Omān, Sultanato di
geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'Asia sud-occidentale, nella Penisola Arabica, con un'exclave presso lo Stretto di Hormuz. La popolazione (2.340.815 ab. al censimento del 2003) è costituita prevalentemente da arabi (73% del totale), con minoranze di indiani (13%), pachistani ed egiziani. La densità demografica è molto bassa a causa delle difficili condizioni ambientali; la maggior parte degli abitanti vive concentrata nella regione del Masqaṭ e soprattutto nella fascia costiera, dove sono ubicati i principali centri urbani, tra i quali la stessa capitale.
Il Paese, come del resto tutti gli Stati della regione, dipende dagli idrocarburi, che contribuiscono per il 50% alla formazione del reddito nazionale e rappresentano oltre il 75% delle entrate pubbliche e i due terzi dei redditi da esportazione. Tuttavia, il sultanato persegue una strategia economica basata sulla diversificazione e sulla privatizzazione. In particolare, il Paese ha in progetto di inserirsi nel settore del turismo di élite e in quello dell'ecoturismo. La valorizzazione dell'altra grande risorsa, il gas naturale, e la creazione di numerose infrastrutture, sulla spinta della privatizzazione di alcuni servizi pubblici (energia elettrica, dissalazione dell'acqua marina ecc.), hanno contribuito a ridurre la dipendenza dal settore petrolifero e alla crescita del reddito nazionale, quadruplicatosi rispetto agli anni Ottanta del 20° secolo.
Storia
di Paola Salvatori
Tra gli Stati più tradizionali del Golfo Persico, l'O. rimaneva alle soglie del 21° sec. ancora soggetto al governo assoluto del sultano Sayyid Qābūs ibn Sa̔īd, salito al potere dopo aver destituito il padre nel 1970, anche se cominciavano a manifestarsi alcuni deboli segnali di cambiamento.
Nel settembre 2000 il Consiglio consultivo, istituito nel 1991 con l'esclusivo compito di assistere il sultano su varie questioni, esclusa la difesa, fu eletto per la prima volta direttamente dal popolo; il corpo elettorale, tuttavia, era ancora fortemente ristretto (appena il 25% della popolazione). Un allargamento del suffragio fu attuato nelle elezioni successive, svoltesi nell'ottobre 2003, a cui poterono votare tutti i cittadini di età superiore ai 21 anni. Tra gli eletti vi furono anche due donne, a testimonianza degli sforzi del regime di promuovere un maggiore coinvolgimento della popolazione femminile nella vita pubblica. In quest'ottica rientrava anche la nomina, per la prima volta nella storia del Paese, di donne nella carica di ministri: a esse fu affidato il ministero delle Industrie aeronautiche (marzo 2003), il ministero del Turismo e quello dello Sviluppo sociale (rispettivamente giugno e ott. 2004). Ulteriore segnale di cambiamento fu l'approvazione nel 2004 di una nuova legge sull'informazione che prospettava la possibilità di costituire emittenti radiotelevisive private a partire dal 2006. Agli inizi del 2005 furono arrestati numerosi membri dell'esercito ritenuti responsabili di cospirare contro lo Stato.
In politica estera il Paese ribadì in questi anni i legami con gli Stati occidentali e, dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 a New York e a Washington, si schierò a fianco della coalizione internazionale antiterrorismo guidata dagli Stati Uniti. Negli anni seguenti si intensificarono i rapporti commerciali con Washington culminati, nel gennaio 2006, nella firma di un accordo bilaterale di libero scambio.