ṢŪR (A. T., 88-89)
Città della Repubblica Libanese, a circa 35° 10′ di long. E. e 33° 20′ di lat. N., a 35 km. a SO. di Ṣaidā, situata su una penisola formata da due isolotti rocciosi e da un istmo artificiale che li unisce alla terraferma ("come una mano nel mare, congiunta al continente da un polso battuto dai flutti", dice uno storico siriano), circondata da campagne squallide. Aveva nel 1840 una popolazione di 3000 ab., nel 1880 di 5000, di 6000 nel 1895 e di circa 6500 nel 1935, di cui quasi 3000 musulmani e i rimanenti cristiani. È capoluogo del cazà omonimo (che nel 1932 aveva 48.000 abitanti), sede di un arcivescovo greco-unito, che porta il titolo di vescovo di Tiro, e di un qāḍī sciita dal 1926. Vi si notano resti di fortificazioni antiche, una torre sulla spiaggia a sud della città, le rovine della chiesa di S. Marco, costruita dai Veneziani durante le crociate.
Conquistata dai musulmani nel 638, ripetutamente assediata dai crociati che la presero nel 1124, fu quasi interamente distrutta da un terremoto nel 1202; porto floridissimo sotto i Franchi, fu presa nel 1291 da al-Malik al-Ashraf Khalīl ibn Qala‛ūn che la devastò. Agl'inizî del sec. XIV Abulfeda la vide in rovina. Non si è più risollevata; il terremoto del 1837 la danneggiò gravemente.
Ceduta al Libano nel 1920, aspira a tornare alla Siria. Sono in corso nel suo porto lavori che si dovevano terminare nel 1935, fra i quali la costruzione di un faro alto 90 m. Ṣūr è uno dei porti che la Siria accetterebbe come sbocco sul mare, se non potrà avere Tripoli.