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SVIZZERA

di Luigi PEDRESCHI - Gennaro CARFORA - Francesco CATALUCCIO - - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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SVIZZERA (XXXIII, p. 73; App. I, p. 1041; II, 11, p. 936)

Luigi PEDRESCHI
Gennaro CARFORA
Francesco CATALUCCIO

Nel 1951 e nel 1952 furono stipulate, fra Italia e S., tre convenzioni per altrettante, piccole rettifiche di confine, basate sullo scambio di superfici equivalenti. La prima ha consentito la bonifica di un tratto del bacino della Roggia Molinara, presso Ponte Chiasso; la seconda ha trasformato in rettilineo il confine, già sinuoso, fra il comune di Baceno (Novara) e quelli di Grengiols e di Binn (Vallese); la terza consentirà la costruzione in territorio completamente svizzero di un bacino idroelettrico, sfruttato da una società italiana e da una svizzera (valle di Lei). Un'altra rettifica è stata effettuata nel 1956 lungo il confine franco-svizzero per migliorare la funzionalità dell'aeroporto civile di Ginevra. Fra il 1920 e il 1956 si sono avute in Svizzera 544 frane (secondo F. Nussbaum), verificatesi per lo più in estate, in occasione di piogge violente. Nel Giura e nell'altopiano elvetico prevalgono i piccoli franamenti di materiale incoerente; nella zona alpina sono frequenti anche i crolli di materiali coerenti, oltre agli smottamenti, le lave torrentizie, ecc.

La popolazione è salita da 4.714.992 ab. del 1950 a 5.411.000 ab. nel 1960 (ultimo censimento). La densità media è passata da 114 a 131 ab. per km2; la natalità è scesa dal 20‰ del 1946 al 17,7 (1957), ma anche la mortalità è diminuita (dall'11,3 al 10‰); la popolazione attiva è ora così ripartita: industria e artigianato 42%, agricoltura 15%, commercio 14,7%, trasporti 4,3%, ecc. Gli stranieri sono quasi 300.000 (6% della popolazione totale): di essi circa 155.000 sono italiani. Gli svizzeri all'estero sono poco più di 160.000, di cui 44.000 in Francia, 19.000 in Germania, 13.000 negli Stati Uniti, 12.700 in Italia, ecc. La lingua tedesca è ora parlata dal 72,1% della popolazione, quella francese dal 20,2%, quella italiana dal 5,9% e quella romancia dall'1%. I protestanti ammontano al 56,3%, i cattolici al 42,1%, ecc. Nelle vallate alpine l'esodo della popolazione rurale si è andato sempre più accentuando, sicché molte terre un tempo coltivate sono ora in abbandono. In val Maggia e in val Verzasca, ad es., si trovano ora meno di 100.000 persone; anche a Juf (val d'Avers), uno dei più alti insediamenti stabili alpini, gli abitanti si sono ridotti ad appena 169 (1950).

