summa
Dal lat. summa, propr. «la parte più alta». Raccolta di sentenze, compendio o sintesi di dottrine. Nel Medioevo il termine ebbe vari significati specifici e fu utilizzato anche come titolo di opere. In primo luogo, nel linguaggio scolastico del 12° sec., s. indicava una raccolta più o meno estesa, ma sintetica e completa, di sentenze concernenti un corpus di dottrine (di teologia, di diritto, di grammatica, ecc.). Presto tuttavia lo sviluppo delle scuole e della cultura portarono alla trasformazione della s. da raccolta di sentenze a lavoro autonomo e organico in cui il maestro rielaborava sistematicamente il proprio insegnamento. Così, per es., già nella prima metà del 12° sec., la Summa sententiarum (un tempo attribuita a Ugo di S. Vittore) non è più una semplice raccolta di auctoritates, ma una elaborazione organica di dottrine; più tardi la Summa «quoniam homines» di Alano di Lilla segna un completo abbandono delle sentenze per dare invece uno sviluppo organico a fondamentali problemi teologici. Successivamente, nel corso del 13° sec. la specializzazione dell’insegnamento, lo sviluppo del pensiero teologico, le esigenze pastorali, canoniche, ecc. portarono a un più preciso impegno monografico e sintetico: e il termine s. indicò allora un’opera dedicata all’esposizione organica e sintetica delle dottrine concernenti un determinato campo del sapere: così, per es., la Summa philosophiae attribuita a Roberto Grossatesta, la Summa iuris di Enrico di Susa, la Summa contra Gentiles e la Summa theologiae di Tommaso d’Aquino che può considerarsi la più grande testimonianza di questo genere enciclopedico.