suono (sono)
Anche se il s. non ha, nel sistema espressivo della poesia dantesca, la posizione privilegiata della luce (v.) e del colore (v.), la sua funzione si rivela in definitiva non meno essenziale, specie per quanto riguarda la Commedia, orchestrata su una gamma vastissima di effetti sonori che vanno dal tumulto rivelatore dell'Inferno, alla melodia dolce dell'Eden, ai canti, agl'inni, al suonar dolcissimo delle lire celesti, senza dire del diverso accento, delle sfumature vocali (talora elemento cardine della scena) connotanti i colloqui di D. con le anime.
Naturalmente la parola s. copre un'area limitata di questa fenomenologia. Fa notare il Boccaccio, chiosando If IV 79 (voce fu per me udita), che mentre ‛ voce ' si usa solo per l'uomo " in quanto esprime il concetto della mente, quando è parlata ", " ogni altra cosa per la bocca dell'uomo, o d'alcun altro animale o di qualunque altra cosa, è suono o sufolo ". In effetti in numerose occorrenze il vocabolo ha il senso generico di " rumore ", che, caso per caso, si specifica secondo l'oggetto da cui deriva o si sprigiona: suon di man (If III 27: " percosse "), suon de l'angelica tromba (VI 95: " squillo "), fracasso d'un suon, pien di spavento (IX 65: precisato subito dopo, non altrimenti fatto che d'un vento / impetüoso per li avversi ardori, / che fier la selva e sanz'alcun rallento / li rami schianta, abbatte e porta fori, vv. 67-70), 'l suon de l'acqua (XVI 92: " scroscio ", " strepito "), suono... / d'un ruscelletto (XXXIV 129: " sciacquio "), suon de la foresta (Pg XXVIII 85: " lo stormire degli alberi "), suon di corno (Fiore XXXII 10), suon di vento (Detto 341: " ritmo " del vento, che conduce una danza), suon di sveglia (v. 478: " serenata ").
Tra i " rumori " metteremo il confuso suon (If XXVII 6) della fiamma che eternamente consuma Guido da Montefeltro, s. che prima si fa una cosa sola col linguaggio della fiamma stessa e poi si converte in linguaggio umano.
Per Vn XXXIII 7 15 E' si raccoglie ne li miei sospiri / un sono di pietate, / che va chiamando Morte tuttavia, valga la nota del Maggini: " è certo che il sono che si raccoglie non è altro che l'insieme dei sospiri, non un'altra voce che li segue parlando ".
In Pd XXI 140 e fero un grido di sì alto suono, / che non potrebbe qui assomigliarsi, determina l'" acutezza " tonale e la " forza " del grido.
Ma non è raro che s. si riferisca proprio alla voce dell'uomo, pur mettendone in rilievo l'intonazione, l'accento, oppure la semplice consistenza fonica, con scarsa o nulla attenzione alla sostanza semantica dalla medesima espressa: e non dico udite perch'elli odano alcuno suono, ch'elli non hanno senso (Cv II VI 1): le sostanze separate non intendono per sensibilia, e quindi non percepiscono materialmente il s. della voce umana; Pensa, lettor, se io mi sconfortai / nel suon de le parole maladette (If VIII 95), dov'è tuttavia accettabile, e da taluno sostenuta come unica legittima, l'interpretazione " al sentire ", ecc.; con sì contenta labbia sempre attese / lo suon de le parole vere espresse (XIX 123): che l'attenzione di Virgilio sia qui rivolta soprattutto allo sdegnato tenore dell'invettiva dantesca contro i pontefici avari lo attesta la precedente adozione di moduli quali i' pur rispuosi lui a questo metro (v. 89), E mentr'io li cantava cotai note (v. 118); sanza intero suono (Pg XXXIII 28), " con voce non piena "; v. ancora Pg IV 100, V 7, XXX 62, Pd XI 68.
Altre volte, passando attraverso casi di difficile classificazione, al limite tra i due territori semantici, s. arriva a significare la voce articolata del parlante. Così se incerta e sfumata ma ancora attratta nell'area di una sottolineatura puramente fonica è l'attestazione di Pd XIX 21 di molti amori / usciva solo un suon di quella image, volta a denotare la consonanza perfetta, la coincidenza all'unisono delle tante voci dell'aquila, sicuro si presenta invece, nel riferimento a un " parlare " significante, If X 28 Subitamente questo suono uscìo / d'una de l'arche, e non sorprende che il Boccaccio annoti, senza smentire l'osservazione precedente: " cioè questa voce; e pone questo vocabolo ‛ suono ' improprie, per ciò che propriamente ‛ suono ' è quello che procede dalle cose insensate, come è quello della campana, del tuono e simiglianti ".
