subito (avverbio)
Ricorre in tutte le opere meno che nel Convivio.
Nella maggior parte degli esempi compare nella forma ‛ di s. ' con il significato di " improvvisamente ", " tutt' a un tratto "; con questo significato è sinonimo di ‛ subitamente ' (v.) ma, a differenza di questo avverbio, è usato anche in prosa e, in poesia, occupa nel verso qualsiasi posizione (ma essendo sdrucciolo non in rima): Vn XIV 4 mi parea sentire uno mirabile tremore incominciare nel mio petto da la sinistra parte e distendersi di subito per tutte le parti del mio corpo; If X 67 Di sùbito drizzato gridò; XXXIII 60 ed ei... / di sùbito levorsi; e così in Vn XVI 3, If XXIII 37, Pg VIII 63, XV 86, XXX 83, Pd I 61.
L'unico esempio certo nel quale s. compare non preceduto dalla preposizione ‛ di ' nell'accezione ora illustrata è Rime LVIII 2 Deh, Violetta, che in ombra d'amore / negli occhi miei sì subito apparisti; è però significativo il fatto che, per quanto Barbi-Maggini, sull'autorità della concorde tradizione manoscritta e della '21, accolgano la lezione citata nel convincimento che essa " denota con più forza la improvvisa apparizione della donna innamorata ", le edizioni del 1518 e del 1527 riportassero di subito.
Queste considerazioni inducono a ritenere che in Pg XIV 135 fuggì come tuon che si dilegua, / se sùbito la nuvola scoscende, per quanto il Fiammazzo registri l'occorrenza tra gli esempi dell'avverbio, s. sia un aggettivo, come del resto interpreta il Mattalia (" subitaneo ").
Si ha invece sempre s. quando ha l'accezione di " prontamente ", " immediatamente ", " senza indugio ": If XXII 142 Lo caldo sghermidor sùbito fue (anche qua potrebb'essere aggettivo); Pd XXII 5 come madre che soccorre / sùbito al figlio palido e anelo; XXX 82 Non è fantin che sì sùbito rua / col volto verso il latte; XXXI 64 E " Ov' è ella? ", sùbito diss' io.
Discussa è l'interpretazione in If XXI 69 escono i cani a dosso al poverello / che di sùbito chiede ove s'arresta. I commentatori, generalmente, spiegano che il mendicante chiede l'elemosina subito, " senza indugiare ", dalla soglia ove si è fermato, per timore dei cani. Il Barbi, invece (Con D. e coi suoi interpreti, Firenze 1941, 323-324), crede che l'avverbio valga " all'improvviso ", " quando nessuno se l'aspetta ", e spiega: " la cui voce giunge improvvisa entro quella casa ove s'arresta a chiedere; onde la furia dei cani sorpresi dal subito rumore ". Questa interpretazione è ritenuta " del tutto improbabile " dal Chimenz " sia perché i cani non aspettano di sentire la voce di un estraneo per avvertirne la presenza ", sia perché verrebbe meno la congruenza fra il primo termine della similitudine e la situazione (l'assalto dei diavoli contro Virgilio) che essa deve illustrare.
Il termine compare come congiunzione temporale con il significato di " non appena che ", in Pd III 19 Sùbito sì com' io di lor m'accorsi / ... per veder... li occhi torsi.