Sviluppo e stampa
Serie di operazioni di carattere chimico-fisico che portano a rivelare l'immagine fotografica e la rendono proiettabile. Nel cinema si opera in due tempi: con lo sviluppo e la stampa degli originali e con la stampa della copia zero, campione e di serie. La pratica prevede due momenti: lo sviluppo, procedimento eseguito in speciali macchine continue a trascinamento, destinato a rivelare l'immagine impressionata sull'emulsione durante la fase di ripresa; la stampa, esposizione dell'emulsione positiva alla luce in macchina stampatrice, che può essere a contatto, ottica, continua oppure a intermittenza, attraverso il negativo sviluppato, e sviluppo successivo della striscia impressionata fino a renderla proiettabile. I procedimenti variano con il tipo di pellicola e soprattutto a seconda che si tratti di film in bianco e nero o a colori.
Lo sviluppo (o trattamento, o rivelazione) si pratica in più bagni (di sviluppo, di sbianca, di fissaggio, di lavaggio ecc.) variabili per composizione, temperatura e tempo, in ragione del tipo e della specifica destinazione del film. In sintesi, si tratta della trasformazione in argento metallico o in colorante del sale d'argento impressionato dalla luce. Il procedimento più semplice si applica nel bianco e nero, i cui principali costituenti del bagno rivelatore sono il metolo, sviluppatore energico che in genere agisce rapidamente; l'idrochinone, più debole, che agisce sulla parte maggiormente esposta dell'immagine; il fenidone, sviluppatore alternativo che assieme all'idrochinone agisce con azione molto più efficace del metolo, si rigenera immediatamente conservando al bagno le caratteristiche iniziali e non provoca allergie in chi lo maneggia.
Più complicato risulta essere lo sviluppo delle pellicole a colori per il maggior numero di bagni necessari. Questi, secondo la sequenza di intervento, sono: a) prebagno, per la rimozione chimica dell'antialo dal dorso del film; b) 1° lavaggio, con eliminazione dell'antialo dorsale di nero fumo e grasso; c) sviluppo cromogeno, bagno fondamentale, con tempi e temperatura ben stabiliti, in cui l'agente rivelatore CD3, ossidandosi, dà origine a tre immagini di argento metallico e a tre coloranti, cioè giallo, magenta e verde-blu; d) bagno di stop, bagno acido che arresta il processo di rivelazione senza fissare l'immagine; e) 2° lavaggio e bagno di sbianca, che trasforma l'argento metallico (dello strato del filtro giallo e delle immagini in bianco e nero, formatesi contemporaneamente alle altre a colori) in un nuovo composto facilmente eliminabile assieme all'alogenuro non impressionato (quindi non sviluppabile): la sbianca può essere al ferricianuro di potassio, inquinante per via dello ione cianuro, ma con notevole potere sbiancante, o al persolfato di potassio, molto più usato e poco inquinante; il laboratorio può ridurre l'azione del bagno di sbianca per un maggior contrasto dell'immagine (procedimento ND e NR), anche se le case produttrici di pellicole non approvano tale pratica che riduce la durata dei colori; f) 3° lavaggio e bagno di fissaggio, all'uscita dal quale le immagini risultano composte esclusivamente da colorante; g) 4° lavaggio, più lungo dei precedenti, e bagno stabilizzatore che rende i colori duraturi nel tempo; h) processo di essiccazione (sia per il bianco e nero sia per il colore), che toglie l'acqua residua nella pellicola, permettendone il maneggio.
Avvolto in rulli di varia lunghezza, il film sviluppato viene passato al reparto negativi e preparato per la stampa, liberandolo da code superflue e fermi eventuali e dividendolo in scene secondo i bollettini di ripresa. Le scene, congiunte con speciali collanti a freddo oppure a caldo (a volte con nastro adesivo trasparente), vanno a formare rulli di dovuta lunghezza.
Viene effettuata in un reparto speciale, numerando le scene prive di ciak o prendendo a riferimento per la loro individuazione il numeretto di perforazione, segnato fotograficamente sul bordo della pellicola. Il film viene inserito nell'analizzatore, sul cui monitor il tecnico vede il negativo invertito elettronicamente e stabilisce visualmente i dati di stampa; i dati qualitativi e quantitativi ricavati servono a pilotare la macchina da stampa. In seguito, il rullo negativo degli originali viene passato in speciali macchine pulitrici meccaniche con solventi organici, nastri soffici o spazzole. Il rullo a questo punto può essere inviato alla stampa per il successivo montaggio in moviola o per la confezione di un interpositivo, oppure al telecinema per il versamento elettronico (da negativo o da interpositivo).
Originali. - Per il montaggio in pellicola, nelle macchine da stampa caricate del negativo scena e colonna, l'emulsione positiva viene esposta per lo sviluppo: il nuovo sistema High Cyan (rivelatosi migliore del superato High Magenta), con una piccola trasformazione dei proiettori, evita il laborioso vecchio trattamento della colonna sonora con la 'pasta' che richiede il risviluppo. Per il montaggio elettronico gli originali vengono inviati al telecinema per il relativo versamento sul supporto magnetico, che può partire da negativo, con qualità migliore ma costi elevati, o da interpositivo (a stampa corretta): si preferisce procedere alla stampa di un interpositivo degli originali, che si passano al telecinema, a bassa definizione, per le applicazioni di lavoro.
Copia zero. - Nel montaggio fotografico la copia di lavorazione viene consegnata al laboratorio, con un foglio di montaggio per ogni rullo, e si procede al taglio dei negativi. Nell'accoppiatrice i negativi originali vengono tagliati in ragione dei numeretti di perforazione e congiunti a caldo in sequenza ordinata dando vita al negativo originale scena del film. Il montaggio è eseguito dividendo la lunghezza in rulli di 300 o 600 m circa l'uno. All'inizio e alla fine di ciascun rullo, vengono poste le code per il caricamento, di lunghezza variabile e munite dei contrassegni di stampa (numero d'ordine del rullo, informazioni varie). Il rullo passa quindi alla posa. Un sistema moderno di taglio negativo, poco praticato ancora per numerosi motivi, è il montaggio automatico. Le fabbriche di pellicola, assieme ai numeretti di perforazione, praticano sui bordi del film il key code, codice a barre, decifrabile elettronicamente. Con un lettore speciale (Escalibur) si decifra questo codice, individuando i punti di taglio della copia lavorazione nel rispetto della lista di edizione (EDL); il montaggio avviene automaticamente fino al negativo scena per la stampa della prima copia (copia zero). Nel montaggio elettronico, avendo come guida i codici a barre, si procede a montare il negativo originale scena del film per la stampa della prima copia (copia zero) dal montato elettronico.
Stampa di serie. - Per questa fase si può seguire il metodo per proiezione su pellicola o quello per proiezione elettronica. Nel primo caso, la copia zero viene corretta fino alla copia campione (prima copia corretta), da cui si procede direttamente alla stampa delle copie di serie. Nel secondo caso, dalla copia campione stampata su emulsione 'interpositiva', o preferibilmente da negativo scena e colonna, nel telecinema ad alta definizione si confeziona anche il master per i vari tipi di proiezione elettronica: videocassette, CD-ROM, DVD, trasmissioni satellitari. Le copie di serie sono derivate da master in laboratori specializzati.