SUDAN (XXXII, p. 944; App. II, 11, p. 928; III, 11, p. 866)
Al censimento del 1973 la popolazione del S. ammontava a 14.171.732 abitanti, rivelando un incremento di oltre il 64% rispetto al 1956, data del primo censimento demografico; il coefficiente di accrescimento medio annuo è attualmente del 2,5%. L'aumento riguarda soprattutto le province settentrionali, che sono le più popolate e le più economicamente sviluppate del paese, mentre nella parte meridionale, a causa dell'ambiente meno ospitale e della guerriglia attuata dopo il conseguimento dell'indipendenza dalle popolazioni nilotiche, con distruzione d'interi villaggi, esso è stato più modesto. Dalle province meridionali, inoltre, si generano correnti migratorie verso quelle centro-settentrionali: meta preferita sono le città di Khartum, Khartum North e Omdurman, che sono diventate il cuore di una piccola conurbazione di 650.000 abitanti (360.000 nel 1960), e altri centri situati sul Nilo (Kosti sul Nilo Bianco, Wad Medani sul Nilo Azzurro) o sulle principali vie di comunicazione (el Obeid) e sul mare (Port Sudan). Nella provincia di Khartum, dove si ha la più alta densità di abitanti (42/km2, contro 24/km2 nel 1956), oltre metà della popolazione è classificata come urbana; nelle altre province invece la popolazione urbana, se si esclude la provincia di Kassala (16%), resta insignificante.
Condizioni economiche. - I progressi economici conseguiti dal S. dopo l'indipendenza sono sensibili. Essi sono in gran parte frutto del piano di sviluppo decennale 1961-71, che ha attuato larghi investimenti in ogni settore, con priorità per quello agricolo. In questo campo la realizzazione di maggior rilievo è la costruzione della diga di Khashm el Girba (un miliardo di m3), sul fiume Atbara, e della diga di er Roseires, sul Nilo Azzurro, che hanno permesso di estendere l'irrigazione al di fuori della Gezira. Molta importanza, ai fini dello sviluppo agricolo, ha avuto anche l'ampliamento della rete ferroviaria con due lunghi tronchi, che uniscono el Obeid a Nyala, nel Darfur, e a Wau, nella parte più meridionale del paese (Bahr el Ghazal).
La formazione del reddito nazionale è dovuta quasi esclusivamente all'agricoltura, grazie all'espandersi della coltura del cotone (417.000 ha, 2.080.000 q di fibra, 3.500.000 q di semi, nel 1977), che dalla Gezira si è spinto verso sud in seguito alla costruzione del canale irriguo Manaqil. Le accresciute esigenze di mano d'opera connesse con l'espansione della cotonicoltura, ormai praticata completamente dai Sudanesi, attira annualmente circa 100.000 lavoratori stagionali, soprattutto nei mesi di raccolta (tra febbraio e aprile). Anche la canna da zucchero (17.000 ha, 1.400.000 q) rivela un sensibile incremento nelle zone irrigue della Gezira, ponendosi come alternativa alla monocoltura del cotone, e nell'Equatoria, l'area estrema del Sudan. Tra le colture d'esportazione, inoltre, si vanno sempre più affermando l'arachide (798.000 ha nel 1977, contro 145.000 nel 1960, e 8,5 milioni di q), il sesamo (850.000 ha,2,2 milioni di q), per il quale il S. si pone al terzo posto nel mondo dopo Cina e India, e il ricino (190.000 q di semi), coltivato talvolta su scala industriale (Khashm el Girba). Gl'interventi del governo hanno dato nuovo slancio anche ai datteri (1.060.000 q). Nella provincia del Dārfūr, poi, si vanno sviluppando anche gli ortaggi e gli alberi da frutta (agrumi), traendo vantaggio dalla recente ferrovia per Nyala, che ne consente lo smercio.
Tra le più comuni colture destinate all'alimentazione, tipiche della savana, solo il sorgo, grazie all'irrigazione, guadagna spazio (2.500.000 ha, 16.000.000 di q), mentre gli altri cereali (miglio, mais, frumento) svolgono ancora un ruolo secondario e sono confinati nei terreni meno produttivi.
Abbastanza evidente è lo sviluppo dell'allevamento, che lo sfruttamento della falda freatica in zone aride tende a rendere quanto più possibile stabile. Rispetto alla data dell'indipendenza risulta pressoché raddoppiata la consistenza di quasi tutte le specie di bestiame da carne e da latte (15.892.000 bovini, 15.248.000 ovini, 11.592.000 caprini, 24.000.000 di animali da cortile), mentre gli animali da lavoro e da trasporto sono aumentati di poco (2.800.000 cammelli, 675.000 asini, 20.000 cavalli).
