Summae Deus clementiae
Deus clementiae Così suona il principio dell'inno che D. sente cantare dai lussuriosi nella settima balza del Purgatorio: ‛ Summae Deus clementïae ' nel seno / al grande ardore allora udì' cantando (Pg XXV 121).
Questo era infatti l'inizio dell'antico inno che si canta nel mattutino del sabato (l'anonimo parla veramente di venerdì a compieta, e spiega ciò col fatto che questa sarebbe stata " l'ora che l'Autore vidde tali martiri "); alcuni versi della terza strofe dell'inno fanno appunto riferimento al peccato di lussuria, e richiamano da vicino la pena che D. assegna ai peccatori: " Lumbos iecurque morbidum / Flammis adure congruis, / Accincti ut artus excubent / luxu remoto pessimo " (che il Figurelli, in Nuove Lett. V [1972] 66, così parafrasa: " Brucia con fiamme convenienti i nostri lombi e il molle fegato, sì che le membra siano vigili e pronte, rimossa da noi la triste lussuria ").
Nella riforma innografica di Urbano VIII nel 1631 (come rilevail Fallani), che ne fissò il testo definitivo, fu introdotto nell'incipitdi questo inno la lezione modificata Summae Parens Clementiae (mentre con Summae Deus Clementiae comincia, nei breviari odierni, l'inno che si canta nella festa dei Sette Dolori di Maria Vergine), che ha creato qualche perplessità fra i commentatori successivi (per tutta la questione si veda il commento dello Scartazzini).