SUINI (dal lat. sus "maiale"; fr. porcs; sp. porcinos; ted. Schweine; ingl. pigs)
Famiglia di Ungulati Artiodattili non ruminanti, composta di specie di media statura, dalle forme piuttosto tozze; la testa è foggiata a cono allungato con punta tronca, terminato da una superficie tondeggiante piatta detta disco o specchio, nel quale si aprono le narici. L'insieme del disco e della parte anteriore del muso, che costituisce una breve proboscide muscolosa, spesso munita di una cartilagine propria ossificata di rinforzo, prende il nome di grifo o di grugno. Gli occhi sono piccoli; gli orecchi, tutto al più di grandezza media, sono a punta ed eretti. Gli arti, generalmente assai robusti, sono di altezza modica e poggiano essenzialmente sugli zoccoli dei diti terzo e quarto. La coda è di lunghezza assai variabile e in generale scarsamente mobile. Il rivestimento è setoloso e raramente fitto. Nella dentatura i canini sono sempre presenti e particolarmente sviluppati nei maschi; i molari bunodonti, ossia muniti di tubercoli isolati e più o meno numerosi sulla superficie triturante, indicano un'alimentazione onnivora. La formula dentaria completa è
I suini sono diffusi un po' dovunque con eccezione della maggior parte dell'America Settentrionale e dell'Australia. Amano i boschi umidi e cespugliosi, ma sanno adattarsi anche ad un alto grado di siccità, purché l'acqua non manchi del tutto. Buoni camminatori e talvolta anche trottatori, sono tutti capaci d'un galoppo irruente e rapidissimo; tutti sono bravi nuotatori e scavatori instancabili. L'indole loro è generalmente socievole e pacifica, ma piuttosto diffidente ed eccitabile: quando si credono in pericolo per cattive esperienze passate, non tardano ad attaccare con vigore; nella difesa stretta sono strenui, veramente coraggiosi ed anche cavallereschi tra di loro, in quanto che i maschi si sacrificano per le femmine e queste per i piccoli. Tra i sensi più acuti sono l'udito e l'olfatto, mentre la vista è piuttosto debole. Hanno abitudini essenzialmente crepuscolari e notturne e si nutrono di radici, tuberi, erbe, fogliame, molluschi, vermi, rettili, anfibî e topi, di cui distruggono le gallerie ed i covi, e, all'occasione, di carogne d'ogni genere. La loro voce di richiamo è il ben noto grugnito assai modulato e variabile secondo gli affetti; la voce d'allarme e di dolore è un grido acuto e squillante, spesso prolungato e ripetuto. Il numero dei piccoli varia da uno a otto. Questi sono mobilissimi, vivaci, giocosi e crescono tanto rapidamente da essere spesso capaci di riprodursi entro il loro primo anno di vita.
La famiglia è suddivisa nelle tre sottofamiglie dei Cinghiali (v.), Babirussa (v.), Pecari (v.).
Secondo M. Wilkens tutti gli ungulati derivano da una comune forma ancestrale del periodo cretacico e denominata Coryphodon. Da questa forma sarebbe derivata, nel continente americano, l'Eohyus, trovato nell'Eocene inferiore del Nuovo Messico, il quale presentava già abbastanza distintamente i caratteri dei suidi. Dall'Eohyus sarebbe derivato l'Helohyus, riscontrato nell'Eocene superiore, che era caratterizzato, fra l'altro, da quattro dita utili. Nel Miocene inferiore compare il Perchoerus, che rispecchiava ormai la caratteristica del maiale. Nel Miocene superiore dell'Oregon venne trovata un'altra forma, il Thinohyus, con caratteristiche molto simili a un suide tuttora vivente nell'America Meridionale, il Pecari. Alla fine del Terziario, nel Pliocene, si trovano già numerosi suidi nel continente americano. Sul continente europeo e asiatico i resti di fossili delle forme ancestrali dei suini sono molto scarsi, per cui l'evoluzione della specie suina non è stata ancora completamente chiarita. H. Kowalewsky, in base ai resti fossili finora scoperti, ammette che nell'Eocene vivevano già numerose forme di suidi le cui estremità erano simili a quelle dell'ippopotamo attuale. Da queste forme sarebbero derivati, nel Miocene inferiore, il Choerotherium e nel Miocene superiore il Palaeochoerus e il Sus. Due forme collaterali del Sus avrebbero poi dato luogo al facocero e al pecari.