Le colture cerealicole coprivano nel 1956 il 10,8% della superficie territoriale, mentre i prati e i pascoli (1.727.000 ha) occupavano il 41,8%, le foreste il 23,8%, ecc. Nell'ultimo decennio tutte le produzioni agricole hanno subìto un aumento più o meno sensibile, da quella dello zucchero di barbabietola (che si aggira attualmente sui 340.000 q) a quelle del grano (3,3 milioni di q), della segala (350.000 q), dell'avena (750.000 q) e soprattutto della patata, di cui la Svizzera produce ora un quantitativo (15 milioni di q) pari al 50% circa di quello italiano. Anche l'allevamento si è ulteriormente sviluppato, sicché nel 1960 il patrimonio zootecnico nazionale comprendeva 1.746.000 bovini, 1.351.000 suini, 200.515 ovini, 113.000 caprini e 99.600 equini: l'aumento è stato particolarmente sensibile per i suini e i bovini. La produzione del latte è aumentata in un decennio di circa il 50%, quelle del formaggio e del burro del 45-48%. Nel 1956 è stato inaugurato nel Vallese (val d'Herens e val d'Anniviers) un complesso di 8,6 km di "lattodotti", destinati al trasporto del latte dalle "alpi" ai fondovalle mediante condutture in plastica del diametro interno di circa 10 mm. Il principale di essi scende per un dislivello di 840 m con pendenze dal 12 al 40% e possiede una stazione di carico superiore, tre intermedie e una linea laterale affluente. Per migliorare l'irrigazione dei pascoli è stata potenziata la rete di quei piccoli canali artificiali, detti "bisses", che nel Vallese sono ormai più di 200, per uno sviluppo totale di 1700 km. La produzione di energia elettrica (18.181 milioni di kWh nel 1958-59) è notevolmente aumentata, anche in seguito all'entrata in servizio delle centrali di Isenthal, Bisistal, Laufenbourg, Fionnay, St. Leonhard. Nel bacino superiore della Dixence si sta costruendo la più alta diga d'Europa: sarà ultimata nel 1962. Un'altra diga è in costruzione a cavallo del confine italo-svizzero in val Livigno. Dal 1958 si produce anche energia atomica per uso industriale negli stabilimenti di Wuerenlingen (Zurigo) e di Meyrin (Ginevra). L'industria dell'alluminio (Vallese) tratta ora oltre 34.800 t di allumina d'importazione all'anno; nell'industria dell'orologeria sono impiegate 55.000 persone e in quella tessile 64.000. Il cotonificio dispone di 15.887 telai, il setificio di 15.000 e il lanificio di 2770. Nel campo commerciale il volume degli scambî (1958) è triplicato rispetto a quello del 1946; questi avvengono ora soprattutto con la Germania occidentale, la Francia, l'Italia e gli Stati Uniti (che in passato occupavano il secondo posto). Il 39% delle esportazioni è diretto a paesi del Mercato Comune Europeo, il 16% verso gli altri paesi dell'OECE, il 45% verso il resto del mondo. La S. non ha però aderito al Mercato Comune Europeo, che ritiene contrario ai proprî interessi, ma alla cosiddetta "zona di libero scambio". Il porto fluviale di Basilea riceve ormai il 50% circa dell'intero traffico d'importazione svizzero. Sempre maggiori le importazioni, specie di petrolio, attraverso i porti di Savona e Genova. Sviluppatissime le comunicazioni aeree (gestite dalla "Swissair"), salite, nel periodo 1946-58, da 39 a 1.014.000 di pass.-km. La marina mercantile comprende attualmente 26 unità per complessive 128.557 t di stazza lorda.

Finanze. - Fra il 1950 e il 1959 il reddito nazionale svizzero è quasi raddoppiato, passando da 17,6 a 29,8 miliardi di franchi; alla fine del 1959 il prodotto nazionale lordo è stato stimato in 34 miliardi di franchi di cui 8 miliardi relativi ad investimenti, 25,2 a consumi pubblici e privati e 0,8 miliardi provenienti dal saldo del commercio estero. Alla stessa data, il saldo merci e servizî della bilancia dei pagamenti era attivo per 176 milioni di dollari.

Il bilancio dello stato presenta, per l'anno solare 1960, un avanzo di 588 milioni di franchi, quale risultante di 3.714 milioni di entrate e 3.126 milioni di spese. Il debito pubblico della confederazione, alla fine del 1960, ammontava a 5.944 milioni di franchi.

Le riserve auree e valutarie della Banca nazionale e del Tesoro ammontavano, alla fine del 1960, a 2.324 milioni di dollari, di cui 2.185 milioni in oro e il rimanente in valuta estera (quasi interamente dollari statunitensi). Nel 1957 esistevano in Svizzera 1.470 istituti di credito, di cui 28 banche cantonali, 5 grandi banche, 90 banche ipotecarie, 79 altre banche locali, 116 casse di risparmio, 1.053 banche mutue e 99 istituti diversi.

Alla fine del 1960, l'offerta monetaria complessiva ammontava a 19,3 miliardi di franchi (di cui 7,3 di monete e biglietti) e il risparmio raccolto dalle banche a 28,2 miliardi; il credito concesso allo stato era valutato in 4,3 miliardi e quello concesso all'economia in 35,6 miliardi. Alla fine del 1959 il saggio ufficiale di sconto era fissato nella misura del 2%, mentre il saggio d'interesse a lungo termine si aggirava attorno al 3,08%; alla fine del 1960, il cambio della moneta era fissato in 4,305 franchi svizzeri per un dollaro U. S. A. (12,068 franchi per 1 sterlina).