La povertà dei minerali - il cui sfruttamento (cromite, 11.500 t di Cr2O3 contenuta nel 1976; manganese, 500 t) è peraltro ostacolato dalla difficoltà dei trasporti, come è il caso dei giacimenti di ferro di Abu Tulu nel Kordofan e di quelli di rame di Hofrat en Nahas nel Dārfūr, la cui consistenza è valutata rispettivamente in 35 milioni di t e in 250.000 t - ostacola lo sviluppo dell'industria. Tuttavia le recenti disponibilità di energia idroelettrica ricavata dalle centrali di Sennar, er Roseires e Khashm el Girba (720 milioni di kWh nel 1976) hanno richiamato - per lo più attorno a Khartum North, ad Atbara e a Khashm el Girba, dove già esistevano alcune industrie - qualche nuova iniziativa riguardante la trasformazione dei prodotti del suolo (oleifici, zuccherifici, distillerie, cotonifici). Dal 1964 funziona a Port Sudan una raffineria di petrolio.
La bilancia commerciale è in passivo. L'esportazione è alimentata dal cotone (oltre la metà del valore totale), cui seguono l'arachide, la gomma arabica, il sesamo, l'olio di semi e le pelli. Le importazioni riguardano macchinari, utensili vari, veicoli e manufatti tessili. Gli scambi più consistenti avvengono con Regno Unito, India, Cina, Rep. Fed. di Germania, Unione Sovietica, Giappone e Italia.
Bibl.: B. Bonadonna, Il piano decennale di sviluppo agricolo e sociale del Sudan, in Agricoltura, 1964, n. 2; J.H.G. Lebon, Land use in Sudan, Londra 1965; L. Berry, A.J. Whiteman, The Nile in Sudan, in geographical Journal, 1968.
Storia. - Il 19 dicembre 1955 il Parlamento eletto in base all'accordo anglo-egiziano del 1953 per preparare il paese all'autodeterminazione si pronunciò all'unanimità per l'immediata indipendenza, proclamata ufficialmente il 1° gennaio 1956; Egitto e Gran Bretagna accettarono il fatto compiuto, sancito anche dall'immediata ammissione del nuovo stato nella Lega araba e nelle Nazioni Unite. I programmi di sudanizzazione furono accelerati, ma le difficoltà economiche e politiche, in particolare la difficile situazione nelle regioni meridionali, dove continuavano i combattimenti iniziati con la rivolta di Giuba dell'agosto 1955, provocarono una frattura in seno al partito di maggioranza, il Partito Nazionale Unionista (NUP), di Ismā ‛īl el-Azharī. Dissensi riguardanti specialmente la promessa concessione di autonomia alle regioni a prevalenza non musulmana indussero gli aderenti alla setta islamica Khatmiyyah ad avvicinarsi agli Anṣār, nucleo del Partito al-Ummah, che poté assumere il potere in coalizione con il Partito Democratico Popolare (PDP). La coalizione fu confermata da elezioni tenute nel febbraio 1958; anche nel seno dell'Ummah si ebbero dissensi che lo indussero a cercare un'intesa con il NUP, ma nel novembre militari guidati dal gen. Ibrāhīm ‛Abbūd s'impadronirono del potere, sospesero la Costituzione e sciolsero il Parlamento. Il governo militare registrò buoni successi in campo economico e avviò una seria riforma amministrativa, che provocò però il malcontento della burocrazia. Affrontò con decisione anche il problema meridionale, ma provvedimenti quali l'espulsione dei missionari stranieri (febbraio 1964) e l'azione delle truppe governative non fecero che accrescere l'attività dei ribelli, organizzati nell'Anya Nya, tanto che cominciò a diffondersi la convinzione che la sola soluzione possibile fosse il riconoscimento dell'indipendenza di quelle regioni. Il progetto sollevò nel settentrione violente reazioni, con scioperi e incidenti che nell'ottobre portarono alla caduta del regime militare. Un governo provvisorio, comprendente tutti i partiti, dal comunista ai