superbo
In un buon numero di occorrenze l'aggettivo, anche sostantivato, vale " soggetto a superbia ", ovvero, con leggero mutamento semantico, " mosso, determinato dalla superbia " (v. SUPERBIA). Tale significato si accentra sul primo superbo (Pd XIX 46), Lucifero, e il suo superbo strupo (If VII 12), la violenza di lui contro Dio, diramandosi quindi in varie applicazioni nell'area umana e storica: così s. è detto Ilión (If I 75), in accordo col giudizio di Pg XII 61-63 Vedeva Troia in cenere e in caverne: / o Ilïón, come te basso e vile / mostrava il segno che lì si discerne!; l'espressione traduce il virgiliano " superbum / Ilium " (Aen. III 2-3) e molti antichi commentatori stanno fermi all'interpretazione " nobile ", " regale " (Benvenuto, Anonimo, Landino): evidentemente però D. qui volge a un'accezione morale l'attributo latino. È probabile peraltro che nel testo antico il vocabolo indichi l'altezza apparentemente inaccessibile della rocca troiana; del resto lo stesso D., ma sempre in chiave etico-spirituale, scrive: quando la fortuna volse in basso / l'altezza de' Troian che tutto ardiva (If XXX 14-15). Con Nembrot si dimostrano superbi (Pg XII 36) coloro che nella piana di Sennaar tentarono di costruire la torre destinata a toccare il cielo; come avara, invidiosa e superba (If XV 68) è presentata la gente fiorentina ostile a D.; Vanni Fucci appare al poeta in Dio tanto superbo (XXV 14) quanto nessun altro dannato dell'Inferno; Fialte è il superbo (si noti l'uso sostantivato) che volle esser esperto / di sua potenza contra 'l sommo Giove (XXXI 91); Guido da Montefeltro ricorda la superba febbre (XXVII 97), la febbre di superbia, di Bonifacio VIII; Guglielmo Aldobrandesco accenna al sasso che doma le sua cervice... superba (Pg XI 53), dove fa spicco l'ambivalenza dell'attributo, riferito in primo luogo all'atteggiamento fisico e quindi, implicitamente, al fallo morale; a Montaperti, afferma Oderisi da Gubbio, fu distrutta / la rabbia fiorentina, che era stata superba sì come poi divenne putta (Pg XI 113: chiosa il Buti: " A quel tempo li Fiorentini erano superbi, che voleano soprastare li loro vicini, ma ora sono putti, imperò che ogni cosa fanno per denari, come la meretrice che vende se per sozzo guadagno "); cumulativamente ai superbi cristian, miseri lassi (X 121), ciechi di mente, è rivolta la rampogna di D. che sintetizza la sua posizione contro la superbia nel rapporto tra vita terrena e vita celeste: non v'accorgete voi che noi siam vermi / nati a formar l'angelica farfalla, / che vola a la giustizia sanza schermi? (vv. 124-125): quello che l'atterrisce, osserva il Bosco (D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 68-69), è la superbia " che spinge l'uomo a sopravvalutare sé stesso, dimenticando Dio; a seguire il dovere umano di avanzare, dimenticando il dovere religioso di arrestarsi a un certo punto ".
Per la presenza del Soldan superba (Pd XI 101), innanzi alla quale s. Francesco predicò Cristo, Benvenuto propende verso un'interpretazione etica (" quia non extimuit conspectum Soldani superbi, quem tot nationes timent et reverentur "), ma il Buti intende in altro modo: " dice ‛ superbia ', imperò che con grande pompa ed apparato stava ". In effetti le fonti concordano sulla cortese accoglienza e sull'attenzione tributata dal soldano alle parole del santo. All'espressione non va dunque attribuita alcuna idea di ostilità: essa sottintende la maestà, la potenza di quel sovrano, forse anche la fama di crudeltà che circondava la sua persona; " maestosa e terribile presenza " spiega il Lombardi. Ancora il Bosco (op. cit., p. 329) fa rilevare che a D..interessava " far del Soldano un fermo avversario di Francesco, per far risaltare il granitico coraggio di questo... Né ‛ superba ' può intendersi ‛ fastosa ', come qualcuno ha proposto, giacché qui si parla della volontà del santo; e la sua umiltà, in contrasto col fasto orientale, sarebbe nota aliena e fuor di luogo ".
Una certa analogia corre tra il presente luogo e quello in cui Beatrice appare a D., sulla sponda del carro, regalmente... proterva, come la madre al figlio par superba (Pg XXX 79) nell'atto in cui lo rimprovera o lo punisce, benché qui s. pieghi al significato specifico di " spietata ", ricavabile per contrasto dai vv. 80-81 perché d'amaro / sente il sapor de la pietade acerba.
In linguaggio amoroso designa l'alterezza e il disdegno della donna, secondo una precisazione dello stesso D.: tu fai costei umile, e quella la fa superba, cioè ‛ fera e disdegnosa ', che tanto vale (Cv III IX 4); e poco prima: parendo a me questa donna fatta contra me fiera e superba alquanto (§ 1). Con lo stesso senso, ma sostantivato, in Rime dubbie VIII 12 Dunque, Giannin, quando questa superba / convegno amar.
Per estensione, con riguardo a cose inanimate, sta per " alto ", e nel contesto per " ripido ", in Pg IV 41 Lo sommo er'alto che vincea la vista, / e la costa superba più assai / che da mezzo quadrante a centro lista; per " sporgente ", " rilevato ", in If XXI 34 L'omero suo [di un demonio] ... era aguto e superbo.
Il vento che dinanzi polveroso va superbo (If IX 71) può essere avvertito come dotato di una connotazione di forza vittoriosa (" cum victoria ", annota Benvenuto; " quasi abbia coscienza della sua forza e goda delle rovine, dello spavento, che diffonde nel suo passaggio ", più diffusamente il Torraca); ma forse qui il vocabolo è da intender meglio, con rimando a una sensazione visiva connessa alla polvere sollevata dal suo fronte, appunto come " alto ". Equilibrata la postilla del Porena: " Bellissima pittura del vento preceduto da un gran polverone che dà quasi l'immagine visiva della sua superba potenza ".
Circa Pd XXX 81 Non che da sé sian queste cose acerbe; / ma è difetto de la parta tua, / che non hai viste ancor tanto superbe, l'aggettivo equivale a " potenti ", " capaci di penetrare a fondo " la realtà delle cose.