Sudan
Il primo istituto cinematografico sudanese, Sudan Film Unit, venne fondato nel 1952 nel Sud del Paese da due registi, Gadalla Gubara (anche noto come Jadalla Jabarra) e Ibrahim Chaddad, con l'obiettivo di produrre principalmente documentari didattici. Il primo lungometraggio sudanese venne però realizzato nel Nord del Paese nel 1968 per opera di Rachid Medi (anche noto come Rashid Mahdi), che girò 'Amal wa aḥlām, noto anche come Hope and dreams (1968), un melodramma ispirato al cinema egiziano. Nel 1970 fu istituito un ente statale per il cinema (Mu᾽assasat al-dawla li᾽l-sīnimā), che fino al 1992, anno in cui l'istituto venne smantellato, si occupò di distribuzione e censura. Benché il suo esordio fosse avvenuto prima della conquista dell'indipendenza del Paese (1956), la cinematografia sudanese stentò a svilupparsi. Dalla metà degli anni Sessanta, infatti, la vita politica del Paese è stata contrassegnata da colpi di stato e regimi militari; tale instabilità è stata aggravata dal perdurare di un'annosa questione meridionale, poi sfociata in una guerra civile tra Nord, abitato prevalentemente da popolazione arabo-musulmana e Sud, popolato per lo più da neri di religione cristiana, o animisti. In queste difficili condizioni hanno operato registi quali Anouar Hachem, autore di Conflit fratricide (1971) e Riḥlat al-῾uyūn, noto anche come Le voyage des yeux (1984), dove sono riproposti gli schemi del melodramma egiziano; e G. Gubara che con Tajouj (1982), ambientato sulle colline del Mar Rosso tra la popolazione nomade, ha firmato il primo lungometraggio girato nel Sud nero del Paese. Gubara ha poi diretto Viva Sara (1988) e Barakat al-šayḫ! (1999, La benedizione dello shaykh). Tra gli altri registi, spiccano i nomi di Ibrahim Chaddad (al-Ǧamal, 1980, Il cammello; al-Ḥabl, 1984, La corda; Insān, 1994, L'uomo) e Taïeb al-Mahdi al-Tahiri (al-Ḍarīḥ, 1977, Il sepolcro; al-Maḥaṭṭa, 1989, La stazione): due autori dallo stile originale, che hanno saputo trasformare in espressioni oniriche e grottesche situazioni insostenibili legate alla vita quotidiana. Tra i registi di documentari vanno infine ricordati Ali Abdel Gaoum, Souleiman M. Ibrahim e Sami Saoui.
G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 137-38; G. Gariazzo, Egitto, Maghreb e Medio Oriente: il cinema dei paesi arabi, in Storia del cinema mondiale, a cura di G.P. Brunetta, 4° vol., Americhe, Africa, Asia, Oceania. Le cinematografie nazionali, Torino 2001, pp. 415 e 1254-55.