Sunrise ‒ A Song of Two Humans
(USA 1926, 1927, Aurora, bianco e nero, 97m a 24 fps); regia: Friedrich W. Murnau; produzione: William Fox per Fox; soggetto: dal romanzo Die Reise nach Tilsit di Hermann Sudermann; sceneggiatura: Carl Mayer; fotografia: Charles Rosher, Karl Struss; montaggio: Katherine Hilliker, H.H. Caldwell, Harold D. Schuster; scenografia: Rochus Gliese.
Ansass, giovane contadino di un piccolo villaggio di campagna, è soggiogato dal fascino di una donna di città che lo convince a sbarazzarsi della moglie Indre, facendola annegare durante una gita in barca. Ma, sul punto di commettere il delitto, l'uomo si pente. La moglie, spaventata, fugge via. Soltanto in quel momento egli comprende l'amore che Indre nutre per lui. Ansass la insegue e sale con lei a bordo di un tram diretto in città. Giunti a destinazione, i due assistono a un matrimonio e l'uomo chiede perdono: la riconciliazione è scandita da un gioioso viaggio tra i miraggi della metropoli. Ma l'uomo rischia nuovamente di perdere la moglie sulla via del ritorno, durante una tempesta alla quale la fragile imbarcazione che li trasporta non è in grado di resistere. Indre riesce però a salvarsi grazie a un salvagente di giunchi che Ansass aveva in precedenza costruito per tornare a riva dopo il progettato omicidio, e viene ritrovata svenuta su una roccia da alcuni abitanti del villaggio accorsi in aiuto. Intanto l'uomo, convinto di aver perduto l'amata tra i flutti, respinge la donna di città venuta a cercarlo; quando è ormai sul punto di strangolarla, viene a sapere che la moglie è stata ritrovata sana e salva. Al sorgere di un'alba riconciliatrice, la coppia è di nuovo unita insieme al figlioletto.
Sunrise ‒ A Song of Two Humans è un racconto metafisico che risente del romanticismo tedesco: il mondo della campagna (la semplicità di una natura che simboleggia la radice e la fonte della vita) è opposto a quello della città (l'iperattività del mondo urbano sovrappopolato e frenetico, con i suoi piaceri fittizi e le sue illusioni); allo stesso modo, la donna di campagna (la legittima sposa che incarna le doti dell'umiltà e della semplicità) è fronteggiata dalla donna di città (l'amante illegittima che ricorre agli artifici di un fascino puramente esteriore). I personaggi sono in primo luogo archetipi (la donna di città non possiede nemmeno un nome). Dopo il tentato delitto, dopo il peccato, la riconciliazione avverrà passando dalla campagna al cuore iperattivo della metropoli, e compiendo successivamente il percorso inverso. È durante il ritorno a casa, in un ultimo confronto con gli elementi scatenati della natura, che si compie la rappacificazione definitiva. L'apparizione dell'aurora segna la piena affermazione della quiete, la ritrovata armonia della coppia, che coincide con il ritorno al mondo urbano da parte della vamp.
Ci sono pochi film nella storia del cinema che riescono a tradurre così felicemente la psicologia profonda dei personaggi attraverso l'espressività delle immagini, i movimenti della macchina da presa e i gesti degli interpreti. Le didascalie, relativamente numerose nella parte iniziale, si fanno progressivamente più rare con il procedere della narrazione. Eppure, Friedrich W. Murnau è capace di descrivere ogni minimo risvolto attraverso l'impiego di tutte le possibilità linguistiche del cinema muto, che all'epoca aveva raggiunto negli Stati Uniti il proprio apice. Il cineasta aveva già dimostrato in Germania di saper padroneggiare queste risorse, ma con Sunrise ‒ A Song of Two Humans giunge a un livello di perfezione raramente eguagliato con altrettanta intensità e coerenza. Murnau girò il film interamente in studio, sfruttando magistralmente i mascherini, i giochi di prospettiva (ad esempio nelle scene del luna park cittadino o in quelle nell'abitazione dei protagonisti, che sotto il profilo scenografico appaiono come le più chiaramente ispirate all'espressionismo), la sapiente illuminazione (la splendida inquadratura in cui Ansass, in silhouette, vede dalla finestra la donna di città sulla strada del villaggio in penombra), la simbologia dei costumi (la donna di città costantemente in nero: la seta del suo abito, il cappello, le calze, la chioma), il montaggio parallelo che assume significazioni morali (l'immagine della moglie a casa mentre gli amanti si baciano) o che unisce nella tempesta metropoli e campagna, il ritmo incalzante con il quale viene restituito l'universo dei piaceri cittadini. E ancora, l'attenta esplorazione topografica dei luoghi, l'utilizzo dei flashback e dei flashforward, le sovrimpressioni di immagini composite che contengono movimenti interni, le dissolvenze che ci portano da un universo all'altro senza modificare l'asse di ripresa e l'ampiezza del piano sui personaggi. L'esito fu tale che lo stesso Murnau poté infine affermare: "Sunrise mostra esattamente quello che voglio dire". La tragedia (le simmetriche tentazioni di omicidio) incornicia la commedia delle scoperte urbane (il parrucchiere, il fotografo, il ristorante, i divertimenti, il dancing, la corsa del maialino, la danza contadina, i fuochi d'artificio), ma anche il melodramma delle passioni (la coppia divisa dall'adulterio, il figlio dimenticato e ritrovato) e il confronto con gli elementi della natura: tutto si fonde in un'opera unitaria sorretta da un movimento estetico di assoluta precisione.
Premiato a Hollywood con gli Oscar per la migliore interpretazione femminile (Janet Gaynor) e per la fotografia, nei giudizi degli studiosi e dei cineasti Sunrise ‒ A Song of Two Humans si erge ancora come uno dei più bei film della storia del cinema. Grazie alla sua immensa fama, nel 1939 venne realizzato un remake diretto da Veit Harlan, cineasta 'quasi ufficiale' del regime nazista, dal titolo Die Reise nach Tilsit (Verso l'amore), con Kristina Söderbaum nel ruolo della moglie, eletta in questo caso a perno centrale della vicenda.
Interpreti e personaggi: George O'Brien (Ansass), Janet Gaynor (Indre), Margaret Livingston (la donna di città), Bodil Rosing (cameriera), J. Farrell MacDonald (fotografo), Ralph Sipperly (parrucchiere), Jane Winton (manicure), Arthur Housman (uomo sfrontato), Eddie Boland (uomo cortese), Friedrich W. Murnau (turista in barca), Gino Corrado, Barry Norton, Sally Eilers, Phillips Smalley, Gibson Gowland.
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Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 148, juin 1974.