Vedi SWAT dell'anno: 1973 - 1997
SWAT
Lo S. costituisce la parte più settentrionale del Pakistan occidentale, situato come è tra l'Afghanistan e il Kashmir, ai piedi dei massicci del Karakorum e dell'Hindukush.
È probabile che la regione avesse una certa importanza fin da epoche antichissime; in epoca storica essa ci è nota soprattutto dalle fonti greche che descrivono il passaggio, attraverso il suo territorio, di Alessandro Magno, la sconfitta degli Assakenoi (antichi abitatori della regione), la conquista di città e fortezze.
Le necropoli prebuddiste di Butkara II, Loebanr e Katelai sono state rinvenute nelle vicinanze di Saidu Sharif, capitale dello Stato; Butkara II, che deve il suo nome alla vicina area sacra buddista, e Loebanr sono situate nella valle del fiume Jambil, mentre Katelai si trova, come il piccolo villaggio omonimo, nella valle del fiume Saidu. L'aspetto, abbastanza omogeneo, dei tre cimiteri ci permette di assommarli in un'unica descrizione: comune è infatti la loro posizione sulle pendici di una collina, comune la struttura delle tombe. Si tratta di tombe a fossa con un cavo superiore e un cavo inferiore rettangolari, separati generalmente da tre lastre di schisto che poggiano su un battente di terra. Il cavo inferiore, che racchiude lo scheletro e il corredo, era lasciato vuoto di terra mentre quello superiore veniva riempito completamente. A causa del dilavamento subito dalla collina, non è stato possibile rintracciare le parti terminali dei cavi superiori e quindi conoscere la struttura completa della tomba. Sia il cavo superiore che quello inferiore sono tagliati nella terra ma, mentre per il primo non si registrano varianti, il secondo a volte si presenta con un rivestimento di sottili lastre di schisto. Le sepolture possono essere a inumazione o ad incinerazione. Nel primo caso lo scheletro giace poggiato su di un fianco lungo l'asse maggiore della tomba, con il cranio rivolto verso la cima della collina; gli arti inferiori e superiori flessi. Nel secondo, le ossa semicombuste sono contenute in una grande giara di terracotta, spesso chiusa da un coperchio. Per quanto riguarda le tombe a inumazione, possono essere a deposizione singola o doppia o, in qualche caso, addirittura tripla. Quando la sepoltura è multipla gli scheletri si trovano talvolta in connessione anatomica, ma più frequentemente uno solo conserva la posizione originaria, mentre l'altro, o gli altri, sono sconnessi e ammucchiati a lato. Esistono inoltre tombe in cui i resti ossei di un singolo individuo sono stati rinvenuti ammucchiati, cioè tombe con deposizione secondaria. Il corredo, deposto generalmente ai piedi del morto o intorno al cinerario, comprende oggetti in rame, in osso, in ferro, in oro, in pietra e, naturalmente, vasellame. I vasi possono essere divisi in due grandi gruppi: quelli di colore rosso e quelli di colore grigio. Del primo fanno parte le grandi giare, i cinerarî e una vasta serie di prodotti, da quelli fatti a mano a quelli estremamente curati sia nella fattura che nella decorazione. Al secondo appartengono vasi di medie e piccole dimensioni, di buona fattura. Per ambedue i gruppi la decorazione è in prevalenza incisa a motivi geometrici (linee, punti, zig-zag e semicerchi) semplici o composti. Alcuni esemplari, specialmente tra i tipi a ceramica rossa, hanno un'ornamentazione a rilievo; sulle grandi, giare compaiono anche dei motivi vagamente antropomorfi, ottenuti attraverso un sapiente alternarsi di vuoti e di pieni (protuberanze e fori). Su alcuni dischi di terracotta e sul piede di un vaso di Butkara II, sono infine visibili tracce di pittura. Si trovano inoltre fuseruole, dischi e figurine zoomorfe e antropomorfe. Queste ultime, una decina in tutto, sono state suddivise in due gruppi, quelle cosiddette "a violino" e quelle con gambe separate e braccia divaricate; su entrambe compare una decorazione punzonata che simula ornamenti e vesti. Per quanto riguarda gli oggetti minori si sono rinvenuti numerosi spilloni e orecchini di rame, spilloni e pendenti di osso, molto raramente invece piccoli gioielli in metallo prezioso (oro e argento). In pietre semipreziose (corniola, agata e calcedonio) sono quasi tutti i grani di collana; se ne trovano però anche di pasta vitrea o di rame. Le poche armi portate alla luce (punte di freccia e punte di lancia) sono in rame o in ferro; inoltre sono stati ritrovati alcuni esemplari di teste di mazza in pietra.
L'esame di queste necropoli, nonché le analisi atte a stabilirne la cronologia, sono ancora in corso. Studî preliminari permettono di supporre l'avvicendarsi nell'ambito di questa cultura, di tre fasi di sviluppo, dall'antico al recente, che si differenziano per livello qualitativo e per variazioni in seno alla tipologia del vasellame. La datazione più attendibile sembra quella della prima metà-inizio seconda metà del I millennio a. C. Le evidenti reminiscenze iraniche e turkmene meridionali, ci lasciano incerti su una tale cronologia, ma danno indicazioni sull'origine culturale di questa produzione.
Va infine ricordato che recentissimi scavi condotti nella grotta di Ghàligai, a pochi km dalla zona delle necropoli, hanno dato una eccezionale sequenza stratigrafica, in grado di chiarire lo sviluppo materiale e culturale degli abitanti della regione dal periodo litico all'epoca buddista. Nella produzione appartenente agli strati 15-13 è stata ravvisata una analogia con le varie fasi di sviluppo della produzione ceramica della necropoli poiché questi strati sono immediatamente successivi ad una facies culturale attribuibile alla metà del II millennio a. C. e immediatamente precedenti la facies buddista, il loro rinvenimento, e più ancora lo studio approfondito del materiale, sarà di valido aiuto anche per una determinazione cronologica delle necropoli stesse.
Bibl.: C. Silvi Antonini, Preliminary Notes on the Excavations of the Necropolises found in Western Pakistan, in East and West, 14, nn. 1-2, 1963, pp. 13-25; G. Stacul, Preliminary Report on the Pre-Buddhist Necropolis in Swat (W. Pakistan), ibid., 16, nn. 1-2, 1966, pp. 37-79; id., Excavations in a Rock Shelter near Ghāligai (Swat W. Pakistan). Preliminary Report, ibid., 17, 1967, nn. 3-4.