Sumer
Nella Bassa Mesopotamia, il Paese di S. (sumerico ki-en-gi, accadico mat shumerîm) è distinto dal «Paese di Akkad» (sumerico ki-uri, accadico mat akkadim), come distinti sono i due rispettivi popoli e le due lingue. S. occupa la parte più meridionale, con le città di Eridu, Ur, Uruk, Umma, Lagash, Larsa, Asab, Shuruppak e altre, fino alla città santa di Nippur (sede di Enlil, capo del pantheon sumerico) che funge da confine rispetto ad Akkad. Mentre gli accadi sono popolazione di lingua semitica, dunque imparentata con altri popoli che occupavano la Penisola Arabica e la Siria, la lingua dei sumeri non è semitica (né indoeuropea), piuttosto imparentata con altre lingue antiche (elamico) e moderne (dravidico) della zona del Golfo Persico e oltre. Non è tuttavia necessario (come si pensava un tempo) postulare una migrazione degli accadi da O e dei sumeri da E: sin dall’inizio della documentazione entrambi i gruppi occupano le rispettive zone, in una situazione di già avanzata commistione, e costituiscono in loco gli elementi più avanzati della loro civiltà. La cultura «Uruk» (ca. 3500-3000 a.C.), che nella sua fase tarda introduce la prima scrittura, è senza dubbio a prevalente matrice sumerica, e la continuità rispetto alla precedente fase «Ubaid» (ca. 4500-3500 a.C.) è abbastanza diretta per poter ipotizzare che i sumeri siano protagonisti anche di quest’ultima. In seguito, mentre l’elemento semitico riceveva continui apporti da O, i sumeri rimanevano isolati e venivano progressivamente assimilati. Si pensa che la lingua sumerica fosse non più parlata già intorno al 2000 a.C., anche se rimase ancora a lungo lingua scritta (letteraria, religiosa, ma anche legale e amministrativa). Dal punto di vista storico-politico, la vicenda dei sumeri può dividersi in quattro fasi: 1) età di Uruk: il centro basso-mesopotamico costituisce la prima urbanizzazione, lo Stato arcaico, con amministrazione formale e uso della scrittura, ed estende questo modello verso nord; 2) età protodinastica (2900-2350 a.C.): varie città-Stato (Ur, Uruk, Lagash, Umma e altre), imperniate sui templi cittadini e sulla stretta dipendenza del re dal dio, coesistono dapprima in una «Lega di S.» e poi lottano per l’egemonia regionale; 3) una fase di parziale declino (2350-2100 a.C.) vede le città sumeriche dipendere dai re di Akkad e poi dai gutei; 4) il periodo neosumerico coincide con la III dinastia di Ur (2100-2000 a.C.), e per la prima volta il Sud controlla direttamente la Mesopotamia centrosettentrionale. Anche dopo la distruzione di Ur, le dinastie del Sud (Isin, Larsa, Uruk) si richiamano al modello neosumerico, mentre quelle del Nord (Kish, Babilonia, Eshnunna, Assur) si rifanno a quello accadico. I testi scolastici (liste di parole ordinate per argomento) diventano bilingui (sumerico-accadico); anche i testi mitologici e letterari (celebre il ciclo di Gilgamesh) vengono tradotti in accadico, e si diffondono fino in Anatolia e Siria. La cultura mesopotamica rimane dunque profondamente impregnata di elementi sumerici fino alla sua fine (con l’avvento dell’ellenismo).