Difficile è stabilire quando e dove avvenne l'addomesticamento del maiale. È probabile che sia avvenuto in Cina circa 4000 anni a. C., e che dalla Cina l'allevamento si sia poi diffuso negli altri paesi asiatici. I più antichi resti fossili del maiale domestico sarebbero quelli rinvenuti ad Anau, nel Turchestan, resti che il Duerst fa risalire nientemeno che a 6500 anni a. C. Mentre presso i Cinesi l'allevamento del maiale ebbe sempre grande importanza, presso gli altri popoli asiatici esso trovò grande avversione per ragioni d'ordine igienico e religioso. Il maiale era infatti considerato come animale immondo e la sua carne poco nutritiva e capace di determinare la lebbra. Quest'avversione raggiunse il massimo presso gli israeliti e i maomettani ai quali, com'è noto, la Bibbia e il Corano vietano l'uso della carne di maiale. Osserva giustamente E. Mascheroni, a proposito del divieto fatto da Mosè al popolo d'Israele di nutrirsi di carne suina, che "la legge mosaica era per quell'epoca molto savia: essa rappresenta, si può dire, il più vecchio regolamento di polizia sanitaria che si conosca". Con questa proibizione il popolo d'Israele evitò per molti anni malattie parassitarie (trichina, tenia), da cui erano spesso colpiti i popoli vicini.
Presso gli Assiri e i Babilonesi l'allevamento del maiale doveva avere scarsa importanza e rare sono, infatti, le raffigurazioni di questo animale, di cui, peraltro, fa cenno la legge di Hammurabi del 2250 a. C. Presso gli Egizî la presenza del maiale domestico è documentata da una pittura che pare risalga all'epoca della prima dinastia. Notevole importanza ebbe, invece, l'allevamento del maiale presso i Greci, come ne fanno fede, fra l'altro, numerose opere, a cominciare dall'Iliade e dall'Odissea, e riproduzioni artistiche. Altrettanto si può dire per i Romani per i quali il maiale era uno degli animali domestici di maggior pregio. Nell'Europa occidentale l'addomesticamento del maiale risale al periodo neolitico o dell'età della pietra levigata e le abitazioni lacustri forniscono numerosi resti di maiali dei quali sembra esistessero due forme ben distinte: l'una di piccola statura, designata da R. Rütimeyer col nome di maiale delle torbiere (Sus palustris), e l'altra di grande statura.
I caratteri anatomici più salienti del maiale sono i seguenti: testa con regione cranica molto sviluppata e regione facciale assottigliata, di lunghezza e profilo diversi secondo la razza, terminantesi nel grugno che ha per base ossea l'osso del grugno od osso fognaiuolo: dentizione da adulto composta di 44 denti, e cioè 12 incisivi (6 per mascella), 4 canini molto sviluppati detti zanne, 16 premolari (8 per mascella) e 12 retromolari (6 per mascella); colonna vertebrale di 52-56 vertebre (7 cervicali, 14-15 dorsali, 6-7 lombari, 4 sacrali, 21-23 coccigee); quattro dita, di cui le due mediane regolarmente sviluppate e poggianti sul suolo e le due laterali rudimentali; pelle spessa, chiamata cotenna, rivestita di setole più o meno abbondanti a seconda della razza e talora quasi completamente mancanti (come, per es., nella razza casertana) e coprente uno strato più o meno spesso di lardo; stomaco semplice della capacità di 6-8 litri; intestino molto sviluppato, della lunghezza media di 23-25 metri; doppia serie di mammelle disposte linearmente sulla faccia ventrale dallo sterno al pube, in numero variante da 10 a 16 (5 a 8 per lato) a seconda della razza e degl'individui.