Fratelli musulmani, assunse il potere e nel marzo 1955 organizzò una conferenza aperta a tutti i movimenti politici del Nord e del Sud, al fine di cercare una qualche soluzione. La conferenza approvò un vasto programma di pacificazione, ma non trovò un accordo sull'assetto costituzionale, il cui studio fu demandato a una commissione di 12 persone. Nel giugno 1965 furono tenute elezioni politiche, che furono boicottate dal PDP e contestate da tutti i partiti politici; Ummah e NUP ebbero il maggior numero di suffragi, ma nessuno dei due partiti ottenne un numero di seggi sufficiente per governare, così che furono costretti a formare una coalizione presieduta da Ahmad al-Mahgiūb. Il progressivo spostarsi del governo verso posizioni di estrema destra provocò in seno all'Ummah una frattura fra la corrente guidata dall'Imām al-Hādī, sostenitrice di tale tendenza, e i moderati guidati da Ṣādiq. Questi ultimi finirono con il prevalere, e nel luglio 1966 Ṣādiq al-Mahdī sostituì Mahgiūb nella direzione del governo; fra i successi del nuovo governo fu lo svolgimento nel Sud delle elezioni dei membri ad esso riservati nell'Assemblea costituente; fu reso così possibile l'avvio dei lavori per una nuova costituzione. Tuttavia nel maggio 1967 Ṣādiq fu posto in minoranza, e a capo del governo tornò Mahgiūb. Un'attiva politica estera, legata alla guerra arabo-israeliana dell'ottobre, fece per un momento dimenticare i problemi interni, ma presto il governo si trovò in difficoltà davanti all'attivismo delle opposizioni. La situazione politica andò rapidamente deteriorandosi, e il 25 marzo 1969 un colpo di stato militare portò al governo il col. Gia‛far en-Numeirī. Il nuovo regime, sospesa la Costituzione e sciolto il Parlamento, proclamò la Repubblica democratica del S. e affermò d'ispirarsi al "socialismo sudanese"; i partiti politici furono sciolti, una vasta epurazione colpì la vecchia classe politica; nel giugno fu annunciata l'intenzione di risolvere il problema meridionale con la concessione di una larga autonomia. L'annuncio di un progetto di federazione con l'Egitto e la Libia e ragioni di ordine interno spinsero nel luglio 1971 un gruppo di ufficiali di sinistra e il Partito comunista a un colpo di stato; la rivolta fu però rapidamente domata grazie anche all'aiuto della Libia. Le dure repressioni ebbero un riflesso anche sulla politica estera, con un riavvicinamento all'Occideme; fu inoltre resa più stretta la collaborazione con gli stati arabi. Ma il maggior successo del regime di en-Numeirī fu la firma, nel luglio 1971 ad Addis Abeba, di un accordo per la pacificazione del Sud, che rese possibile nel novembre 1973 l'elezione, avvenuta senza incidenti, di un'Assemblea regionale nel meridione; una nuova Costituzione approvata nell'aprile 1973 dall'Assemblea del popolo, aveva intanto sancito l'autonomia delle province meridionali. La felice soluzione del maggiore problema permise, malgrado il sussistere di difficoltà sociali ed economiche, una distensione nella sistemazione interna, e nel marzo 1974 en-Numeiī poté annunciare la liberazione di tutti i detenuti politici. Nuovi complotti furono sventati fra il settembre 1975 e il luglio 1976; nell'aprile 1977 en-Numeirī fu confermato presidente, e poté festeggiare l'8° anniversario del suo regime. La politica di riconciliazione nazionale ha conseguito un successo nell'aprile 1978, quando il fronte degli oppositori ha firmato un accordo col governo.
Bibl.: K.D.D. Henderson, The Sudan Republic, Londra 1965; M.O. Beshir, The Southern Sudan: Background to conflict, ivi 1968; Oriente Moderno, voll. XL-LIV, Roma 1960-74.
