STUOIA (fr. natte; sp. estera; ted. Matte; ingl. mat)
La stuoia, usata come protezione contro i raggi solari e le piogge, come sostegno per tenervi stesi oggetti, ecc., è di antichissima origine. Tuttora di vastissimo impiego in tutti i paesi caldi, fu nell'Estremo Oriente usata in età remotissime; nel mondo mediterraneo l'età della pietra già conobbe l'intreccio di fibre e da impronte su argille della fine del Neolitico si può arguire che anche l'uso di pezze intrecciate dovette esservi noto. Nel 3500 a. C. gli Egiziani iniziarono l'impiego del papiro e fra le numerose applicazioni vi fu la fabbricazione di stuoie. La storea o storia dei Romani (probabilmente dal gr. στόρνυμι "stendo") era usata anche per proteggere raccolti e coprire macchine d'assedio (Ces., De bell. civ., II, 9; Livio, XXX, 3, 9; Plinio, Nat. Hist., XV, 18, 1). Ben poche notizie si hanno dell'uso di stuoie nel Medioevo; nell'età moderna, esse si fabbricavano in Italia e non dovevano essere note, o almeno di comune impiego, in Francia, dal momento che nel 1642 il Mazzarino faceva venire da Genova una "stora con li bastoni che sia depinta come quella di Savoia, per mostra da farne far in Francia.
Attualmente, oltre il largo impiego domestico e agricolo presso i popoli civili, la stuoia ha moltissime applicazioni presso popoli barbari e semibarbari che ne fabbricano con paglia, palme, bambù, per farne tende, tetti, coperte, pareti, protezioni, sostegni, ecc.
Nelle regioni tropicali, la stuoia è adoperata anche per i giacigli e le brande, per le vele di piccole e medie imbarcazioni e perfino per indumenti. Nella Polinesia, si producono stuoie folkloristicamente assai interessanti alcune delle quali veramente pregiate; tanto che le stuoie più finemente lavorate servono come mezzo di scambio e di pagamento.
Produzione. - Le stuoie si fanno con intreccio di paglie, fibre, canne, giunchi, bambù, cocco, filo di ferro. La produzione appartiene alla piccola industria, all'artigianato e al lavoro domestico. Ricorderemo, ad esempio, per le produzioni più caratteristiche, le stuoie che si fanno in Russia con fibre di tiglio; quelle della zona dei Masuri, fatte con canne lacustri, dell'Olanda, con giunchi; le stuoie che si producono in Francia, dello spessore da 0,5 a 1,5 cm., confezionate con paglia, canapa e lino o filo zincato, per coperture di viti, ecc. Nella Spagna è notevolissima la lavorazione delle stuoie fatte con sparto, di cui quel paese è fortissimo produttore.
In Italia la fabbricazione delle stuoie è di una certa importanza nell'ambito delle piccole industrie, e più specialmente, dell'artigianato e del lavoro femminile.
Se ne producono con stecche di legno colorato, generalmente d'abete, a sezione quadrata o rotonda provenienti da legname "da spacco" delle regioni dove la piccola industria forestale ha raggiunto maggiore sviluppo; con truciolo (Emilia, Veneto) per stuoie da pavimento, da tavolo, per carrozze; con la palma nana (Chamaerops humilis) che cresce spontanea in Sicilia e Sardegna. Con le foglie interne si fanno cordicelle e trecce che, intessute, servono, fra l'altro, a confezionare stuoie. Pure usato l'asfodelo (Asphodelus ramosus) e la canna comune (Arundo donax) nonché la ginestra. Con la canna palustre (Phragmites communis), la mazza sorda (Typha latifolia), il giunco (Scirpus lacustris), ecc., si preparano stuoie nel Veneto, in Lombardia, nell'Emilia, in Puglia, in Sardegna. Per l'alfa, che non alligna in Italia, la provenienza è tripolina. L'agave americana è naturalizzata in varî punti del litorale del Mezzogiorno.
Fuori d'Europa si fabbricano stuoie specialmente nell'Africa settentrionale, nell'America Centrale (il Venezuela, per es., ne produce moltissime), nell'India (stuoie di cocco), ecc. Particolare ricchezza di stuoie, spesso artisticamente confezionate, si ha presso i popoli della Cina e del Giappone, dove la stuoia entra a far parte integrale dell'arredamento e sostituisce anche le pareti. La stuoia giapponese (tatami) si trova in tutte le abitazioni; quella per pavimenti è a misure obbligate e il loro numero serve anzi abitualmente a indicare le dimensioni delle stanze.
Per quanto riguarda la tecnica dell'intrecciatura degli elementi della stuoia, v. l'illustrazione alla voce intrecciatura.
Le stuoie vengono poste in commercio grezze e tinte. La sbiancatura si fa umettandole con soluzioni acide (per es., acido ossalico), vengono quindi arrotolate e tenute così per mezz'ora, dopo di che si sciacquano con acqua dolce e si asciugano all'aria libera.
Oltre all'impiego domestico le stuoie sono largamente usate nell'agricoltura per protezione di colture delicate, sia contro il caldo eccessivo, sia contro le gelate o di raccolti. Stuoie fatte con canne palustri schiacciate e intrecciate servono a formare i graticci che, intonacati, si usano per soffittare le stanze. Il nome di stuoie ("stuoie sommergibili") è dato anche al materiale impiegato nelle opere fluviali, formato da fascine: si costruiscono sul posto. Un altro impiego delle stuoie di paglia o d'altro intreccio vegetale (canne, ecc.) è quello dei mascheramenti nell'edilizia, sia per motivi estetici, per celare la vista di facciate in restauro o in costruzione, opere di demolizione, ecc., sia per proteggere i muratori sull'impalcatura dall'impressione del vuoto. In luoghi di operazioni militari si può rendere opportuno il mascheramento con stuoie per occultare passaggi scoperti, movimenti di truppe, trasporti di materiali e d'artiglierie, sottraendoli all'osservazione e al tiro nemico.