Fra le caratteristiche fisiologiche, le più importanti sono quelle che si riferiscono alla funzione digerente e alla funzione della riproduzione. La specie suina essendo, come detto, onnivora si può nutrire di un gran numero di prodotti sia di origine vegetale sia di origine animale. Il sistema digerente dei suini è particolarmente adatto a digerire gli alimenti ricchi di sostanze amidacee e zuccherine (semi e derivati, tuberi e frutti) mentre possiede scarsa attitudine a digerire gli alimenti ricchi di cellulosio. Altra caratteristica fisiologica importante della specie è la prolificità, che è però molto influenzata dalla razza, dall'individualità e dalle condizioni di allevamento; infatti, mentre la prolificità media è di circa 8-9 maialetti per parto, vi sono scrofe che possono dare, a ogni figliata, 18-20 e più maialetti e scrofe che ne dànno 1 o 2 soltanto. La durata media della gestazione è di 114-115 giorni con scarti estremi, molto rari, di 105 a 125 giorni. In condizioni normali una scrofa può quindi partorire due volte all'anno. Le scrofe possono manifestare assai per tempo i primi calori e cioè da 4-6 mesi; ma generalmente non si fanno coprire dal verro prima dell'età di 8-12 mesi, secondo la razza e la precocità individuale e il sistema di allevamento. I calori hanno una durata di 24-48 ore ed essi, nelle femmine non fecondate, ricompaiono a periodi di 19 a 25 giorni. La capacità di allevamento delle scrofe è, in certo qual modo, determinata dal numero dei capezzoli pervî che posseggono e dalla quantità di latte che esse possono produrre. A proposito del numero di capezzoli va rilevato che dopo alcuni giorni dalla nascita ogni maialetto si fissa a un determipato capezzolo e vi rimane fedele per tutto il periodo dell'allattamento. La quantità di latte che una scrofa può fornire giornalmente ai maialetti è molto variabile: in media è di circa 2-3 litri al giorno. Si tratta, però, di un latte molto nutritivo che contiene dal 6 al 7% di grasso, dal 5 al 6,5% di sostanze azotate, dal 5 al 6% di zucchero e circa l'1% di sostanze minerali.
Le funzioni economiche del maiale sono la produzione della carne e del grasso. La rapidità del ciclo vitale di questo animale la sua grande prolificità e voracità e la caratteristica di essere onnivoro rendono il maiale particolarmente adatto alla funzione di rapida ed economica produzione di carne e di grasso. L'applicazione da parte dell'uomo, dei metodi zootecnici ha poi esaltato in modo sorprendente, in alcune razze suine, la prolificità e l'attitudine a trasformare svariati alimenti in carne e grasso. Basti pensare che una scrofetta di razza selezionata, che alla nascita pesa poco più di 1 kg., all'età di 14-15 mesi può pesare oltre 200 kg. e avere dei figli che complessivamente superano il peso di una tonnellata; da una maialetta di 1 kg. si può, dunque, arrivare, in 14 mesi, a circa 1200 kg. di peso vivo con oltre 1000 kg. di carne e di grasso.
Un'altra caratteristica economica del maiale è quella di dare alla macellazione una resa maggiore di quella fornita dalle altre specie di animali domestici e prodotti secondarî che trovano una completa utilizzazione alimentare o industriale. Si può avere un'idea precisa di ciò che si ricava dai maiali alla macellazione consultando i seguenti dati di E. Wolf riferentigi a 100 kg. di peso vivo:
I prodotti commestibili del maiale (carne, visceri, sangue) raggiungono dunque il 93-94% del peso vivo dell'animale; ma anche i prodotti non commestibili trovano un impiego industriale. Così è delle setole che vengono usate per fabbricare spazzole e pennelli; degli unghioni che s'impiegano per la fabbricazione del blu di Prussia o della colla forte o come concime azotato; della vescica urinaria che, ben lavata e seccata, serve per conservare il presame o lo strutto di maiale. La pelle o cotenna di suino di solito viene mangiata, ma può anche essere usata per rivestireselle, fare bardature, ecc.
