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SUMERI

di Giuseppe Furlani - Enciclopedia Italiana (1936)
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SUMERI

Giuseppe Furlani

. Già da tempi antichissimi la parte meridionale della Babilonia (Šumer) era abitata dal popolo dei Sumeri, parlanti una lingua, il sumero, che è del tutto diversa tanto dall'accado, che era la lingua semitica degli Accadi, abitanti della parte settentrionale della Babilonia, quanto anche dalle lingue indoeuropee o caucasiche o da qualsiasi altra famiglia linguistica finora conosciuta. I Sumeri erano diversi dai Semiti anche per tipo antropologico e hanno sviluppato una loro propria civiltà, più antica di quella dei Semiti tanto della Babilonia quanto degli altri paesi semitici, civiltà che ha raggiunto grandi altezze, si è propagata in quasi tutta l'Asia occidentale antica ed è passata poi a costituire il fondamento e la base della civiltà dei Babilonesi e Assiri, la quale a sua volta ha influito profondamente sulla civiltà d'Occidente. Politicamente i Sumeri hanno avuto grande parte nella storia dell'Asia occidentale antica, poiché almeno una volta sono riusciti a costituire, sotto Lugalzaggisi, un vasto impero che arrivava fino alle sponde del Mediterraneo (v. babilonia e assiria: Storia). Monumenti e resti di edifici trovati nella Siria settentrionale, nella Mesopotamia sul confine con l'Asia Minore e sull'altipiano iranico attestano che l'espansione politica e culturale dei Sumeri ha raggiunto contrade lontane dalla loro sede principale.

I Sumeri erano gli abitanti della Babilonia meridionale già in tempi preistorici. Non furono però essi i primi abitanti del paese. Gli scavi degli ultimi anni, a Lagash (Tellōḥ), Uruk (Warkah), Kish, Uru, Gemdet Naṣr e in qualche altro luogo hanno dimostrato che prima dei Sumeri il paese era abitato da un popolo di civiltà molto affine a quella degli Elamiti preistorici di Susa e di alcuni altri antichi luoghi dell'altipiano iranico. Si sono trovate tavolette in caratteri pittografici, caratteri che per ora rappresentano lo stadio più antico della scrittura cuneiforme, le quali sono scritte in una lingua non ancora precisabile, ma che potrebbe essere il sumero. Non si può escludere però che si tratti di qualche antico dialetto elamico. Circa l'origine e il luogo di provenienza dei Sumeri non si è ancora raggiunto l'accordo tra gli studiosi. La maggioranza è d'opinione che essi siano immigrati nella Babilonia meridionale dall'Elam meridionale, da Susa e dai suoi dintorni, e che abbiano portato con loro la propria civiltà e la scrittura pittografica, che in progresso di tempo divenne la scrittura a caratteri cuneiformi. Si fanno valere a sostegno di questa tesi segnatamente due circostanze: il fatto che la parola sumera per montagna, kur, significa anche paese e si argomenta quindi che per il Sumero paese aveva l'accezione di alcunché di montagnoso, idea questa che non sarebbe potuta sorgere nella Babilonia meridionale che è del tutto piana, e la circostanza che le torri templarie imitano montagne sulle cui cime prestare adorazione agli dei. Ma nessuno di questi argomenti ha forza veramente probatoria. Altri li fanno immigrare dai paesi situati sulla sponda settentrionale del Golfo Persico e persino dall'India. Questa seconda supposizione coglie forse meglio la realtà. Infatti il tipo antropologico dei Sumeri, che non è affatto quello di abitanti di paesi di montagna e di alta montagna come è la parte occidentale dell'altipiano iranico, combina meglio con quello degli abitanti della sponda settentrionale del Golfo Persico e di qualche schiatta indiana. Dall'esame antropologico fatto su resti ossei trovati negli scavi è risultato che tra i Sumeri era rappresentata la razza mediterranea alla quale appartenevano anche alcuni strati dell'India antica. È molto verosimile quindi che i Sumeri siano immigrati nella Babilonia meridionale dalla sponda settentrionale del Golfo Persico e dalle regioni situate a oriente fino verso l'India. Si potrebbe far valere a favore di questa tesi ancora la circostanza che secondo i Sumeri stessi la civiltà sarebbe stata loro apportata da un mostro anfibio salito sulla terra dal Golfo Persico (Oannes). Quando i Sumeri immigrarono nel paese, questo era già occupato da una popolazione la cui civiltà stava in intimo nesso con quella dell'Elam e si esplicava segnatamente in varie importanti città, come Zimbir (Sippar), Eridu e altre, i cui nomi non hanno nessuna etimologia sumera e devono quindi risalire alla popolazione presumera del paese. Non si sa ancora se i Sumeri abbiano occupato soltanto la parte meridionale della Babilonia oppure se siano riusciti a sottomettere e colonizzare anche la Babilonia settentrionale e forse anche l'Assiria e la Mesopotamia settentrionale, poiché non è ancora certo se, a titolo d'esempio, il tempio sumero di Qatna in Siria, i monumenti sumeri del Tell Ḥalāf (presso Rās al-‛Ayn) e le statue sumere di Aššur dinotino semplicemente l'espansione della civiltà sumera, oppure la loro azione politica, oppure la loro colonizzazione e abitazione. È probabile però che si tratti di azione soltanto culturale e forse, nel caso dell'Assiria, anche politica. Non è invece affatto verosimile che i Sumeri siano stati anticamente abitanti anche della Siria.

