Su Tong
– Pseud. dello scrittore cinese Tong Zhonggui (n. Su Zhou, 1963). Esponente di spicco dell’avanguardia letteraria, grazie a opere come Yingsu zhi jia (1988; trad. it. La casa dell'oppio, 1995) e la raccolta di racconti Qiqie chengqun (1989; trad. it. Mogli e concubine, 1992), da cui il regista Zhang Yimou trae spunto per il film Lanterne rosse (1991), Hongfen (1991; trad. it. Cipria, 1993), Wode diwang shengya (1992; trad. it. Quando ero imperatore, 2004), Sui wa (1997; trad. it. Spiriti senza pace, 2000), Shijie liangce: Fengyangshude gushi (1993; trad. it. I due volti del mondo: storie di Fengyangshu, 2000), viene annoverato tra gli iniziatori del 'nuovo romanzo storico' e uno degli autori più rappresentativi della scuola neorealista cinese. Con uno stile pacato e scevro da forzature ideologiche, S. T. entra nel nuovo millennio, che l’astrologia cinese attribuisce al Serpente, con She weishenme hui fei (2002; «Perché volano i serpenti»), un cinico ritratto della quotidianità divisa tra i morsi della fame e sogni di ricchezza di una coppia in lotta per la sopravvivenza ai margini delle megalopoli, per poi tornare a occuparsi dell’universo femminile con il tragico romanzo Funu shenghuo (2003; trad. it. Vite di donne, 2008), ambientato in un appartamento che ospita tre generazioni di donne imbrigliate in una spirale di sensualità, gelosie e solitudini lungo 50 anni di profondo mutamento culturale nella storia cinese. Con Binu. Mengjangnu ku Changcheng de chuanshuo (2006; «Binu. Mengjangnu e la Grande Muraglia») S. T. si dedica alla rilettura contemporanea dell’icona leggendaria della fedeltà coniugale: Mengjangnu, partita per portare abiti pesanti al marito costretto a lavorare alla costruzione della Grande Muraglia, scopre con dolore che è già morto e inizia un pianto disperato che si protrae per mesi interi, sino ad obbligare gli dei a restituirgli il corpo senza vita dell’amato.