Dato che la funzione economica dei suini è essenzialmente quella di produrre carne e grasso, nella scelta di questi animali a scopo di allevamento e di riproduzione si tengono in particolare considerazione quei caratteri morfologici che stanno a indicare una maggiore precocità e un più elevato rendimento in carne - e soprattutto in carne di prima qualità - e in grasso. Le regioni del corpo che forniscono carne di prima qualità sono: la groppa, la natica, la coscia e la gamba che nel loro insieme formano il prosciutto; la spalla, il braccio e l'avambraccio che formano il cosiddetto prosciutto di spalla; i lombi (filetto e falso filetto). Le regioni che forniscono carne di seconda qualità sono: il dorso, il costato e il petto; quelle che forniscono carne di terza qualità sono il collo, la testa e il ventre. La conformazione che conferisce al maiale maggior pregio zootecnico e valore economico è, pertanto, quella caratterizzata da tronco lungo, largo e profondo a forma di parallelepipedo, con prosciutti molto sviluppati, con dorso e lombi a profilo convesso, molto larghi e muscolosi, con testa piccola, collo corto, grosso e muscoloso, stinchi e pastorali brevi. Nella valutazione delle scrofe occorre anche tener conto del numero delle mammelle e d'alcune caratteristiche fisiologiche di notevole portata economica, quali la prolificità, la capacità di allattamento, il buon istinto materno.
Il principio della specializzazione delle attitudini degli animali, che l'uomo ha largamente applicato al miglioramento di diverse specie e razze di animali domestici, ha trovato applicazione anche nel campo della suinicoltura, nel senso che alcune razze suine sono state selezionate per la produzione di carne grassa e altre per la produzione di carne magra. Questa specializzazione ha portato alla differenziazione di due tipi di suini che gli Anglosagsoni indicano con le due espressioni di lard type e bacon type, cioè di tipo da lardo e di tipo da carne. Il maiale da lardo è esteriormente caratterizzato da tronco di media lunghezza ma molto largo e profondo, sostenuto da arti molto brevi per cui il corpo dell'animale a fine ingrassamento striscia quasi per terra: testa piccola e leggiera, stinchi brevi e sottili, indici di uno scheletro fine; profili superiore (dorso e lombi) e posteriore (natica e coscia) marcatamente convessi; temperamento linfatico. Il maiale da carne è alla sua volta caratterizzato: da tronco lungo e bene proporzionato nelle sue parti, con dorso e lombi robusti e leggermente convessi, sostenuto da arti solidi e piuttosto lunghi; prosciutti e spalle molto muscolosi ma poco grassi; testa più tozza e stinchi più grossi che nel tipo da lardo, indici di maggiore sviluppo scheletrico; collo piuttosto lungo; forme meno rotondeggianti anche alla fine dell'ingrassamento; pelle senza tracce di pliche; maggiore vivacità di temperamento e di movimenti.
Numerosissime sono le razze suine allevate nei diversi paesi del mondo in relazione al fatto che si tratta di una specie molto malleabile, suscettibile, cioè, di notevoli variazioni sotto l'influenza di fattori genetici ed ecologici. Un criterio logico di classificazione potrebbe essere quello dell'origine e parentela delle diverse razze; ma le nostre conoscenze al riguardo sono così scarse da rendere praticamente inattuabile l'applicazione di questo criterio. Coloro che hanno tentato una classificazione delle razze suine hanno dovuto attenersi a caratteri somatici più o meno appariscenti, come la grandezza del corpo, la forma e la direzione delle orecchie, il profilo della testa, le proporzioni della faccia. Fra le classificazioni meno irrazionali possono essere ricordate quella di C. Rhode e quella di P. Dechambre. Il primo classifica le razze suine nel modo seguente:
Il Dechambre, a sua volta, classifica le razze suine nel modo seguente:
1. razze a profilo della testa subconcavo, con faccia lunga e fine e con orecchie orizzontali dirette in avanti;
2. razze a profilo della testa concavo, con faccia lunga e spessa e orecchie larghe e pendenti;
3. razze a profilo della testa ultraconcavo, con faccia corta e camusa e orecchie piccole ed erette.
Ma la maggior parte degli autori, date le difficoltà di una classificazione basata su criterî scientifici, s'attiene al criterio puramente geografico, classificando e descrivendo le razze proprie dei diversi paesi. Seguendo questo concetto si farà cenno delle principali razze suine italiane e straniere.