Archeologia. - L'archeologia sudanese è stata, come quella dell'Egitto, in parte condizionata dallo specifico evento dell'inondazione causata dalla nuova diga di Aswān per la regione all'incirca fra la IIa e la IIIª cateratta. La Nubia sudanese è stata quindi al centro di un'attività particolarmente intensa (v. nubia) e le scoperte che vi sono state fatte sono fra le più importanti (così per le pitture di Faras, testimonianze complesse di un'arte locale d'ispirazione bizantina da datarsi fra il 6° e l'11° secolo). Al di fuori della zona dell'inondazione, il S. offre gli elementi di una serie di culture che sono state in vario modo esplorate in questi ultimi anni. Attorno a Khartum sono stati studiati insediamenti neolitici di cui sono state ricercate le connessioni con le culture sahariane, che secondo taluni ne dipendono, secondo altri li condizionano. Per l'età storica, la cultura più antica e significativa nella zona settentrionale è quella di Kerma, così detta dai grandi cimiteri e dagli edifici monumentali della località di tal nome alla IIIª cateratta. I rapporti con l'Egitto sono certi, ma certo è anche il carattere locale nella splendida ceramica, nei rituali funerari barbarici, nell'impiego di materiali ignoti all'Egitto (mica, guscio di uovo di struzzo, ecc.). Oggi in Kerma si tende a vedere il centro di un potere anche politico sufficientemente esteso e uniforme, e le zone in cui sono stati trovati manufatti tipici di questo momento sono numerose a N e a S della "capitale". Il periodo "egiziano", cioè quello del Regno Nuovo in cui la parte settentrionale del paese è stata sotto diretto controllo faraonico (16°-13° secolo a. c.), è stato illuminato dagli scavi di egittologi nelle fortezze che punteggiano l'itinerario sul Nilo: Buhen, Mirgissa, Semna, Aksha, Ashkut (tutte in zona minacciata d'inondazione), le quali hanno dato una massa di notizie sull'architettura militare e sulla vita coloniale egiziana. Ma anche i templi sono stati esplorati, in particolare quello di Soleb, tutto di Amenofi III, scrupolosamente studiato da una missione italiana con collaboratori francesi. Il fatto che il tempio non abbia subito rifacimenti posteriori lo rende particolarmente istruttivo e paradigmatico. Importanti per i materiali epigrafici sono invece i templi di Kawa, attivi dalla 18ª dinastia in poi, scavati da molto ma studiati in questi ultimi anni. Tombe di principi locali sono state scoperte alla IIª cateratta: esse mostrano il peso dell'influenza egiziana durante la 18ª dinastia. Del periodo in cui i re di Napata conquistarono l'Egitto riunendolo al loro regno sudanese in unità politica e culturale (8°-7° secolo a. C.) poche sono le novità, se non forse l'identificazione della tomba di uno di questi re, Taharqa, nella necropoli di Sedeinga. Napata stessa è, da pochissimo, sede di una missione archeologica italiana che vi ha appena iniziato i lavori. Assai più ricche le novità nel periodo meroitico, sia per esplorazioni che per studi. Gli scavi tedesci a Musawwarat el-Sufra hanno aggiunto un nuovo e importante monumento templare a quelli noti, e hanno avviato ricerche storiche, linguistiche, cronologiche, storico-religiose, sociologiche che vanno modificando le nostre cognizioni del mondo meroitico. I dati sono raccolti e usati con tecniche assai moderne dal centro d'informatica di Parigi. Le culture del "gruppo x" e quelle cristiane tardo-antiche e medievali sono piuttosto limitate alla Nubia (v.), e non è qui il caso di farne più che una segnalazione, anche se sono quelle che, con il meroitico, hanno più rapidamente progredito in questi ultimi anni. Ma più importante, in assoluto, è l'atteggiamento delle autorità archeologiche sudanesi che, dopo l'indipendenza, hanno assunto la guida delle ricerche inquadrando l'attività delle non molte missioni straniere (francesi, tedesche, americane, polacche, italiane). L'archeologia "nazionale" è quella meroitica piuttosto che quella faraonica com'era stato per il passato, e insieme si va sviluppando un interesse per le regioni fin qui piuttosto fuori dalle esplorazioni, quali il Sennar o il Dārfūr, per cui sono pianificati ampi lavori preliminari di ricognizione. Questo allargamento d'orizzonte può portare a meglio valutare la funzione del S. come via di penetrazione e di connessione fra il mondo mediterraneo e quello più tipicamente africano. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Un rendiconto annuale delle scoperte e dei lavori archeologici in S. e in Egitto appare annualmente a cura di J. Leclant sulla rivista Orientaliat del Pontificio Istituto Biblico a partire dal 1950. Si veda inoltre: A. el Nasri, A bibliography of the Sudan 1938-1958, Londra 1952; A.J. Arkell, A history of the Sudan. From the earliest time to 1821, ivi 1961; F.F. Gaballah, Meroitic problems and a comprehensive Meroitic bibliography, in Kush, XI (1963), pp. 207-16; M. Bakr, The relationsship between the C-Group, Kerma, Napatan and Meroitic Cultures, ibid., XIII (1965), pp. 261-64; P.L. Shinnie, Meroe. A civilisation of the Sudan, Londra 1967; J. Leclant, Les études méroītiques, état des questions, in Bull. de la Soc. fr. d'égyptol., n. 50 (1967); I.C. Katznelson, Napata i Meroe, Mosca 1970 (in russo); A. Vila e altri, La prospection archéologique de la Vallée du Nil au Sud de la cataracta del Dal, 6 fasc. usciti finora, Parigi 1975-1977.