un tema referenziale (la storia di due contadini) o un tema più morale (la prevaricazione dei deboli da parte dei potenti). La variazione può poi riguardare anche il grado di astrazione cui si vuole giungere: per es., il seguente brano tratto da Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino esplicita due diverse possibilità, una più generale (storia d’amore) e una più specifica (la difficoltà di amare e il suo superamento):
(22) “Il mio racconto” esordì Narciso “sarà un racconto d’amore. Di come, negato originariamente all’amore, io abbia saputo inventarlo, formandolo da una mia costola e con un po’ del mio fiato dandogli battesimo e vita” (Gesualdo Bufalino, Le menzogne della notte, Milano, Bompiani, 1988, p. 43).
Riguardo ai tipi di legame che il tema di una frase intrattiene col cotesto immediato, si sono susseguite diverse proposte (da quella originaria di Daneš 1974 fino a quella, particolarmente dettagliata, di Combettes 1983). Riducendo il fenomeno ai suoi aspetti fondamentali, si può considerare che la progressione tematica locale di un testo si definisca attraverso la combinazione di tre criteri diversi.
Il primo criterio riguarda il tipo di unità informativa che viene tematizzato. Si ha allora:
(a) progressione con tema costante, quando viene messo a tema un tema precedente, come nel caso seguente (già visto, tratto da Ferrari & Zampese 2000: 354):
(23) Il microscopio permette di osservare oggetti molto piccoli, tanto piccoli da non essere visibili ad occhio nudo [soggetto sottinteso: il microscopio]. È uno strumento che funziona così
(b) progressione lineare, quando viene messo a tema un rema precedente o una sua parte (esplicitamente nominata):
(24) Con il microscopio possiamo osservare le parti delle piante. Iniziamo con una pelle di cipolla: essa infatti è sottile e si osserva con facilità
(c) tematizzazione di una coppia tema-rema o di una sequenza di tali coppie informative, come in:
(25) I raggi del sole che giungono sui monti sono più caldi dei raggi di sole che arrivano in pianura. Ciò è noto a tutti coloro che sono stati in montagna e che si sono scottati la pelle malgrado le temperature molto basse (tratto da Ferrari & Zampese 2000: 345)
Il secondo criterio riguarda la natura del legame tra i referenti posti in una delle relazioni informative viste sopra. Tale legame può essere diretto, il che si verifica quando antecedente e ripreso si riferiscono alla stessa entità; oppure indiretto, quando il referente posto a tema si collega al cotesto passando per una derivazione semantica, iscritta nel lessico (animale ← gatto) e contestuale, mediata dalla conoscenza del contenuto del testo, della situazione o dal sapere enciclopedico.
Nel testo seguente abbiamo un legame diretto, che specifica dunque come diretta la progressione lineare che caratterizza il testo (la continuazione di 24):
(26) Vista attraverso il microscopio, la pelle di cipolla appare formata da piccoli ‘mattoni’ chiamati cellule. Queste cellule sono simili ma non identiche
In (27) abbiamo invece un legame indiretto (tra l’antecedente le celle e i temi il pavimento e arredi), che specifica dunque come indiretta la progressione con tema costante che caratterizza l’esempio:
(27) Le celle, diciamo un po’ delle celle. Il pavimento misura tredici palmi per diciassette […]. Quanto ad arredi, c’è poco (Gesualdo Bufalino, Le menzogne della notte, cit., p. 8)
Il terzo criterio riguarda la distanza tra il tema e il suo antecedente: la relazione è a contatto se riguarda due frasi immediatamente contigue (come in 26); a distanza in tutti gli altri casi. È così nel caso seguente in cui la ripresa avviene dopo due capoversi; si tratta più precisamente di un caso di progressione tematica costante, diretta e a distanza:
(28) La Stella alpina è una pianta perenne, raramente più alta di venti centimetri, con un fusto eretto e legnoso […]. L’infiorescenza come in tutte le composite è formata da capolini nei quali […]. La Stella alpina è ampiamente diffusa dai Pirenei al Giura (tratto da Ferrari & Zampese 2000: 354)
Il costituente che esprime il tema coinvolto nel fenomeno della progressione tematica di tipo locale appartiene tipicamente alla classe delle anafore (e infatti è così in tutti gli esempi visti finora), vale a dire a quelle forme linguistiche con cui il parlante si richiama a un referente a cui ha già fatto riferimento nel suo discorso (➔ anafora; ➔ anaforiche, espressioni). Vi sono tuttavia casi, più marcati, in cui la progressione tematica sfrutta il fenomeno della ➔ catafora (➔ cataforiche, espressioni), come nel caso seguente:
(29) Lui che fa il professore s’è ritrovato nella parte dell’alunno. Naturalmente un alunno speciale, sempre attento e preparato: esposizioni chiare e convincenti. La manovra economica sarà equa, i poveri pagheranno assai meno dei ricchi, ecco le misure a sostegno dell’occupazione [...]. L’esame a Giuliano Amato s’è concluso a tarda ora nel gruppo parlamentare socialista a Montecitorio («La Repubblica» 24 febbraio 1993, tratto da Ferrari & De Cesare 2009)
In questi casi, l’interpretazione dell’antecedente rimane in sospeso fin tanto che esso non sia nominato esplicitamente nel cotesto successivo.
Andorno, Cecilia (2003), Linguistica testuale. Un’introduzione, Roma, Carocci.
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