Razze suine italiane. - L'Italia possedeva un tempo numerose razze suine che rispecchiavano le diverse condizioni ambientali. Alcune di esse sono completamente o quasi scomparse per la diffusione e l'incrocio con razze d'importazione, fra le quali primeggia la razza inglese Large White o grande Yorkshire (v. sotto). Delle razze indigene tuttora allevate allo stato di purezza le più importanti sono le seguenti:
Razza casertana o napoletana, allevata nella Campania, caratterizzata da pelle di color nero o ardesia con mancanza quasi completa di setole, di media grandezza, con testa piccola e profilo subconcavo, orecchie piccole dirette in avanti quasi orizzontalmente, scheletro fine, mediamente prolifica, precoce e con spiccata attitudine all'ingrassamento.
Razza cinta, allevata in Toscana, particolarmente nelle provincie di Siena e di Firenze, caratterizzata da un mantello nero con una fascia o cintura (d'onde il nome di cinta) che dal garrese scende alle spalle e cinge il torace, con testa piuttosto allungata a profilo subconcavo e con orecchie di media lunghezza dirette in avanti e in basso, è una razza rustica, ottima pascolatrice e utilizzatrice del sottobosco, mediamente prolifica (7-9 maialetti per figliata), produttrice di carne sapida.
Razza romagnola, detta anche mora o castagnina, allevata in Romagna, di sviluppo considerevole, caratterizzata da pelle giallo-scura con setole ispide di color nero o fulvo con punta scolorata; razza rustica, non molto precoce, con buona prolificità (10 maialetti in media per parto), ha perso molto terreno in seguito alla diffusione della razza Large White.
Razza cappuccia, detta anche chianina o casentinese, allevata in Toscana e specialmente nel comune di Anghiari e nel Casentinese, in provincia di Arezzo; caratterizzata da pelle scura con setole grosse e folte di colore grigio-ardesia, da testa grossa con muso piuttosto allungato a profilo subconcavo, con orecchie larghe e lunghe portate in avanti e in basso, tronco un po' angoloso sostenuto da arti alti: razza rustica, pascolatrice, mediamente prolifica, poco precoce: produttrice di carne sapida.
Razza maremmana o macchiaiola, allevata allo stato brado in Toscana e nel Lazio, e precisamente nella Maremma, caratterizzata da statura e mole ridotte, da pelle e setole grosse e folte completamente nere, con forme che ricordano da vicino quelle del cinghiale: è una razza primitiva, a lento sviluppo, rusticissima, ma che ingrassa con difficoltà, a prolificità ridotta (5-6 maialetti per parto), abituata a vivere in libertà nei boschi di querce e di leccio, nutrendosi di ghiande, erbe e radici.
Razza calabrese, allevata in Calabria, caratterizzata da pelle e setole nere, testa grossa con muso lungo e profilo subconcavo, orecchie lunghe e portate in avanti e in basso, con forme angolose, tronco stretto e arti lunghi; rustica, sobria, pascolatrice, poco precoce, mediamente prolifica, produttrice di carne sapida.
Razze suine del Regno Unito. - Nel Regno Unito e più particolarmente in Inghilterra esistono numerose razze suine di cui alcune hanno avuto una grande diffusione in altri paesi, compresa l'Italia. Di queste razze le più importanti sono le seguenti:
Razza Yorkshire, comprendente 3 sottorazze denominate rispettivamente Large White, Middle White e Small White. Il Large White o grande maiale bianco Yorkshire è una delle più pregevoli razze suine del mondo. Essa è caratterizzata da grande statura (cm. 75-80 al garrese) e peso elevato, che nei verri può raggiungere e sorpassare i 500 kg. e nelle scrofe i 400 kg., da pelle rosea e setole bianche, da testa piccola con muso corto e profilo concavo e talora spezzato, da orecchie piccole ed erette, da grande prolificità (figliate in media di 10-12 maialetti con estremi di 18-20), da notevole precocità: è produttrice di carne più che di grasso (bacon type). Il Large White venne introdotto in Italia per la prima volta nel 1872 e avendo incontrato il favore dei suinicoltori, specialmente dell'Emilia, vi si è largamente diffuso sia come allevamento in purezza sia come razza incrociante, tanto che la produzione suina italiana, e in modo particolare quella dell'Italia settentrionale, è attualmente costituita prevalentemente da derivati di razza Large White. Il Middle White o Yorkshire medio ha caratteristiche di mantello uguali a quelle del Large White, dal quale si differenzia perché è più piccolo e tozzo e presenta arti più corti, testa con muso fortemente rincagnato e profilo spezzato con grugno grosso e rivolto in alto. Anche il Middle White è stato ripetutamente introdotto in Italia ma con minore successo del Large White. Lo Small White o piccolo Yorkshire, così denominato appunto per la sua statura e mole ridotte, ha caratteristiche di mantello e di testa simili alle altre due sottorazze, ma è poco prolifica e appartiene al tipo da lardo: è la meno importante e diffusa delle tre sottorazze di Yorkshire.
