suolo
Così sottile, così importante
Il suolo è la parte più esterna della crosta terrestre, di ridottissimo spessore, formata da particelle minerali, materia organica, acqua, gas e organismi viventi. Risultato dell’equilibrio tra queste diverse componenti, prezioso quanto precario, svolge funzioni insostituibili per il mantenimento della vita
Confrontato con altre strutture di interesse geologico, il suolo appare una pellicola sottilissima: pochi centimetri di profondità, al massimo qualche metro, che ricoprono la roccia sottostante. Eppure, a dispetto del suo esiguo spessore, il suolo riveste un ruolo fondamentale per il mantenimento della vita sulla Terra. La presenza di suolo è condizione indispensabile per l’esistenza della vegetazione naturale; in assenza di un suolo fertile non si possono impiantare le coltivazioni agricole necessarie al sostentamento del genere umano. Queste semplici considerazioni sono sufficienti a far comprendere l’importanza dello studio dei suoli, di cui si occupa la scienza chiamata pedologia, e la necessità di difenderne l’integrità dai rischi di degrado indotti dall’attività dell’uomo: erosione accelerata, diminuzione del contenuto organico, contaminazione da inquinanti, e così via.
Il suolo è molto di più di quello che potrebbe sembrare a prima vista. La sua impalcatura è costituita da una matrice di particelle solide, materia minerale che proviene dalla disgregazione delle rocce e materia organica che deriva dall’attività di piante e animali. Questa struttura è naturalmente porosa, e al suo interno si infiltra acqua, arricchita di sali inorganici e molecole organiche, e si diffondono gas di varia natura (atmosferici e risultanti da reazioni chimiche locali).
Tuttavia il suolo non è soltanto la somma delle sue componenti, ma anche il risultato delle loro complesse interazioni di natura fisica e chimica. Nel suolo è massima l’interazione tra litosfera, biosfera, idrosfera e atmosfera: dal loro equilibrio derivano le sue caratteristiche di produttività e capacità di svolgere importanti funzioni ecologiche (filtraggio e trasformazione di sostanze naturali).
Sono diversi i fattori ambientali che contribuiscono alla formazione di un suolo, per esempio la morfologia del territorio (il suolo si forma e si conserva in pianura e su deboli pendii). Tra questi fattori forse il più importante è il clima. Dal clima sono controllati i processi di degradazione delle rocce che alimentano la componente solida inorganica del suolo, con le sue specifiche caratteristiche mineralogiche. Le condizioni climatiche regolano inoltre il rapporto del suolo con l’acqua, essenziale per lo svolgimento delle attività chimiche e biologiche. Prova ne sia ciò che accade nei climi caldi, nei quali le piogge abbondanti stagionali impoveriscono il suolo allontanandone i preziosi elementi nutritivi. Nei climi aridi, invece, la fertilità dei suoli è compromessa dalla forte evaporazione che determina un eccesso di contenuto salino.
Anche la temperatura condiziona le caratteristiche dei terreni. Nelle zone tropicali, per esempio, le temperature elevate inducono un’attività batterica accelerata che decompone rapidamente i detriti organici vegetali. I suoli di queste latitudini sono pertanto carenti di quella materia organica solo parzialmente decomposta (humus) che contribuisce in modo determinante alla fertilità.
La più evidente caratteristica del suolo è il colore, in base al quale si possono riconoscere alcune delle sue proprietà. Con l’aumentare della presenza di humus, si passa a colorazioni progressivamente più scure fino a raggiungere i toni del nero. Sono neri in genere i terreni delle zone fredde, mentre alle latitudini medie i suoli assumono un colore marrone scuro che, in zone umide, si schiarisce fino al grigio delle steppe e dei deserti. Rosso e giallo sono le tonalità che segnalano la presenza di minerali ferrosi, e bluastri appaiono i terreni con scarse capacità di drenaggio.