Si è voluto far rientrare la lingua dei Sumeri nella cerchia delle lingue caucasiche, delle uralaltaiche, delle indoeuropee, di lingue africane, oceaniche e delle mediterranee, ma nessuno studioso è riuscito finora a dimostrare il suo asserto e a farlo accettare dagli altri. È malagevole il confronto con lingue sue contemporanee, perché il sumero risale nei suoi documenti più antichi a quasi seimila anni fa. Esso subì nel corso della sua lunga storia non poche alterazioni, segnatamente quando cessò, con la scomparsa politica dei Sumeri, di essere una lingua parlata e divenne una lingua della religione e dell'erudizione, nella quale i sacerdoti babilonesi e assiri componevano bensì ancora inni agli dei, siccome essa godeva molto prestigio, così come nel nostro Medioevo il latino, ma della quale non possedevano più lo spirito e l'uso quotidiano. Il sumero fu coltivato nelle scuole sacerdotali, e si scrisse in questa lingua fino alla scomparsa della scrittura cuneiforme, vale a dire fino all'era volgare. Siccome esso nel periodo più recente della civiltà babilonese e assira era una lingua morta, si solevano aggiungere agli scritti redatti in questa lingua versioni più o meno letterali e più o meno esatte in lingua accada. Tali versioni hanno messo in grado gli studiosi di ricostruire la grammatica sumera, che ora si conosce abbastanza bene nel funzionamento della sua complicata morfologia e sintassi. Lo studio della lingua sumera è stato posto su basi strettamente scientifiche da F. Thureau-Dangin in Francia e da Fr. Delitzsch in Germania. Benemeriti dello studio di questa lingua si sono resi S. Langdon, A. Deimel e A. Poebel, il quale ha scritto la migliore grammatica sumera.

