SUOVETAURILIA
. È il sacrificio (detto anche solitaurilia) dei tre animali domestici più cari all'agricoltore romano, il porco (sus), la pecora (ovis) il toro (taurus), che veniva offerto a Marte sia dallo stato sia dai privati soprattutto a scopo lustratorio e previa una circumambulazione del luogo o del gruppo da purificare. Suovetaurili lustratorî erano quelli del popolo riunito come esercito nel Campo Marzio; l'amburbium, lustrazione quinquennale della città, ai primi di febbraio; e le ambarvalie che ogni proprietario celebrava nel proprio fondo guidando intorno al limite i tre animali del sacrifizio. V'erano anche solenni suovetaurili in occasione di trionfo. Qualche studioso (Henzen, Wissowa) considera come suovetaurile anche il grande sacrificio di maggio che i fratelli arvali compievano nel loro santuario della dea Dia sacrificando due porchette piacolari, una vacca onoraria e un'agnella grassa. Ipotesi che merita conferma perché i tre sacrifici avvengono in tre momenti diversi, senza circumambulazione e per differenti motivi.
I suovetaurili potevano essere di vittime adulte (maiores, bidentes) o giovani (lactentes) secondo l'importanza pubblica o privata del sacrificio. Quando questo era solenne, i tre animali venivano ornati di una gualdrappa sulla groppa (dorsuale) e di nastri sulle corna (infulatae hostiae) che venivano anche dorate (auratae).
I due più bei bassorilievi rappresentanti i suovetaurili sono quelli dei due plutei di Traiano, i quali con le due facce volte verso l'esterno dovevano significare la lustrazione perpetua dei rostri.
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 142 seg., 161 seg.; L. Deubner, in Neue Jahrbücher für das klass. Altertum, XXXVII, p. 330 seg., e in Archiv für Religionswissenschaft, XVI, p. 127 segg.; Krause, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., suppl. V, col. 264 segg.; N. Turchi, La nuova tavola arvalica, in Saggi di storia delle religioni, Foligno 1924.