Studente
La condizione studentesca contemporanea
In seguito al grande fenomeno di espansione della scolarità (in termini sia di incremento generalizzato della popolazione scolastica, sia di prolungamento della frequenza degli anni di istruzione), la condizione soggettiva e formale dello s. nelle istituzioni scolastiche, universitarie e formative in generale è andata sensibilmente modificandosi nel corso degli ultimi decenni del 20° secolo. Prima nei Paesi di più elevato livello socioculturale ed economico, poi in molti altri di diverse aree geografiche, i servizi di istruzione hanno dovuto riconsiderare il ruolo quasi del tutto passivo che la tradizione riservava allo s., riconoscendo questi come soggetto attivo e compartecipe del processo formativo che lo riguardava. A ciò hanno contribuito, in primo luogo, i più aggiornati orientamenti della psicopedagogia contemporanea, che hanno posto al centro del processo educativo appunto l'educando, le sue motivazioni e i suoi interessi; in secondo luogo, le spinte dei movimenti studenteschi più o meno organizzate e prolungate nel tempo, contestatrici delle forme autoritative dell'insegnamento e dell'organizzazione scolastica. Gli esperti di politica educativa hanno finito per considerare proficua la partecipazione attiva dello s. non solo in funzione di una migliore gestione delle istituzioni, ma anche come occasione di maturazione civile e democratica dei giovani. Non sono mancate esagerazioni e strumentalizzazioni dei fenomeni partecipativi e contestativi, che hanno inciso negativamente sul corretto funzionamento delle istituzioni e sullo stesso status morale e sociale del corpo docente. Ma nel complesso la condizione dello s. è sostanzialmente migliorata nella maggior parte dei Paesi. D'altra parte non bisogna dimenticare che in non poche aree geografiche, rimaste estranee oppure in forte ritardo nello sviluppo socioeconomico, molti sono i bambini e i ragazzi che, ancora alle soglie del 21° sec., restano addirittura fuori dal sistema scolastico. Secondo i dati e le previsioni del rapporto dell'UNICEF, Progress for children, gli esclusi dall'istruzione primaria nel 2001 erano circa 115 milioni; nel 2005 dovrebbero aver raggiunto la cifra di circa 100 milioni, e fra questi figurano in maggior numero le femmine rispetto ai maschi. L'uguaglianza maschi-femmine dovrebbe essere raggiunta entro il 2015, secondo l'obiettivo del manifesto votato nel 2000 dal Millennium Summit dell'ONU. I fattori del ritardo sono vari e vanno dalla povertà stessa delle famiglie allo sfruttamento del lavoro minorile, dalle guerre civili o tribali ai disastri provocati da eventi naturali. Per raggiungere l'obiettivo prefissato, l'ONU ritiene necessario un contributo aggiuntivo degli Stati più ricchi di 5,6 miliardi di dollari l'anno. Nei Paesi a economia più avanzata, dall'America del Nord all'Europa tutta, sono altre le esigenze affrontate, con modalità specifiche. Oltre all'elevato incremento della partecipazione a tutti i livelli di istruzione, compreso quello dell'accesso all'istruzione superiore e universitaria, e al migliorato rapporto dovunque registrato fra numero di docenti e di studenti loro assegnati (v. scuola), bisogna dire che sono venuti progressivamente arricchendosi e qualificandosi i servizi offerti dalle istituzioni formative, sia in termini di tecnologie di supporto ad alcuni insegnamenti, di attrezzature didattiche e di laboratori scientifici, sia in termini di impianti sportivi e ricreativi, sia ancora in forme organizzate di orientamento culturale e professionale e di assistenza psicologica, sociale e medica. Fra le più specifiche o settoriali esigenze a cui le istituzioni formative hanno dovuto corrispondere figurano gli interventi di sostegno al cosiddetto diritto allo studio, ossia aiuti necessari a consentire la fruizione dei servizi di istruzione, fino ai più elevati livelli, da parte di ragazzi e giovani appartenenti a famiglie di disagiate condizioni economiche. Fra le forme più incisive e diffuse in vista della realizzazione della 'parità' delle opportunità formative figurano la gratuità dell'istruzione di base, l'introduzione nella scuola primaria e secondaria di modalità organizzative di tempo pieno o prolungato, le borse di studio e altri incentivi per la frequenza degli studi superiori e universitari. Altre iniziative, in apparenza disparate ma finalizzate allo stesso obiettivo, riguardano gli interventi mirati sulle esigenze di gruppi o singoli studenti, quali: la previsione di forme individualizzate d'insegnamento; l'organizzazione di attività di ampliamento dell'offerta formativa; di sostegno e di recupero per gli s. con difficoltà o ritardi nell'apprendimento; l'attivazione di forme di tutorato e altro. Una diversa esigenza alla quale si è cercato di corrispondere è quella relativa a bambini e ragazzi diversamente abili o portatori di handicap e alla loro integrazione nelle strutture formative. Le forme previste sono anche qui diverse: nella maggior parte dei Paesi si è ritenuto corretto corrispondere a tale esigenza provvedendo all'istituzione di corsi o classi speciali, con docenti e assistenti specializzati; in altri Paesi, si è cercato di realizzare forme di integrazione all'interno delle classi, utilizzando particolari accorgimenti al fine di rendere più agevole l'inserimento degli alunni diversamente abili non gravi. Altra esigenza ancora, divenuta ormai consistente, riguarda la partecipazione e l'integrazione nelle strutture scolastiche di s. figli di immigrati. In questo caso i problemi sono subito apparsi più complessi e delicati. Da un lato, si è posto il problema di assicurare agli s. stranieri, specie per quelli provenienti da aree di assai diverso orientamento culturale, civile e religioso, sia l'acquisizione degli strumenti linguistici e culturali propri del Paese ospitante, sia di conservare e approfondire la cultura e le tradizioni del Paese di origine. Dall'altro lato, si è posto il problema di definire le forme istituzionali di accoglienza o di integrazione, d'accordo o meno con le comunità etniche locali, prevedendo strutture scolastiche parallele per soli stranieri, ovvero studiando forme di inserimento nell'ambito dei normali corsi di studio. Gli esperimenti tentati in questo campo hanno rivelato in alcuni Paesi esiti contraddittori o poco soddisfacenti.
