SWĀT
(App. IV, III, p. 570)
Archeologia. - L'indagine archeologica in questa regione del Pakistan settentrionale ha conseguito nell'ultimo quindicennio notevoli risultati, in gran parte dovuti all'attività di una missione archeologica italiana. La cultura dell'età protostorica, nota inizialmente per le sue necropoli, è oggi inquadrabile in modo più completo grazie agli scavi negli insediamenti di Bīr-koṭ-ghwaṇḍai e Aligrāma, attivi a partire dal 18° secolo a.C. Le fasi più antiche sono meglio illustrate dai ritrovamenti di Bīr-koṭ-ghwaṇḍai: qui la ceramica rossa dipinta in nero caratteristica del periodo 18°-15° secolo a.C., per i suoi motivi geometrici e naturalistici, fitomorfi e zoomorfi, presenta interessanti richiami alla tradizione figurativa harappana, senza essere però priva di rapporti con la cultura del Cimitero H di Harappā per quanto concerne le forme ceramiche. Ad Aligrāma il periodo documentato in modo più esauriente è quello compreso tra l'11° e il 4° secolo a.C.; di grande interesse è la scoperta di un paleosuolo che conserva i solchi paralleli dell'aratura, datato tra l'11° e il 10° secolo a.C., preziosa fonte di informazioni sulle tecniche agricole protostoriche.
Alla conquista da parte degli Indo-Greci (2° secolo a.C.) sembra riconducibile la costruzione di un imponente muro di cinta portato alla luce a Bīr-koṭ-ghwaṇḍai, affine nella tipologia alle strutture difensive dei centri dell'Oriente ellenizzato. Allo stesso momento risale la comparsa di una nuova tradizione ceramica che, inizialmente affiancata a quella protostorica, la soppianta gradualmente per restare poi in vita fino al 4°-5° secolo d.C. Al 1° secolo a.C.-1° secolo d.C. risale la fondazione di gran parte delle aree sacre buddhistiche a noi note, precedute solo da Butkara i nel 3° secolo a.C.
Nonostante la forte presenza di culti di natura magica legati alla tradizione dardica, lo S. ha rappresentato nell'antichità una delle principali aree di diffusione della cultura buddhistica, documentata non solo dalle molte testimonianze letterarie ma anche e soprattutto dai numerosi complessi sacri buddhistici sparsi su tutto il territorio. Questi, al pari di quelli della regione gandharica, sono costituiti da monumenti di diverso tipo, stūpa, vihāra e colonne votive, quasi sempre costruiti attorno a uno stūpa di maggiori dimensioni. Frequentemente annesse alle aree sacre sono le strutture abitative dei monaci, costruite o come celle isolate o come veri e propri monasteri con celle raggruppate attorno a una corte centrale aperta.
A quest'ultimo tipo appartiene il monastero di Saidu Sharif i, recentemente portato alla luce, caratterizzato dalla presenza di una maestosa scalinata d'accesso con due rampe parallele a un lato del muro perimetrale e convergenti al centro. Tra gli altri monumenti sacri scavati negli ultimi anni è l'area sacra di Butkara iii, posta su una terrazza tagliata nel fianco argilloso di un colle, nella valle del Jambil; oltre ad alcuni stūpa portanti ancora elementi della decorazione scultorea originale, di notevole interesse è una serie di vihāra in parte scavati nell'argilla, che conservano quasi intatta la copertura a pseudo-volte di lastre aggettanti gradualmente l'una sull'altra.
