SVASTICA
Segno grafico consistente in una croce a quattro bracci di uguale lunghezza, terminante ciascuno con un prolungamento ad angolo retto, generalmente volto verso sinistra, particolare che dà alla figura un andamento rotatorio. Una variante della s. rettilinea è quella curvilinea, connessa a sua volta colla triscele (v.) e con la tetrascele. La s. compare come elemento decorativo su ceramiche, bronzi, avorî, ecc., in un vastissino ambito cronologico e geografico, che comprende anche popolazioni certamente non indoeuropee.
Probabilmente deriva dalla semplificazione di un motivo naturalistico, e la sua genesi si inserisce nel problema del geometrismo figurativo come un fatto di riduzione schematica delle forme naturali, problema connesso con quello del significato rappresentativo, o allusivo, o simbolico, di cui possono essere investiti segni geometrici che in seguito si presentano come composizioni apparentemente ornamentali e astratte. La s. è stata considerata infatti, spesso quale segno simbolico e variamente interpretata, ma il parallelo più frequente è con consimili figure a foggia di disco o ruota (semplice o raggiata), di cui essa può essere il derivato o l'equivalente e che si riferiscono tutte al disco o alla ruota solare. La s. sarebbe emblema del sole in movimento e, almeno in origine, avrebbe posseduto un carattere sacro, più tardi ridotto a valore simbolico o profilattico, prima di divenire un semplice motivo decorativo e ornamentale, senza che però sia mai andato perduto del tutto il suo significato originario, che può riaffiorare in diversi ambienti cronologici e geografici.
Il passaggio dalla sfera rappresentativa a quella decorativa, e viceversa, rientra nel quadro più generale degli atteggiamenti spirituali e culturali che caratterizzano i diversi momenti delle civiltà. È difficile localizzare la formazione e il primo sviluppo della s.: gli esempi più antichi appaiono in Mesopotamia dove essa è già motivo decorativo, sulla ceramica elamita di Mussian Tepe, presso Susa, del IV millennio a. C.; la si ritrova sulla Bandkeramik (v.) della regione danubiana (v. preistorica, arte); sugli idoletti femminili e sulle fuseruole di Troia (al II livello; v.), e a Creta. Motivo decorativo frequente nell'Età del Ferro, acquista particolare importanza nella ornamentazione geometrica attica (v. geometrico, stile), dove entra non più come elemento singolò, ma come parte integrante della sintassi decorativa. La si ritrova come motivo isolato nel subgeometrico e orientalizzante beota, sulla ceramica cicladica del VII sec. a. C. (v. orientalizzante). In Europa la cultura villanoviana (v.) vera e propria e la contemporanea cerchia meridionale delle tombe a fossa accolgono largamente la decorazione a meandro (v.) connessa con la S. entro riquadri. In Puglia, sulla ceramica dauna e specialmente su quella peuceta (v. italica, arte), c'è una evidente predilezione per la decorazione con svastica. In età classica appare in Grecia su monete. È frequente nella ornamentazione La Tène e nell'arte della Gallia pre-romana e romana, qui con evidente significato teriomorfo; presso gli Sciti e nelle oreficerie barbariche è preferita la variante a bracci curvi.
Per quel che riguarda la S. che, a partire dal III sec. d. C., appare su iscrizioni cristiane, v. croce. È tuttora simbolo sacro per i buddistiche l'hanno adottata fin dal VI sec. a. C. In India il suo significato simbolico è evidente, perché essa appare al posto del sole. La sua diffusione raggiunge anche la Cina, il Giappone e il continente americano.
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