SUDAN.
– Condizioni economiche. Condizioni economiche. Storia. Letteratura. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa nord-orientale. La popolazione (30.894.000 abitamti al censimento del 2008; 38.764.090 ab., secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) cresce del 2,1% l’anno e per il 53% è sotto i 19 anni. Il 34% vive in aree urbane: oltre alla capitale, Khartum (1.410.858 ab. e 4.272.728 ab. nell’intero agglomerato), diverse città superano i 300.000 ab., tra cui Nyala (492.984 ab.), Port Sudan (394.561 ab.), Al Obeid (345.000 ab.). Secondo le statistiche nazionali, le persone in stato di povertà (46,5%, 2009) si concentrano soprattutto nelle aree rurali e nelle regioni del Dārfūr, Sud Kordofan e Nilo Blu, interessate ancora da conflitti armati. La pesante situazione degli sfollati aggrava ulteriormente il quadro: i profughi interni sono circa 2 milioni, i rifugiati 240.000 (soprattutto da Eritrea, 50%, Sud Sudan e Ciad), i sudanesi rifugiati in altri Paesi circa 700.000 (stime UNHCR, United Nations High Commissioner for Refugees, gennaio 2015). A ciò si aggiunge la triste realtà dei bambini-soldato e un contesto generale di corruzione, violazioni dei diritti e tensioni sociali per le severe misure di austerità adottate dal governo. Con il PILpro capite a parità di potere d’acquisto (PPA) di 4522 $ (2014), il S. è al 166° posto dell’Indice di sviluppo umano.
Condizioni economiche. – Sull’economia pesa la secessione del Sud Sudan nel 2011 (che ha sottratto al S. tre quarti della produzione petrolifera), il rigido programma triennale di austerità (2012-14), nonché le sanzioni degli Stati Uniti e l’insicurezza interna (anche per la contesa con il Sud Sudan dell’area di Abyei) e quella nella regione (Ciad, Centrafrica). Il settore principale resta l’agricoltura (30-40% del PIL, 50% della forza lavoro), che alimenta il 10% dell’export (cotone, sesamo, arachidi). Consistente è il patrimonio zootecnico: il S. è tra i primi Paesi al mondo per numero di ovini (52 milioni di capi, 2012; 8,5% dell’export, 2013), caprini (44 milioni di capi, 2012) ed equini. Quello minerario rappresenta il settore trainante, dominato da petrolio (130.000 barili al giorno, 2013, in diminuzione dai circa 500.000 prima del 2011) e oro (46.133 kg, 2012), che nel complesso costituiscono l’84% dell’export.
Storia di Silvia Moretti. – Nel secondo decennio del 21° sec. la grave crisi umanitaria nel Dārfūr, regione occidentale dello Stato sudanese, non accennava a diminuire: ai margini della vita economica e politica nazionale, il Dārfūr, già bersagliato da siccità e desertificazione del territorio, era teatro dal 2003 degli scontri tra i ribelli e le forze governative, entrambi responsabili di palesi violazioni dei diritti umani della popolazione civile. La situazione veniva denunciata a più riprese dalle Nazioni Unite che nel 2009 inchiodavano alle sue responsabilità il presidente del S. ῾Umar al-Bašīr, messo in stato d’accusa dalla Corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, primo caso di capo di Stato incriminato dalla Corte. Nel maggio 2015 il rapporto della missione UNAMID (United Nations-African union Mission In Darfur) portava alla luce un nuovo peggioramento della situazione registrato tra il 2014 e il 2015: dall’inizio della crisi, nel 2003, il conflitto aveva provocato oltre 2.000.000 di sfollati e circa 400.000 morti, con un drammatico strascico di stupri, distruzioni, reclutamento forzato di minori e, da ultimo, persecuzioni contro i cristiani. Nonostante il mandato di cattura internazionale per la vicenda del Dārfūr, nell’aprile 2010 al-Bašīr veniva riconfermato alla presidenza con il 68% dei voti e l’anno successivo giungeva a soluzione, nonostante permanessero tensioni alle frontiere, l’endemico conflitto tra la parte settentrionale e la parte meridionale del Paese: il 9 luglio del 2011, infatti, le regioni meridionali davano vita al nuovo Stato del Sud Sudan, determinando con la loro secessione un drastico ridimensionamento delle ricchezze petrolifere del Sudan. Avvicinandosi la scadenza del mandato presidenziale, nel corso del 2014 al-Bašīr rinsaldava i suoi rapporti con il presidente egiziano ῾Abd al-Fattāḥ al-Sīsī (v.), un’alleanza attraverso la quale il presidente sudanese poteva tornare sulla scena internazionale in qualità di arbitro nella contesa tra Etiopia ed Egitto per lo sfruttamento delle acque del Nilo.
