SUK
. Popolazione del Kenya, originariamente agricola, ora in maggioranza pastorale. Sembra che sia un germoglio dei Nandi e risulta composta di elementi camiti e nilotici. I Suk sono mesocefali con un indice di circa 77. Gli uomini vanno generalmente nudi, ma portano una caratteristica cappa che scende sulle spalle e curano la loro capigliatura facendo enormi crocchie. Inseriscono nel labbro inferiore un ornamento a forma di penna; gli uomini e le donne perforano il setto nasale da cui fanno pendere un disco di ottone. Vivono di caccia, di pesca e di prodotti agricoli e allevano bestiame. Usano come armi l'arco, la lancia e lo scudo. La confezione della ceramica è limitata ai Suk pastorali.
Praticano la circoncisione, ma non le attribuiscono grande importanza. La tribù è divisa in classi: ragazzi, uomini circoncisi e vecchi. Non hanno capi, ogni villaggio è governato dai vecchi. Praticano la poligamia e la donna è tenuta in condizione misera. Tra i Suk pastorali il divorzio è molto facile, tra quelli agricoli deve essere deciso dai vecchi, e chi fa divorzio deve pagare un'indennità al suocero. Chi riceve una donna fuggita da suo marito, è passibile dalla pena dovuta a un omicida.
Credono in un essere supremo chiamato Torôrut che è concepito onnipotente, onnisciente, e creatore del mondo e dell'uomo. Sembra che in molte circostanze gli rivolgano preghiere. La figura di Torôrut è molto influenzata da elementi celesti (pioggia, Sole, Luna). Sulle pratiche religiose dei Suk non si sa molto: ma si ha ragione di ritenere che il culto dei morti sia sviluppato tra i Suk come tra i Nandi e i Masai. Praticano la magia, hanno stregoni per la pioggia e credono che l'anima del morto passi in un serpente. Le persone comuni, quando muoiono, sono abbandonate nella foresta in pasto alle iene; solo persone di riguardo sono sepolte nel villaggio e sulla loro tomba si costruiscono tumuli di pietre.
Bibl.: Harry Johnston, The Uganda Protectorate, II, Londra 1902; M. W. H. Beech, The Suk, Oxford 1911; C. G. Seligman, Races of Africa, Londra 1930 (traduzione francese, Les races de l'Afrique, Parigi 1935).