SURREY, Henry Howard, conte di
Poeta, nato intorno al 1517 morto a Londra il 21 gennaio 1547. Era figlio di Thomas Howard, poi terzo duca di Norfolk; i Howard erano di sangue reale e imparentati a due delle mogli di Enrico VIII, Anna Bolena e Caterina Howard. Il S. fu educato insieme con un figlio naturale di Enrico a Windsor, il duca di Richmond, ebbe giovinezza avventurosa, e il suo impeto e la sua puntigliosità, degni d'un cavaliere errante, fecero nascere la leggenda che egli corresse l'Europa spezzando lance per la bellezza della donna da lui cantata "the fair Geraldine" (lady Elizabeth Fitzgerald). Nel 1532 sposò Frances Vere; fece con suo padre la campagna scozzese del 1542, e partecipò alle operazioni militari in Francia nel 1544-46; fu ferito all'assedio di Montreuil e fu comandante alla difesa di Boulogne nel 1545-1546. Incorse nell'ira di Enrico VIII e fu condannato e giustiziato a soli trent'anni sotto la frivola accusa d'aver proditoriamente inquartato nel proprio blasone le armi reali, e d'aver consigliato la sorella a diventare l'amante del re, per poter acquistare ascendente su questo.
Dieci anni dopo la sua morte l'editore Richard Tottel pubblicò per la prima volta i versi del S. e di Thomas Wyatt, nonché di alcuni poeti minori, nella famosa Tottel's Miscellany (Londra 1557). Nei suoi Songs and Sonnets il S. si rivela discepolo del Wyatt, di cui celebra la memoria in bei versi; un discepolo che ha tanto profittato dell'esperienza del maestro, da conferire regolarità e armonia a quella imitazione del Petrarca di cui il Wyatt era riuscito a dare soltanto saggi assai faticosi. I nomi di questi due pionieri nel campo della lirica inglese sono rimasti sempre congiunti: l'autore dell'Arte of English Poesie (1589), il Puttenham, scriveva: "Nell'ultima parte del regno di Enrico VIII sorse una nuova compagnia di poeti di corte, di cui sir Thomas Wyatt il vecchio e Henry, earl of S., furono i capi, che avendo viaggiato in Italia (questo è vero solo per il Wyatt), e avendo colà gustato il ritmo e lo stile dolce e solenne della poesia italiana... grandemente polirono i modi rozzi e ineleganti della nostra volgar poesia, e perciò posson giustamente chiamarsi i primi riformatori del metro e dello stile inglesi".
Piuttosto rifacitore e libero imitatore che traduttore, il S. segna un notevole progresso sul Wyatt per la prosodia, avendo riguardo agli accenti, alle cesure, al numero delle sillabe; introduce nello schema del sonetto una fondamentale innovazione, adottando rime diverse nella seconda quartina, sicché il componimento viene a consistere di tre quartine e di un distico a rima baciata (abab, cdcd, cfef, gg; sonetto elisabettiano chiamato anche shakespeariano perché adottato dallo Shakespeare). Un confronto di alcuni dei sonetti del S. con i modelli petrarcheschi (cfr., per es., Set me whereas the sun doth parch the green con "Ponmi ove il sole uccide i fiori e l'erba"; The soote season, that bud and bloom forth brings con "Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena") rivela le qualità originali del S., che, ancor più che nei sonetti e madrigali amorosi italianeggianti, si manifestano nel robusto sonetto Of Sardanapalus, e nei versi scritti durante la sua prigionia nella "superba Windsor", in cui rievoca gli anni passati colà e dà un brillante quadro della vita d'un giovane patrizio, per es. nei freschissimi versi in cui descrive il gioco della palla:
The palme-play, where, despoiled for the game,
With dazzled eyes oft we by gleams of love
Have miss'd the ball, and got sight of our dame.
Ma forse il principale titolo del S. all'immortalità è nell'aver egli introdotto per primo nella poesia inglese il blank verse, che poi, perfezionato, diverrà il metro del dramma e del poema epico. Ma anche in questa innovazione il S. seguiva le orme degl'italiani; come il cardinale Ippolito de' Medici aveva volto in endecasillabi sciolti il secondo libro dell'Eneide (1539), così il S. si provò a rendere in decasillabi non rimati il secondo e il quarto libro del poema virgiliano; si tratta del verso "eroico" usato dal Chaucer nei Canterbury Tales, ma spoglio della rima, sicché acquista una solennità nuova, adatta a echeggiare l'esametro latino. Quanto il S. derivasse da Ippolito de' Medici appare evidente dal confronto del principio della versione del secondo libro:
Tacquero tutti ed ascoltar intenti,
Indi da l'alto seggio il Padre Enea
Incominciò...
They whisted all, with fixed face attent,
When prince Eneas from the royal seat
Thus 'gan to speak...
Per dare al blank verse uno stampo classico, ed evitare il confronto col decasillabo rimato, il S. si sforza d'imitare le cesure e gli enjanbements dell'esametro di Virgilio, e di rompere così la monotonia che risulterebbe dal far coincidere le pause richieste dal senso con la fine del verso; ma in questo tentatiuo egli riesce duro, come sentirono anche i contemporanei, che tuttavia videro le possibilità del nuovo verso.
Ediz.: Le poesie del Wyatt e del Surrey furono edite da G. F. Nott, Londra 1815-16, e da altri; nel 1866 da James Yeowell per la serie degli Aldino Poets; nel 1920 da F. M. Padelford-Seattle, ed. riveduta 1929; D. G. Willcock, A Hitherto Uncollated Version of Surrey's Translation of the Fourth Book of the Æneid, in Modern Language Review, XVII (1922); Surrey's Fourth Boke of Vergili, a cura di H. Hartmann, Oxford 1933.
Bibl.: I. Zocco, Petrarchismo e petrarchisti in Inghilterra, Palermo 1906 (v. anche bibliografie alle voci petrarchismo; wyatt, thomas).