Il sumern appartiene al tipo di lingue agglutinanti. Queste significano le modificazioni grammaticali mediante particelle prefisse, infisse o suffisse che non si fondono con la radice, ma con questa formano una serie o catena, della quale gli anelli sono semplicemente contigui uno all'altro. Il sumero si conforma pienamente a questo tipo. Le radici sono nella loro maggioranza monosillabiche, ve ne sono però anche di quelle che constano di due o maggior numero di sillabe. La lingua non fa nessuna distinzione tra radici verbali e radici nominali. Perciò dug può valere tanto "buono" quanto "esser buono". Il sumero ha tanto pronomi personali indipendenti, quali mae, "io", zae, "tu", ene, "egli", e così via, quanto pronomi possessivi che si suffiggono al sostantivo, come -mu, "mio", -zu, "tuo", -nene, "loro", e dimostrativi, -e, "questo", -e-mesh, "questi". Inoltre esistono pronomi interrogativi, aba, "chi?", ana, "che cosa?", e pronomi indefiniti, ma non si ha invece nessun pronome relativo. Nei sostantivi, dei quali si distinguono varie classi, non si indica il genere. Perciò dumu può valere tanto "figlio" quanto "figlia", e dam tanto "marito" quanto "moglie". Si hanno varî modi d'indicare il plurale. Si aggiunge alla radice la desinenza -ene, per esempio, dingir-ene, "gli dei", o la desinenza -mesh (anche -me) o la desinenza khi-a, oppure si raddoppia tutta la radice e si dice kur-kur per significare "i paesi". Non si ha una vera declinazione, perché il soggetto, cioè il nominativo, suole esser bensì significato dalla desinenza -e, ma l'accusativo e il vocativo non sono espressi affatto, mentre per il genitivo si ricorre alla sillaba suffissa -ak e per il dativo si fa uso della sillaba -ra suffissa e il locativo è espresso da un'-a. Molti avverbî sono espressi mediante circonlocuzione, così per dire "allora", "prima", si dice "in quel tempo" o si suffige all'aggettivo la desinenza -she. I numerali sono soltanto apposizioni dei sostantivi e quindi questi ultimi non vanno messi al plurale. La lingua sumera è ricca di postposizioni, le quali esprimono ciò che in altre lingue significano le preposizioni. Per esempio -da vale "con", -ta invece vuol dire "da", -a o -e è "in", "sopra", -gim vuol dire "come" -akesh è "causa". Per rinforzare il significato di queste postposizioni si ricorre volentieri a sostantivi, come shag....-ta, "da", letteralmente dal cuore, "dall'interno", siccome shag vale "cuore"; igi-ni-she vuol dire "davanti a lui", letteralmente "davanti al suo occhio", poiché igi è "occhio". Accade spesso che si raddoppi il verbo, come shub-shub, "decadere", sia allo scopo di esprimere l'estensione dell'azione tanto rispetto al soggetto quanto rispetto all'oggetto, sia per significare l'iterazione o la ripetizione, sia per indicare l'intensità dell'azione. Le forme finite del verbo si esprimono mediante prefissi. Il sumem non distingue che il presente-futuro e il passato. Tutti e due sono significati da suffissi. A questi vanno aggiunti però alcuni prefissi, come i-, mu-, bi-. Il sumero dispone inoltre di infissi per esprimere la direzione dell'azione. Per significare la direzione accusativale esistono suffissi speciali. Altre particelle si hanno ancora per indicare il causativo, l'ottativo e il coortativo. La negazione del verbo è nu. premessa immediatamente alla forma verbale. Il divieto è espresso da na. Si hanno un participio attivo e un nomen actionis. Per quanto riguarda la sintassi è da osservare che nella proposizione ogni parola ha la sua posizione fissa e bene determinata e che in ogni parola la posizione e la seguenza di ogni suo elemento sono immutabili. Il verbo deve stare sempre alla fine della proposizione, e questa posizione esso ha conservato anche in accado, per azione appunto della lingua sumera.

Nella lingua sumera esistevano varî dialetti, tra i quali avevano maggiore importanza due, detti eme-ku e eme-sal. Il primo è il più comune, e il secondo sembra essere stato adoperato segretamente negli scritti religiosi. I due dialetti si differenziano tanto nella fonetica quanto nel vocabolario. Una caratteristica della lingua sumera è il principio dell'armonia vocalica che essa segue con grande costanza.

Bibl.: Per i Sumeri, v. babilonia e assiria: Storia. Cfr., inoltre, le storie dell'antichità, come i libri del Meyer, del Hall, la Cambridge Ancient History; inoltre: C. L. Woolley, The Sumerians, Oxford 1928; id., Ur of the Chaldees, Londra 1930; H. Frankfort, Archaeology and the Sumerian problem, Chicago 1932; E. A. Speiser, Mesopotamian origins, Filadelfia 1930; C. L. Woolley, Ur excavations, II: The Royal Cemetery, Londra 1934; S. Langdon, Pictographic inscriptions from Jemdet Nasr excavated by the Oxford and Field Museum Expedition, Oxford 1928; F. Thureau-Dangin, in Revue d'assyriologie, XXIV, pp. 26-27; G. Furlani, Appunti di antropologia della Mesopotamia antica, in Aegyptus, XI, pp. 57-72. Per la grammatica sumera, v. A. Deimel, Šummerische Grammatik, Roma 1924; A. Poebel, Grundzüge der sumerischen Grammatik, Rostock 1923; Fr. Delitzsch, Sumerisches Glossar, Lipsia 1914.

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sumèrico
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