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SULPICIO Severo

Enciclopedia Italiana (1936)
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SULPICIO Severo


Scrittore cristiano, originario di una nobile famiglia dell'Aquitania. Nato verso il 360, studiò a Bordeaux e si segnalò ben presto brillantemente nella carriera forense. Sposò una nobile fanciulla di famiglia consolare, che lo lasciò presto vedovo e proprietario - per la generosità di Bassula, madre della defunta - di un'ingentissima fortuna. Convertitosi all'ascetismo insieme col suo grande amico Paolino di Nola (v. paolino di bordeaux) probabilmente a seguito della morte della moglie (la sua crisi di coscienza è stata diversamente interpretata dagli storici nei suoi moventi e nelle fasi successive), abbandonò la vita pubblica, e dopo un periodo di incertezza, spronato dalle lettere di Paolino, dall'esempio di San Martino di Tours (da lui visitato verso il 396), e dagli affettuosi consigli di sua suocera Bassula, si ritirò definitivamente dalla vita mondana, destando con la sua decisione notevole scalpore negli ambienti colti e aristocratici della Gallia (399). Venduti i suoi beni a beneficio della Chiesa, si ritirò con la suocera e un gruppo di amici a Primuliacum (forse Prémillac nel Périgord), in una sua villa trasformata in monastero. Ivi visse fino verso il 413: forse, come afferma Gennadio, fu ordinato prete; meno probabile, almeno non controllabile, l'altra notizia di Gennadio secondo cui S. negli ultimi anni avrebbe per un certo tempo simpatizzato con le correnti semipelagiane, così diffuse nella Gallia meridionale.

Di Sulpicio rimane una Chronica in due libri dalle origini del mondo all'anno 400, interessante come documento storico soprattutto per i capitoli 46-51 del secondo libro relativi all'affare priscillianista (v. priscilliano), veramente preziosi specie se completati con i capitoli XIXIII del terzo dei Dialogi. A questi, esclusivamente dedicati a celebrare la gloria di S. Martino, e alla Vita Martini, Sulpicio deve anzi, sopra tutto, la sua fama. Scrittore vivace e agiografo espertissimo, Sulpicio ha lasciato con questi due scritti, quale che sia il giudizio da darsi sui fatti dal biografo attribuiti al suo eroe (v. martino di tours, santo), un documento d'importanza fondamentale non solo per lo studio dell'agiografia latina successiva, ma anche per illuminare le caratteristiche e la diffusione del monachismo latino in Gallia e il processo di cristianizzazione di quelle popolazioni rurali ancora tenacemente attaccate al paganesimo. Delle lettere di S. a Paolino non è rimasta traccia. Sette lettere attribuite dai manoscritti a S., una particolarmente ampia alla sorella Claudia non altrimenti conosciuta, sono con tutta probabilità spurie; autentiche invece le tre lettere a Eusebio, Aurelio e Bassula, anch'esse relative a S. Martino.

Ediz.: Tutte le opere sono edite a cura di C. Halm, in Corpus Script. Eccles. Lat., I, Vienna 1866. Edizione della Chronica a cura di A. Lavertujon (con trad. francese e amplissimi commentarî, voll. 2, Parigi 1896-1899); cfr. Saint Martin, récits de Sulpice Sévère mis en franåais avec une introduction a cura di P. Monceaux, Parigi 1926.

Bibl.: Oltre a quella citata in O. Bardenewer, Geschichte der altkirchl. Liter., III, 2ª ed., Friburgo in B. 1923, e alle voci martino di tours, santo; paolino di bordeaux; priscilliano, v.: U. Moricca, Il votum di Sulpicio Severo e di S. Paolino di Nola, in Didaskaleion, 1925, pp. 89-96; C. Jullian, Remarques crit. sur les sources de la vie et l'øuvre de saint Martin, in Revue des études anciennes, XXIV (1922), XXV (1923); J. Zeiller, Sulpice Sévère, in Bull. de la Soc. nat. des antiquaires de France, 1926; id., Les deux Sulpice Sévère, ibid.; A. H. Chase, The merical lives of St. Martin, ecc., in Harvard Studies in clas. Philology, 1932, pp. 51-76.

Vedi anche
santo Venànzio Fortunato Venànzio Fortunato, santo (lat. Venantius Honorius Clementianus Fortunatus). - Vescovo di Poitiers e poeta (n. presso Treviso 530 circa - m. Poitiers inizî sec. 7º). Studiò a Ravenna, poi con lungo pellegrinaggio si recò alla tomba di s. Martino di Tours indi a Poitiers dove trovò protezione e amicizia ... Magno Felice Ennòdio Ennòdio, Magno Felice (lat. Magnus Felix Ennodius). - Poeta e retore latino cristiano, nato in Gallia, forse ad Arles, nel 473 (o 474), morto nel 521 a Pavia, dove fu vescovo dal 513. Per le traversie subìte a Costantinopoli, dove era stato mandato presso l'imperatore Atanasio per ottenere l'adesione ... pelagianesimo Il complesso delle dottrine e il movimento ereticale che fanno capo al monaco Pelagio (ca. 354 - ca. 427). La dottrina di Pelagio è improntata a un moralismo ascetico-stoico: l'uomo può con le sue forze osservare i comandamenti di Dio e salvarsi; la grazia gli è data solo per facilitare l'azione. Ne ... anacoreta Religioso che vive isolato in luoghi deserti. Sebbene il fenomeno non sia peculiare al cristianesimo, nell’uso più comune il nome designa soprattutto i ‘solitari’ o ‘padri del deserto’, vissuti in Egitto nel 3° sec. e più ancora nel 4° (Paolo di Tebe, Antonio, Ammonio ecc. nella Tebaide e nelle valli ...
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  • Sulpìcio Sevèro
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    Scrittore ecclesiastico (n. in Aquitania 360 circa - m. Primuliacum 420 circa); dopo la morte della moglie, si ritirò a vita monastica presso Primuliacum (forse l'od. Primillac) seguendo l'esempio di s. Martino di Tours e s. Paolino di Nola. È autore di Chronicorum libri duo (dalla creazione al 400 ...
Vocabolario
sevèro
severo sevèro agg. [dal lat. severus]. – 1. a. Che esercita la propria autorità o il proprio ufficio con rigore, senza indulgenza e senza debolezza: giudice, esaminatore, critico s.; padre, maestro s.; un dirigente s. ma comprensivo; essere,...
severità
severita severità s. f. [dal lat. severǐtas -atis]. – L’essere severo; carattere, atteggiamento, comportamento di chi è severo: la s. dei giudici, della commissione d’esame; trattare con s.; qualità di ciò che è severo: la s. del verdetto;...
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