suicidio
Atto di togliersi deliberatamente la vita. Si tratta di un gesto osservabile solo nella razza umana sebbene siano presenti nel regno animale comportamenti assimilabili. È descritto pressoché in tutte le epoche storiche ma con approcci, motivazioni e regolamentazioni spesso diversi.
Varie teorie cercano di dare un senso al suicidio. Un approccio scientifico afferma che ci sono fattori che sfuggono al controllo dell’individuo sostenendo il concetto del determinismo nel suicidio. Un altro modello è quello del cry for help, secondo il quale i suicidi non vogliono morire ma cercano aiuto per ridurre la loro angoscia. Il modello sociogenico invece si concentra sul ruolo delle forze sociali nel causare il suicidio. Un più recente modello è quello che pone in connessione una diatesi (ossia una costituzione che rende l’individuo più suscettibile a una certa patologia rispetto a un soggetto normale) e uno stress (ossia un disturbo psichiatrico o una crisi psicosociale). Il modello sostenuto dallo statunitense Edwin Shneidman (1918), il padre della suicidologia, si riferisce al ruolo del dolore mentale insopportabile (psychache) derivato dalla frustrazione di bisogni psicologici ritenuti vitali dall’individuo.
Il s. è meglio comprensibile se lo si considera legato a uno stato della mente che si può definire stato perturbato. Si tratta di una condizione in cui il soggetto perde gli abituali punti di riferimento. Si sente angosciato, inaiutabile, frustrato, senza aspettative per il futuro. Questa miscela di emozioni diviene esplosiva quando il s., per risolvere tale sofferenza estrema, appare la migliore soluzione. Nella trattazione del s. la parola chiave non è morte ma vita dal momento che questi individui sono fortemente ambivalenti circa la loro scelta; vogliono vivere ma senza ciò che li tormenta. L’associazione tra s. e disturbo psichiatrico non ha un nesso di causalità assoluto. Nei pazienti in cui si verifica il s. è rintracciabile la dimensione della suicidalità nella quale c’è la convinzione che il s. sia il gesto risolutivo della sofferenza, un paradigma che sembra non legato alla gravità del disturbo psichiatrico. Questo approccio spiega perché solo un minoranza dei pazienti psichiatrici si suicidi. Quindi la visione fenomenologica del s. rende più giustizia a un tema estremamente complesso non riconducibile a mero sintomo psichiatrico.