SURINAME
(già guiana olandese; v. guiana, XVIII, p. 237; App. II, I, p. 1172; III, I, p. 800; suriname, App. IV, III, p. 554)
Il paese, che al censimento del 1980 aveva una popolazione di 355.240 ab. e a una stima del 1992 contava 420.000 ab., è diviso in nove distretti e in un distretto urbano, in cui è posta Paramaribo, la capitale (200.970 ab. nel 1993). I gruppi etnici percentualmente più forti sono quelli creolo (35% della popolazione totale nel 1991) e indiano (33%); seguono indonesiani (15%), negri (10%), amerindi (3%). La densità, di 2,6 ab./km2, è la più bassa di tutta l'America Meridionale.
Nel 1992 l'agricoltura ha contribuito per il 13,8% alla formazione del prodotto nazionale lordo, impiegando il 15,6% della popolazione attiva; tra i prodotti prevale il riso (1.900.000 q nel 1992), che copre il fabbisogno interno e consente una certa esportazione (6,1% del totale). Nel paese vengono coltivati altri prodotti destinati al consumo locale, come lo zucchero (20.000 q nel 1991), gli agrumi (160.000 q), le banane (490.000 q). Date le condizioni climatiche e ambientali del S., l'allevamento ha scarso peso, fatta eccezione per i volatili da cortile, che sono circa 9 milioni. Maggior importanza riveste la pesca, che con 4100 t di pescato annuo contribuisce a integrare le disponibilità alimentari della popolazione. Le risorse forestali, nonostante coprano il 91% della superficie territoriale, con un gran numero di essenze pregiate, sono poco sfruttate sotto il profilo commerciale: si ricavano ogni anno 140.000 m3 di legname.
L'economia riceve un forte impulso dall'estrazione della bauxite (di cui il S., con 3.160.000 t nel 1992, è un importante produttore a livello mondiale), che con i suoi derivati (allumina e alluminio) contribuisce per i quattro quinti al valore complessivo delle esportazioni. Il S. possiede, inoltre, estesi depositi di minerali di ferro e riserve di manganese, rame, nichel, platino, oro e caolino. Nel 1981 è stata accertata la presenza di sabbie petrolifere nel distretto di Saramacca e di depositi offshore, di cui è iniziata la prospezione. Poco sviluppate le vie di comunicazione stradali e ferroviarie, mentre buoni sono i collegamenti fluviali e marittimi (porti principali a Paramaribo, Nieuw Nickerie e Albina). Le comunicazioni aeree hanno avuto un recente sviluppo e si avvalgono dell'aeroporto internazionale di Zanderij, a 45 km da Paramaribo. Il commercio estero presenta un bilancio leggermente attivo: il paese esporta bauxite, allumina e alluminio, riso, crostacei, banane e legname, mentre importa manufatti e autoveicoli. I principali partners sono gli Stati Uniti e i Paesi Bassi.
Storia. - Il 25 febbraio 1980 i militari rovesciarono il governo di H. Arron; in agosto un Consiglio militare nazionale (CMN), presieduto da D. Bouterse, sospese la Costituzione del 1975, depose il presidente J. Ferrier e lo sostituì con H. Chin A Sen. Filoccidentale in politica estera, il nuovo presidente fu destituito nel febbraio 1982 da Bouterse, favorevole a intensificare i rapporti con i paesi non allineati dei Caribi. All'imposizione della legge marziale (8 dicembre), Paesi Bassi e USA risposero con la sospensione degli aiuti economici, aggravando una situazione resa già difficile dalla diminuzione delle esportazioni di bauxite e alluminio. Le proteste popolari contro la politica di austerità varata dai militari e per il ritorno alla democrazia indussero infine il CMN a nominare un'Assemblea nazionale per redigere una nuova Costituzione (gennaio 1985).
Approvata da un referendum il 30 settembre 1987, la Costituzione affida il potere legislativo a un'Assemblea nazionale di 51 membri, eletti ogni 5 anni a suffragio universale e diretto; l'Assemblea elegge il vicepresidente (che è anche primo ministro) e il presidente; questi, in carica per 5 anni, è titolare del potere esecutivo, capo delle forze armate, presidente del Consiglio di stato (dotato di funzioni consultive) e del Consiglio di sicurezza (che esercita il potere in caso di guerra).
Nelle elezioni del novembre 1987 il Partito nazionaldemocratico, sostenuto dai militari, fu sconfitto dal Fronte per la democrazia e lo sviluppo (coalizione tra Partito nazionale del Suriname, Partito progressista riformista e Partito per l'unità e la solidarietà nazionale), che portò alla presidenza Ramsewak Shankar; Bouterse continuò a condizionare la vita politica guidando il Consiglio militare, organo preposto a garantire la pacifica transizione alla democrazia. Nell'agosto 1989 il governo raggiunse un accordo di pace con i guerriglieri bosch neger (discendenti da schiavi fuggiti nelle foreste) dell'Esercito di liberazione del Suriname, attivi dal 1986 in difesa della loro tradizionale autonomia, sancita da un trattato stipulato con gli Olandesi nel 1760. L'accordo fu rifiutato dai vertici militari che, dopo aver armato contro i bosch neger i guerriglieri amerindi del gruppo Tucayana Amazonica, il 24 dicembre 1990 rovesciarono Ramsewak Shankar e indissero nuove elezioni, nelle quali s'impose (25 maggio 1991) il Nuovo Fronte, la coalizione del 1987 rafforzata dal Partito del lavoro del Suriname. Il nuovo presidente, R. Venetiaan, ha consolidato i legami con i Paesi Bassi concludendo nel giugno 1992 un nuovo accordo di assistenza economica, e avviato modifiche costituzionali per eliminare l'influenza dell'esercito. Nonostante l'accordo concluso con i due gruppi guerriglieri rivali (1° agosto 1992) e le dimissioni di Bouterse da comandante in capo dell'esercito (20 novembre 1992), la situazione interna del S. nei mesi successivi è rimasta difficile; nell'aprile 1994 una nuova organizzazione armata, il Fronte per la liberazione del Suriname, ha assalito la centrale idroelettrica di Afobaka, chiedendo le dimissioni del governo e l'adozione di misure per il miglioramento delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti.
Bibl.: S. Hira, Class formation and class struggle in Suriname: the background and development of the coup d'état, in Crisis in the Carribean, Londra 1983; G. Brana-Shute, Back to the barricades? Five years 'Revo' in Suriname, in Journal of Interamerican Studies, 28, 1 (primavera 1986); M. Lemoine, Les 100 portes de l'Amérique Latine, Parigi 1989.