La cultura artistica del periodo successivo alla fioritura gandharica, compreso tra il 6° e l'8° secolo d.C., è illustrata da un ampio gruppo di rilievi su roccia e stele di carattere religioso, diffusi soprattutto nel tratto centrale della valle dello Swāt e nelle valli che congiungono questa al bacino dell'Indo. Oggetto di una recente attività di ricognizione, i rilievi presentano in prevalenza un'iconografia buddhistica propria dell'indirizzo del Grande Veicolo, in cui è soprattutto il Bodhisattva Avalokiteśvara a essere raffigurato; non mancano tuttavia soggetti śivaiti. In tutto il gruppo sono evidenti da un lato l'eredità gandharica, dall'altro il forte peso stilistico dell'arte ''gupta''. Di grande interesse per la conoscenza del più antico periodo islamico nello S. è la scoperta e lo scavo di un'imponente moschea a Uḍegrām, un sito già noto per il ''Castello'' di età hindu-shāhi e ghaznavide; la moschea, datata al 1048-49 d.C. dall'iscrizione di fondazione in essa rinvenuta, sorge su una terrazza sottostante il ''Castello'' ed è provvista di una sala di preghiera ipostila, con piccola corte centrale attorno a una vasca per abluzioni. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Una bibliografia completa sull'attività della missione archeologica italiana nello Swāt, aggiornata al 1981, è contenuta nel catalogo Italian Archaeological Mission (IsMEO), Pakistan, Swāt, 1956-1981. Documentary Exhibition, Peshawar 1982, Roma 1982. Per gli anni successivi: H. Müller-Karpe, Jungbronzezeitlich-früheisenzeitliche Gräberfelder der Swat-Kultur in Nord-Pakistan (AVA Materialien, 20), Monaco 1983; G. Stacul, Harappan post-urban evidence in the Swat Valley, in Frontiers of the Indus civilization, a cura di B.B. Lal, S.P. Gupta, Nuova Delhi 1984, pp. 271 ss.; Id., Scavi a Loebanr III e Bīr-koṭ-ghuṇḍai (Swāt), in Scavi e ricerche archeologiche degli anni 1976-1979, Roma 1985, pp. 305 ss.; S. Tusa, L'insediamento protostorico di Aligrāma, ibid., pp. 315 ss.; D. Faccenna, Lo stupa a colonne dell'area sacra buddhistica di Saidu Sharīf I (Swāt, Pakistan), in Orient und Okzident im Spiegel der Kunst. Festschrift H.G. Franz, Graz 1986, pp. 55 ss.; U. Scerrato, Excavations at Raja Gira, Swat. A preliminary report, in Pakistan Archaeology, 10/22 (1986), pp. 57 ss.; G. Stacul, Prehistoric and Protohistoric Swāt, Pakistan (IsMEO Rep. Mem., 20), Roma 1987; P. Callieri, Saidu Sharif I. 1. The Buddhist sacred area. The monastery (IsMEO Rep. Mem., 23, 1), ivi 1989; Id., Archaeological activities at Bīr-koṭ-ghwaṇḍai, Swāt: a contribution to the study of the pottery of historic age from NWFP, in South Asian Archaeology 1987, a cura di M. Taddei, ivi 1990; A. Rahman, Butkara iii. A preliminary report, ibid., pp. 693-706; P. Callieri, A. Filigenzi, G. Stacul, Excavation at Bir-kot-ghwandai, Swāt 1987, in Pakistan Archaeology, 25 (1990), pp. 163-92; P. Callieri, Bīr-koṭ-ghwaṇḍai: an early historic town in Swāt (Pakistan), in South Asian Archaeology 1989, a cura di C. Jarrige, Madison 1992, pp. 339-46; P. Callieri e altri, Bīr-koṭ-ghwaṇḍai 1990-1992. A preliminary report on the excavations of the Italian Archaeological Mission, IsMEO (Suppl. 73 agli Annali IUO, 52, 4, 1992), Napoli 1992; G. Stacul, Kalako-ḍeray, Swāt: an archaeological complex from the early/mid-2nd millennium B.C., in South Asian Archaeology 1991, a cura di A.J. Gail, G.J.R. Mevissen, Stoccarda 1993, pp. 265-72; D. Faccenna, A.N. Khan, I.H. Nadiem, Pānṛ I (Swāt, Pakistan) (IsMEO Rep. Mem., 24), Roma 1993; L.M. Olivieri, Recent discoveries of rock-carving in Buner and Puran (NWFP, Pakistan), in East and West, 44, 2-4 (1994), pp. 467-80; D. Facenna, Saidu Sharif I. 2. The Buddhist sacred area. The stūpa terrace (IsMEO Rep. Mem., 23, 2), Roma 1995.