Letteratura di Monica Ruocco. – La letteratura contemporanea di Sudan e Sud Sudan presenta molteplici produzioni, da quella in lingua araba e inglese, alle lingue locali tra cui il bégia, noto per la tradizione poetica, e il dinka. Agli inizi del 20° sec. si è assistito all’importante transizione dalla forma orale – tuttora presente – a quella scritta e al manifestarsi di generi come il racconto breve e il romanzo che, all’alba del 21° sec., hanno conosciuto uno sviluppo senza precedenti. La produzione letteraria è stata per lungo tempo lo specchio della profonda crisi di identità vissuta dal Paese e della dicotomia tra la sua natura ‘araba’ e quella ‘africana’. Per quanto riguarda la poesia, i principali sostenitori di un realismo panafricano sono Mubārak Ḥasan Ḫalīfah (n. 1931), Muḥammad Miftāḥ al-Faytūrī (1930-2015) e Muḥyī al-Dīn Fāris (n. 1930). La complessa eredità culturale del Paese è stata raccolta dapprima da Maḥǧūb Šarīf (1948-2014), noto per la sua poesia in lingua parlata, e dalla più recente generazione che comprende Ṭāriq al-Ṭayyib (Tarek Eltayeb, n. 1959), poeta e romanziere che vive a Vienna e scrive in arabo e tedesco; al-Ṣādiq al-Raḍī (n. 1969), noto a livello internazionale per la delicatezza e l’impatto emotivo dei suoi versi; e Yūsuf ῾Izzat al-Māhirī (n. 1974), nato in Dārfūr, attivista e scrittore politico. L’eredità di al-Ṭayyib Ṣāliḥ (1929-2009), che con i suoi lavori aveva dato nuova linfa al romanzo arabo, è stata raccolta dall’altrettanto innovativo Amīr Tāǧ al-Sirr (n. 1960) che ha scritto al-῾Iṭr al-faransī (2009, Il profumo francese), Ṣā ᾽id al-yaraqāt (2010; trad. it. Il cacciatore di larve, 2013), Arḍ al-Sūdān, al-ḥulw wa almurr (2011, La terra del Sudan, il dolce e l’amaro), Ībūlā 76 (2012, Ebola 76).
La regione del Dārfūr ha dato al romanzo sudanese scrittori capaci di combinare la dimensione locale con un’aspirazione universale. Tra i più noti Ibrāhīm Isḥaq (n. 1946); ῾Abd al῾Azīz Barakah Sākin (n. 1963) autore di al-Ǧunqū masāmīr al-arḍ (2011, I Jungo, chiodi della terra) sui lavoratori stagionali nel Sudan orientale, e Masīḥ Dārfūr (2012, Il Messia del Dārfūr); Manṣūr al-Ṣuwayim (n. 1970) autore di Ḏākirat širrīr (2011, Le memorie di un cattivo ragazzo), di Āḫir al-salāṭīn (2011, L’ultimo dei sultani) sulla fine del sultanato nel 19° sec., e di Ašbāḥ faransāwī (2014, Fantasmi di un francese). Ḥammūr Ziyādah è il primo sudanese a cui è stato assegnato il premio Naguib Mahfouz nel 2014 per il romanzo Šawq al-darwīš (2014, La nostalgia del derviscio). Tra le scrittrici più note Rānyā Ma’mūn (n. 1979), militante per i diritti umani, mentre la narrativa anglofona ha come suoi maggiori esponenti Jamal Mahjoub (n. 1960) e Leila Aboulela (n. 1964). Esponente della narrativa in Sud Sudan è Benjamin Ajak (n. 1982), autore del testo autobiografico They poured fire on us from the sky (2005).
Bibliografia: E. El-Nour, The development of contemporary literature in Sudan, «Research in African literatures», 1997, 28, 3, pp. 150-62; A.A. Oladosu, Is it because my face is black?, «Journal of Arabic literature», 2008, 39, 2, pp. 184-215.