Storia. - Sui due pilastri tradizionali, della neutralità in politica estera e della sicura vita democratica all'interno, la S. ha continuato il suo ritmo di vita politica, economica, sociale, senza grossi eventi o improvvise svolte. Una tendenza a una più dinamica interpretazione delle neutralità, capace di preludere ad una lievissima incrinatura della costante posizione internazionale dopo il 1815, parve essere preannunziata, il 1° agosto 1959, in occasione dell'anniversario del patto costitutivo della Confederazione del 1291, da due discorsi del presidente P. Chaudet a Bellinzona e del ministro degli Esteri M. Petitpierre a Sion. Il ministro dichiarò che un piccolo popolo non può seguire la storia mantenendosi in disparte, che il destino di questo popolo è legato a quello della comunità cui appartiene per posizione geografica, civiltà e principî, che alla S. spettava di realizzare insieme ai suoi vicini l'unità dell'Europa garantendo la sua prosperità e stabilità sociale, e che bisognava tenere conto delle nuove forze sorte in seguito alle scoperte scientifiche e nel mondo umano, forze che fanno sì che i problemi nazionali svizzeri abbiano assunto nuove dimensioni. Lo spunto al discorso venne dato dalla decisione elvetica, nel luglio precedente, di partecipare all'istituzione della Piccola zona di libero scambio, fissata alla conferenza di Stoccolma tra Gran Bretagna, Austria, Danimarca, Norvegia, Svezia, Portogallo e la stessa Svizzera. Il ripensamento sull'intera posizione internazionale del paese e l'uscita dall'isolamento sotto la spinta di eventi quali la creazione della Comunità economica europea e della zona di libero scambio, si collegavano anche alla crescente pressione di gruppi di opinione aventi l'appoggio di autorevoli organi di stampa come la Neue Zuercher Zeitung, favorevoli ad un più stretto legame con l'occidente, e ad un contenuto più attivistico della tradizionale ed essenzialmente passiva neutralità della Confederazione.

Un certo fattore di turbamento interno, anch'esso di proporzioni limitate, fu costituito dal movimento separatista del Giura, di origine e cultura francese, incorporato nel cantone di Berna. Un referendum popolare, svoltosi il 28-29 ottobre 1950, concesse soltanto alcune modifiche alla popolazione giurassiana, quali il riconoscimento del francese come seconda lingua del cantone di Berna, due rappresentanti permanenti nel Consiglio di stato e un vicecancellierato permanente; ma il movimento separatista, denominato Raggruppamento giurassiano, continuò a lottare per la costituzione di un cantone indipendente.

Nel 1953 ebbe termine, col ritiro dei socialdemocratici, la coalizione governativa tra conservatori, socialdemocratici e radicali democratici o liberali che durava dal 15 dicembre 1943. La nuova coalizione più ristretta venne confermata sia dalle elezioni del 29-30 ottobre 1955 sia da quelle del 24-25 ottobre 1959. In queste ultime elezioni, i socialdemocratici, che in precedenza detenevano il maggior numero di seggi, divisero coi radicali il primo posto nel Nationalrat (51 seggi ciascuno).

Tra i referendum - istituto tradizionale della Confederazione - i principali furono quello per la riduzione dell'orario di lavoro degli operai e di molte categorie impiegatizie da 48 a 44 ore settimanali (26 ottobre 1958) e quello, "più scottante", come lo definì il Consiglio federale, per la revisione dell'art. 74 della costituzione e l'estensione alle donne dell'elettorato attivo e passivo (1° febbraio 1959): entrambi ebbero esito negativo.

Bibl.: J. Fruh, Géographie de la Suisse, Losanna 1937-48; J. Gutersohn, Landschaften der Schweiz, Zurigo 1950; Bureau Fédéral de statistique, La Suisse en graphiques, Berna 1952; W. Bäggli, Atlas agricole de la Suisse, Berna 1954; La politique suisse, in Chronique de politique étrangère, 1957, n. 3; W. Bringolf, Il socialismo in Svizzera, Roma 1958; W. B. Lloyd, Waging peace: the Swiss experience, Washington 1958.

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