SUDA
. È merito di P. Maas aver dimostrato ehe la forma tradizionale Σουίδας (v. suida, XXXII, p. 971) è ellenizzazione (vocalismo tessalico) di Σοῦδα, forma che si trova già in Stefano commentatore di Aristotele, il più antico scrittore (sec. XII) che citi il lessico. Negli stessi codici di quest'ultimo si legge ἡ σοῦδα: e questo è il titolo dell'opera, non il nome dell'autore, che pertanto rimane ignoto.
La parola è stata variamente interpretata: si è pensato al sanscrito: suvidja "scienza perfetta" (J. Sajdak), o a un acrostico (Sulzberger), o al neogreco σοῦδα "fossato" (F. Dölger, H. Grégoire), che nel Medioevo avrebbe avuto il senso di "palizzata", qui adoperato metaforicamente col valore di "raccolta in ordine alfabetico" (F. Dölger), o infine a un nome di luogo (F. Lammert). Siamo dunque nel campo delle ipotesi, fra le quali la più probabile sembra quella di un acrostico.
Bibl.: P. Maas, in Byzant. Zeitschr., XXXII, 1932, p. i; H. Grégoire, in Byzantion, VIII, 1933, p. 770; XI, 1936, p. 774 segg.; XII, 1937, p. 293 segg., p. 658 segg.; F. Dölger, in Sitzungsb. d. bayer. Akad. d. Wiss., Philol.-hist. Abh., 1936, n. 6; id., in Byzant. Zeitschr., XXXVII, 1937, p. 186 segg.; XXXVIII, 1938, p. 36 segg.; A. Dain, in Mélanges Boisacq, I, 1937, p. 233 segg.