Un'altra razza suina inglese perfezionata allevata ormai in diversi paesi è la Berkshire, razza di media statura (circa cm. 60 in media al garrese) e di peso abbastanza ragguardevole (circa 250-300 kg. nei soggetti adulti), caratterizzata da mantello nero con setole abbondanti e con 6 macchie bianche localizzate alla parte inferiore degli arti, alla faccia e alla punta della coda, da testa a faccia corta con profilo marcatamente concavo e orecchie piccole, diritte, portate in avanti e in alto: il maiale Berkshire è mediamente prolifico, precoce, pascolatore e si presta sia per la produzione della carne sia per la produzione del lardo. Altra razza suina inglese di fama mondiale è la Large Black o grande nera, così denominata per la sua grande mole e per il suo mantello completamente nero, caratterizzata, fra l'altro, da testa con faccia lunga e profilo subconcavo con orecchie lunghe e larghe cadenti in avanti in modo da coprire gli occhi: razza di buona prolificità (8-12 maialetti), pascolatrice, adatta anche per i climi caldi, precoce, del tipo da carne. Altre razze suine inglesi di minore importanza rispetto alle precedenti sono la Tamworth, dal mantello rosso dorato, adatta specialmente per la produzione del bacon, la Gloucestershire old spot, caratterizzata dal mantello bianco con pomellature nere o viceversa, la razza Wessex Saddleback, il cui mantello nero con cintura bianca passante per il garrese e il torace è in tutto simile a quella della razza italiana Cinta già descritta; le razze Essex e Suffolk, due piccole razze l'una a mantello completamente nero e l'altra a mantello bianco giallastro pallido.
Razze suine della Germania. - Le razze suine allevate in Germania si distinguono in razze migliorate d'importazione, razze indigene migliorate e razze indigene non migliorate.
La prima categoria comprende il maiale bianco tedesco migliorato (weisses deutsches Edelschwein, che non è se non la razza Yorkshire), e la razza Berkshire. La seconda categoria comprende: la razza indigena bianca migliorata (deutsches weisses veredeltes Landschwein), razza ottenuta per incrocio della razza indigena con la razza Yorkshire, dalla quale si differenzia, fra l'altro, per le orecchie lunghe e cadenti; la razza indigena nera migliorata (schwarzes veredeltes Landschwein) ottenuta per incrocio con la razza Berkshire. La terza categoria comprende il maiale pezzato nero non migliorato del Hannover e del Brunswick e il maiale pezzato rosso non migliorato bavarese.
Razze suine della Francia. - La Francia possiede numerose razze suine, la maggioranza delle quali ha però un interesse esclusivamente locale.
La più importante è la razza craonaise, il cui centro più importante di allevamento è la regione di Craon, razza caratterizzata da mantello bianco o biondo chiaro con testa a profilo concavo e orecchie lunghe e cadenti lateralmente in guisa da lasciare scoperto l'occhio. Segue, in ragione di importanza, la razza limousine, caratterizzata da mantello bianco con due macchie nere, localizzate l'una alla testa e al collo e l'altra alla groppa. Le altre razze suine francesi sono la périgourdine, la bressane, la charolaise, la gasconne, la razza di Cazères, di Miélan, la marseillaise, la normande, la bretonne, ecc.
Razze suine della Penisola Iberica. - Sono tutte razze di interesse locale. Le più importanti sono: la negra extremeña, la colorada, la celta, l'alavesa e la mallorquina.
