Vedi SUASA dell'anno: 1966 - 1997
SUASA (Σουάσα, Suasa felix)
Città dell'Umbria nel territorio gallico, compresa nella regione VI Augustea.
Menzionata da Tolomeo (3, 1) e da Plinio (Nat. hist., iii, 114) e dal Liber Coloniarum (ii, p. 257). Etnico Suasanus. Conciliabulum dal 283, ebbe la civitas sine suffragio nel 233. Iscritta alla tribù Camilia, come municipio le epigrafi ci fanno conoscere: duoviri, quinquennales, decuriones, augures, un sacerdos divae Augustae, l'ordo sexviralium ed il collegium centonariorum et fabrum (C.I.L., p. 914, nn. 6161-6184). Situata nella valle del Cesano (Suasaum), lungo il diverticolo della Flaminia conducente da Vicus Cales (Cagli) a Senagallica (Senigallia), sorgeva non lungi da S. Lorenzo in Campo in territorio di Castelleone di Suasa (Ancona), sulla sponda destra del fiume. Le rovine, oggi appena affioranti, s'incontrano disseminate nelle zone di Pian di Volpello e Tappetino, attraversata da una strada comunale in cui da ponente a levante è possibile riconoscere il decumano dell'antica città. Notevoli gli avanzi dell'anfiteatro di cui è in corso lo scavo, di m 96 × 64 circa. In passato vi si sono fatti ritrovamenti notevoli, tra cui una testa di cavallo in bronzo dorato conservata nel museo di Baltimora (U.S.A.) e la grande stele sepolcrale di Sex Titius nel Museo Nazionale di Ancona.
Pare che la distruzione della città avvenisse durante la guerra gotica, al tempo di Alarico. Mancano notizie sull'esistenza di una diocesi suasana.
Bibl.: C.I.L., XI, p. 914, n. 6161-6184, E. H. B., in W. Smith, Dict. of Greek and Roman Geography, Londra 1873; H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1902, II, 385; Philipp, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 469, s. v.; G. Giorgi, Suasa Senonum, Parma 1952.