Vedi SUCELLUS dell'anno: 1966 - 1997
SUCELLUS (v. vol. VII, p. 539)
p. 539). È stato approfondito lo studio delle raffigurazioni del dio; l'iconografia più ricorrente lo ritrae come un uomo maturo con barba e capigliatura ricciuta, generalmente stante, vestito di una tunica manicata trattenuta in vita da una cintura e di un mantello; talvolta indossa pantaloni. Suoi attributi sono il martello, la patera, la botte, l'anfora, il cane, la falce, il serpente, il gallo e la siringa. Le immagini sono per lo più in pietra o in bronzo; queste ultime, come nel caso di una statuetta da Bonn, lo raffigurano qualche volta coperto unicamente da una pelle di animale, lupo o felino, che fa supporre, anche se solo nella forma, un tentativo di assimilazione con Eracle. Inoltre soltanto in questo tipo di immagini la tunica del dio appare ornata da segni a forma di croce o circolari. Più raramente sono state rinvenute immagini di terracotta, come, p.es., nella zona di Treviri, o appliques raffiguranti il dio. Tra queste è particolarmente significativo l'esemplare rinvenuto a Vichy poiché associa all'immagine di S. un'iscrizione che lo menziona. Intorno a Saarbrücken si sono trovati rilievi rupestri raffiguranti questa divinità, come quello di S. Ingbert. Inoltre S. è noto anche per dieci iscrizioni incise (oltre che sull'applique di cui si è detto) su altari, su anelli, su una tabula ansata, su un blocco di pietra.
Le ipotesi interpretative sul ruolo e sulle funzioni del dio sono numerose. A S. è stato spesso attribuito un ruolo di divinità ctonia ed è stato posto in relazione con Dis Pater e con l'etrusco Charun. È più probabile però che si tratti di una divinità legata alla vegetazione, alla fertilità, ai campi e ai boschi. Questo spiegherebbe la sua assimilazione con Silvanus in ambiente gallo-romano. In qualità di dio della vegetazione S. è particolarmente legato alla viticoltura, specialmente nel territorio degli Edui e lungo la Mosella.
Bibl.: S. Reinach, Bronzes figurés de la Gaule romaine, Parigi 1889, p. 156 s.; A. Michaelis, Das Felsrelief am pompösen Bronn bei Lemberg, in Jahrbuch der Gesellschaft für lothringische Geschichte und Altertumskunde, 1895, VII, pp. 128-163; M. Chassaing, Une passion: l'archéologie. Le dieu au maillet, Orbec 1986; M. Green, The Gods of the Celts, Glouchester 1986, p. 136 ss.; S. Deyts, L. Roussel, Une inscription à Sucellus découverte à Ancey-Mâlain (Côte-d'Or), in RAE, XL, 1989, pp. 243-247; Á. M. Nagy, in LIMC, VII, Monaco 1994, s.v., pp. 820-823.
Statuetta da Bonn: S. Reinach, op. cit., p. 181. - Statuette in terracotta: Κ. J. Gilles, in 2000 Jahre Weinkultur an Mosel-Saar-Ruwer, Treviri 1987, p. 125, n. 67. - Applique: P. Wuilleumier, A. Audin, Médaillons d'applique gallo-romains de la vallée du Rhone, Parigi 1952, p. 75, fig. 104. - Immagine rupestre: A. Kolling, in Die Römer an Mosel und Saar, Magonza 1983, p.l65, n. I05b.