Lo status dello studente in Italia. - La legislazione italiana è stata fra le prime a recepire, dopo i movimenti studenteschi dell'inizio degli anni Settanta del 21° sec., guarentigie come il diritto degli studenti a riunirsi in proprie assemblee e di eleggere loro rappresentanti negli organi collegiali degli istituti (d.p.r. 31 maggio 1974 nr. 416, per gli studenti di scuola secondaria; d.l. 1° ott. 1973 nr. 580, convertito nella l. 30 nov. 1973 nr. 766, per gli s. universitari). Per quanto attiene il diritto allo studio, disposizioni aggiornate sono state introdotte con la legge sulla parità scolastica, adottata dalla l. 10 marzo 2000 nr. 62. Al fine di rendere effettivo tale diritto, sia per gli alunni delle scuole statali sia per quelli delle scuole paritarie, è stato previsto un piano straordinario di finanziamento alle Regioni, con l'obiettivo di sostenere la spesa delle famiglie mediante l'assegnazione di borse di studio di pari importo. Riguardo ai soggetti diversamente abili, un'apposita legge-quadro (5 febbr. 1992 nr. 104) ha dettato disposizioni relative alla loro educazione, istruzione e integrazione scolastica. Il diritto all'educazione e all'istruzione si attua all'interno delle sezioni di scuola primaria e nelle classi comuni degli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Speciali disposizioni sono state emanate anche con riferimento agli s. di aree a rischio, nonché per la prevenzione delle tossicodipendenze; altre sono volte a favorire la fruizione del diritto all'istruzione da parte degli studenti-lavoratori. Il fenomeno della presenza nelle istituzioni scolastiche di s. stranieri, ovvero non provvisti di cittadinanza italiana, è venuto sensibilmente crescendo tra la fine del 20° e gli inizi del 21° secolo. Dall'anno scolastico 1994-95 all'anno 2003-04, questi s. sono passati da 8592 a 59.500 nella scuola dell'infanzia, da 20.135 a 121.415 nella scuola primaria, da 9089 a 71.447 nella secondaria di primo grado, da 6060 a 50.912 nella secondaria di secondo grado. Un quadro complessivo più aggiornato e organico delle diverse funzioni del servizio scolastico offerte agli s., compresa la possibilità di cambiare indirizzo di studio all'interno del sistema formativo e la previsione di forme di alternanza scuola-lavoro, discende dalle linee della riforma scolastica prevista dalla l. 28 marzo 2003 nr. 53 (v. scuola). In merito allo status degli s. in Italia, bisogna ricordare l'introduzione nel 1995 della "Carta dei servizi scolastici", in base alla quale la scuola è tenuta a favorire l'accoglienza, l'inserimento e l'integrazione degli alunni. Un salto di qualità è stato fatto con il varo nel 1998 (d.p.r. 24 giugno 1998 nr. 249) dello "Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria", che rappresenta, dal punto di vista dell'ordinamento, una iniziativa originale. Lo Statuto, improntato a un misto di concezioni pedagogiche comunitariste e personaliste, è apparso a molti ispirato ad avanzati principi pedagogici ed educativi, ad altri è sembrato in parte elusivo riguardo ai doveri e alle responsabilità primarie degli studenti. Lo Statuto parte dalla definizione della scuola come "una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale", e auspica una educazione che valorizzi l'identità personale, il senso della responsabilità e dell'autonomia individuale degli studenti. La vita della comunità scolastica deve basarsi sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza, di religione, e sul rispetto di tutte le persone che la compongono. Il ventaglio dei diritti dello s. comprende: la possibilità di sviluppare e realizzare iniziative autonome; il diritto a una valutazione trasparente e tempestiva del proprio rendimento; il diritto di riunione e di assemblea a livello di classe, di corso e di istituto. La scuola è tenuta a porre in essere offerte formative aggiuntive, iniziative per il recupero delle situazioni di svantaggio, servizi di assistenza psicologica e di promozione della salute. Nei confronti degli s. stranieri, oltre al rispetto della vita culturale e religiosa delle comunità di appartenenza, lo Statuto richiede alla scuola di promuovere iniziative volte alla tutela della loro lingua e cultura. Esso appare tuttavia alquanto sfumato per quanto concerne i doveri degli s., tenuti a frequentare regolarmente i corsi e a mantenere un comportamento corretto nell'esercizio dei diritti. Nei confronti del personale della scuola, docenti compresi, e dei loro compagni, gli s. sono tenuti ad avere "lo stesso rispetto, anche formale, che chiedono per se stessi". Lo Statuto non specifica le eventuali misure disciplinari, in sostanza demandate ai regolamenti degli istituti. I provvedimenti disciplinari devono avere finalità educativa; nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto.
bibliografia
Annali dell'istruzione, 2002, 4-5, nr. monografico: Lessico della riforma (in partic. R. Drago, Assenze degli studenti, pp. 25-28.
L. Savino, Diritto-dovere (all'istruzione e alla formazione), pp. 71-73).
OCSE, Regards sur l'éducation. Les indicateurs de l'OCDE 2004, Paris 2004.
CENSIS, 39° Rapporto sulla situazione sociale del paese 2005, Roma 2005.
UNICEF, Progress for children: a report card on immunization, New York 2005.