Studi danteschi
Rivista fondata da M. Barbi (1920) con l'intento di bandire la vana erudizione dallo studio delle opere dantesche. Si differenzia dalle consimili riviste (" Bullettino della Società dantesca ", " Giornale dantesco ", " L'Alighieri "), per un più consapevole storicismo, per una precisa presa di posizione dinanzi alle istanze nuove che il tempo e la cultura avanzano.
Gli " Studi d. " sono il risultato dell'affermarsi della scuola fiorentina di filologia testuale del Barbi. È questi che, forte di una esperienza affinatasi con il tempo e con l'insegnamento, a evitare l'intima debolezza di struttura e di metodo, l'aridità e uniformità del " Bullettino ", nella presentazione (I nostri propositi, I [1920]) indica la strada da intraprendere: " Dare notizie utili e nuove, desunte dalle fonti prime; togliere errori di fatto e d'apprezzamento, risalendo, attraverso i copiaticci, ai documenti originali; combattere pregiudizi tradizionali, ritornando alla parola di D. rettamente interpretata col sentimento storico dei tempi, con la visione compiuta di ciò che fu nel pensiero e nell'anima di lui nei vari momenti della sua vita; contribuire con nuove e più profonde indagini a una illustrazione più sicura e precisa della vita e delle opere del grande autore... far conoscere della letteratura dantesca dei secoli scorsi quello che meriti diffusione e giovi a mettere lo studioso di D. in condizione di adempiere meglio il suo ufficio ".
Aperti a tutti i cultori di cose dantesche, gli " Studi d. " Si dichiaravano pronti ad accogliere " qualsiasi indagine che con sobria trattazione riesca ad accertare un fatto, a provare una verità; qualsiasi trattazione che valga a mettere in luce una piega dell'anima di D., a rivelare un segreto della sua arte, a far sentire una nota della sua poesia ". Fini principali, proponimenti primi della rivista, che ne segnano ancor oggi la linea di sviluppo, sono: " render comune una solida cultura dantesca, o almeno mostrare la necessità di tale cultura "; trattare questioni fondamentali di metodo; accogliere " note brevi ma conclusive ", che tendano all'illustrazione particolare del testo delle opere di D.; impostare problemi, nel modo più chiaro possibile, sia per dipanare la questione dell'allegoria nella Commedia, sgombrando la via da suggestioni e soggettive interpretazioni che non trovano fondamento nel contesto dell'opera, sia per indicare " quello che è lecito e doveroso cercare e quello che riesce eccessivo "; indirizzare " le ricerche sulla Beatrice del periodo delle Rime, sulla donna gentile della Vita Nuova, stilla donna gentile del Convivio, respingere i nessi Vita Nuova, Convivio, Commedia "; guardare all'opera " con gli stessi occhi con cui la guardò l'autore nell'atto della creazione ".
Nel 1921, quando la Società Dantesca decise di far cessare la pubblicazione del " Bullettino " e di sostituirlo, quale suo organo uffciale, con gli " Studi d. ", questi divennero, oltre che raccolta di studi, rassegna critica: in questo senso, essi s'inquadrano al centro dell'attività scientifica del sodalizio fiorentino: v. SOCIETÀ DANTESCA ITALIANA. Gli annunci bibliografici, ricchissimi, servirono a creare un legame anche con gli studiosi d'oltralpe e offrirono a essi, con lo stimolo al lavoro, le necessarie informazioni. Tema fondamentale della ricerca dantesca, soprattutto nelle prime annate, furono gli studi sulla vita di D. e sul testo delle opere, soprattutto della Commedia: le indagini del Barbi, del Vandelli e del Casella restano sotto questo riguardo capitali: v. EDIZIONE NAZIONALE.
Alla morte del Barbi la direzione della rivista, che era giunta al volume XXVII, venne assunta da M. Casella, che la tenne sino alla sua morte. Il fascicolo 2 del vol. XXXIII (1955-56), il cui materiale era stato da lui stesso predisposto, assunse valore commemorativo nei riguardi dell'illustre studioso, in quanto contiene due suoi inediti e la bibliografia degli scritti curata da F. Mazzoni.
Dal 1957 (vol. XXXIV), affidata la direzione a G. Contini, gli " Studi d. " hanno cessato la loro periodicità di rivista ed escono sotto forma di un volume annriale; dal vol. XLVIII (1971) la serie appare diretta, oltre che dal Contini, da F. Mazzoni, e si distinse per un'intensa ripresa del lavoro filologico e linguistico, oltre che critico.
L'apporto che la rivista ha dato e continua a dare agli studi danteschi è notevole: i contributi originali si assommano all'impegno di divenire guida a una sempre migliore conoscenza di Dante. È merito degli " Studi d: " se oggi D. e l'età che fu sua sono studiati con piena consapevolezza critica, se D. costituisce, e non solo per gli studiosi italiani, meta della scienza e della cultura.
Manca un indice complessivo: si ha solo quello dei primi venti volumi, inserito in fine del vol. XX (1937) e curato da A. Gigli e G. Vandelli.
Bibl. - M. Barbi, Presentazione, in " Studi d. " I (1920); ID., Un cinquantennio di studi danteschi (1886-1936), ora in Problemi fondamentali per un nuovo commento della D.C., Firenze 1956, 141-159; F. Maggini, La critica dantesca dal '300 ai giorni nostri, in Questioni e correnti di storia letteraria, Milano 1948, 148-149; A. Vallone, La critica dantesca contemporanea, Pisa 1953, 137.