Razze suine del Belgio e dell'Olanda. - In Belgio esiste una razza indigena non migliorata comprendente tre sottorazze: la fiamminga, la brabantina e l'ardennese. Le razze indigeni olandesi sono state quasi completamente sostituite o assorbite dalla razza Large White.
Razze suine della Danimarca e della Scandinavia. - In Danimarca è molto diffusa la razza indigena danese a mantello bianco e a grandi orecchie pendenti. In Svezia e Norvegia si alleva largamente la razza Large White.
Razze suine dell'Austria, dell'Ungheria e dei Paesi Balcanici. - La popolazione suina dell'Austria è molto simile a quella della Germania. In Ungheria e nei Paesi Balcanici è invece molto diffusa la razza suina Mongolicza, razza pregevole, comprendente una sottorazza a mantello bianco o biondo e una a mantello nero, caratterizzate dal corpo rivestito di setole lanose e ricciute con testa piccola e orecchie dirette quasi orizzontalmente in avanti: razza di media prolificità con spiccatissima attitudine all'ingrassamento.
Razze suine delle Americhe. - Nell'America Settentrionale esistono razze suine pregevoli, alcune delle quali hanno assunto una fama mondiale e sono state introdotte anche in Europa. Fra queste le più importanti sono: la razza Poland China, del tipo da lardo, avente il mantello nero con 5 macchie bianche localizzate ai piedi e alla faccia; la razza Duroc Jersey dal mantello rosso; la razza Chester White, dal mantello bianco e orecchie pendenti; la razza Hampshire, dal mantello nero con cintura bianca passante per il garrese e la spalla. Nell'America Centrale e Meridionale, dove le razze locali hanno scarso interesse, si diffondono sempre più le razze migliorate dell'America Settentrionale e dell'Inghilterra.
V. tavv. CXLVII e CXLVIII.
Patologia suina. - I suini soggiacciono a numerose malattie che possono essere classificate, rispetto alla loro natura, nel modo seguente: malattie infettive; malattie infestive o parassitarie; malattie da allevamento; malattie da carenza; malattie organiche. Le malattie infettive che arrecano i maggiori danni all'allevamento suino sono: la peste, malattia da virus filtrabile; il mal rossino, malattia setticemica determinata dal Bacillus erysipelatis suum; la setticemia emorragica dei suini, determinata dal Bacillus suisepticus; il paratifo dei suini, determinato dal bacillo paratifo Voldagsen. Oltre a queste malattie proprie della specie suina, i maiali soggiacciono a malattie infettive comuni ad altre specie, come la tubercolosi, il carbonchio, l'afta epizootica, l'actinomicosi. Fra le malattie parassitarie va anzitutto ricordata la cisticercosi, determinata dal Cysticercus cellulosae, forma larvale della Tænia solium dell'uomo. Altre infestioni dei suini sono: la trichinosi, trasmissibile all'uomo, determinata da un piccolo verme, la Trichina spiralis, le cui larve si localizzano in apposite cisti dei muscoli dei suini; l'echinoccosi, determinata dalla tenia echinococco; l'elmentiasi da ascaridi; la strongilosi intestinale, ecc. Sotto la denominazione di malattie da allevamento s'intendono alcune manifestazioni morbose che colpiscono i giovani suini nei primi mesi di vita: sono fra queste la broncopolmonite enzootica, la poliartrite, la diarrea dei maialetti, ecc. Fra le malattie da carenza la più frequente è il rachitismo.
Dati statistici. - Alla data dell'ultimo censimento del bestiame (19 marzo 1930) esistevano in Italia 3.321.624 suini con una densità media, nel regno, di capi 10,7 per kmq. di superficie territoriale, di capi 11,7 per kmq. di superficie agrario-forestale e di capi 81 per mille abitanti. Il patrimonio suino negli altri principali paesi del mondo è il seguente:
Bibl.: E. Marchi e C. Pucci, Il maiale, Milano 1923; P. Dechambre, Le porc, Parigi 1924; G. E. Day, Productive swine husbandry, Londra 1924; F. Dettweiler e K. Müller, Lehrbuch der Schweinezucht, Berlino 1924; E. Mascheroni, Zootecnia speciale, Torino 1927; W. Wowra e W. Lentz, Schweinehaltung und Schweinekrankheiten, Neudamm 1933.