Dello stesso tipo i passi di If VI 76 Qui puose fine al lagrimabil suono; XV 105 'l tempo saria corto a tanto suono, " cioè a così lungo ragionare " (Boccaccio); Pg XIX 136 Se mai quel santo evangelico suono / che dice ‛ Neque nubent ' intendesti, " sentenza evangelica " (Venturi), " evangelico parlare " (Lombardi); Pd XVIIII 7 Io mi rivolsi a l'amoroso suono / del mio conforto (dove peraltro il contesto concede al vocabolo una certa ambivalenza), mentre in Pg VI 80 lo dolce suon de la sua terra, s. equivale a " nome ", e in If XXVII 78 al fine de la terra il suono uscie, a " fama ".
Quando Virgilio, nella seconda cornice del Purgatorio, dopo aver presentato gli esempi di amore espressi dalla voce di spiriti invisibili come stimoli alla virtù contraria all'invidia, aggiunge che lo fren vuol esser del contrario suono (Pg XIII 40), intende dire che gl'imminenti esempi d'invidia punita dovranno essere " di voci minacciose, di voci commemoranti i severi divini gastighi scaricati sopra gl'invidiosi ": allude cioè a una diversità, rispetto ai primi esempi, riguardanti insieme il tema logico e il tono del discorso (v. per la medesima espressione e il medesimo uso Pg XX 102).
Tenendo presente la definizione di VE II VIII 5 nunquam modulatio dicitur cantio, sed sonus, vel tonus, vel nota, vel melos, nell'invocazione di D. a Calliope perché ‛ seguiti ', cioè accompagni il suo canto con quel suono / di cui le Piche misere sentiro / lo colpo (Pg I 10), il termine potrebbe specificamente indicare (sia pure in un'accezione analogica) la veste musicale della poesia, la modulazione della voce: " scilicet cantu poetico excellenti et potenti " (Benvenuto). Ma forse qui la parola vale genericamente " armonia ", " dolcezza di tono ", e si riferisce a quei modi di eloquio che loquentem cum quadam suavitate relinquunt (VE II VII 5), all'incirca secondo la distinzione di Cv III III 15 E dico l'anima ch'ascolta e che lo sente: ‛ ascoltare ', quanto a le parole, e ‛ sentire ', quanto a la dolcezza del suono (cfr. Amor che ne la mente 5 Lo suo parlar sì dolcemente sona), e, ancor meglio, di Cv IV II 13 E però dice aspra [la rima] quanto al suono de lo dittato, che a tanta materia non conviene essere leno; e dice sottile quanto a la sentenza de le parole (v. anche Fiore CIII 9).
Il richiamo all'accompagnamento del testo poetico con la melodia è invece evidente in Vn XII 12 15 Con dolze sono, quando se' con lui, / comincia este parole (ripreso in XII 16): cfr. XII 8 Queste parole fa che siano quasi un mezzo, sì che tu non parli a lei immediatamente, che non è degno; e no le mandare in parte, sanza me [parla Amore], ove potessero essere intese da lei, ma falle adornare di soave armonia, ne la quale io sarò tutte le volte che farà mestiere. In questo senso rientra anche Pg IX 141 ‛ Te Deum laudamus ' mi parea / udire in voce mista al dolce suono.
S. come " canto " è in Pg XXVIII 59 sì appressando sé, che 'l dolce suono / veniva a me co' suoi intendimenti; XXIX 36 'l dolce suon per canti era già inteso (con rimando ai vv. 22-23 una melodia dolce correva / per l'aere luminoso); Pd XXV 132 il dolce mischio / che si facea nel suon del trino spiro; come " nota musicale ", in Pd XX 22 come suono al collo de la cetra / prende sua forma (v. anche Cv II XIII 24); come " armonia " delle sfere, in Pd I 82 La novità del suono (cfr. i vv. 76-78).
In If XXXI 13 s. appare come variante di tuon nel cod. Urbinate 366; analogo significato possiede la scorrezione sono per sonno in If IV 68 (che dovrebb'essere in quel caso riferito al greve truono del v. 2: cfr. Petrocchi, ad locum).
Bibl. - G. Bilancioni, Il suono e la voce nell'opera di D.: rilievi di un otologo, Pisa 1927; ID., A buon cantor buon citarista. Rilievi di un otologo sul suono e sulla voce nell'opera di D., Roma 1932 (cfr. " Studi d. " XII [1927] 183; XVII [1933] 171-172).