SWAZILAND (XXXIII, p. 118)
Popolazione. - Da poco più di 110.000 ab. nel 1921, al censimento 1956 era salita a 237.041 ab., dei quali solo 5919 bianchi e 1378 di sangue misto. I protestanti sono circa 57.000 e i cattolici soltanto 4825. Nel capoluogo, Mbabane, la popolazione europea non supera i 1200 individui. La malaria, che un tempo ìnfestava la parte orientale del paese, è ora scomparsa.
Condizioni economiche. - Attualmente l'agricoltura è praticata su circa 95.000 ha di seminativi (quasi il 5,5% della superficie territoriale), producendo in primo luogo granturco (insufficiente al fabbisogno locale) e poi sorgo, cotone, tabacco, riso, arachidi, banane, agrumi, ecc. Ma l'allevamento conserva sempre grande importanza: nel 1959 esso annoverava 503.915 bovini, 180.081 caprini, 35.476 ovini e 11.682 suini. Nella produzione mineraria è divenuta importante quella dell'amianto (22.900 t nel 1958), ma sono pure da ricordare quelle della barite e dello stagno. Invece non sono più in attività le miniere d'oro. Per quanto sia da tempo accertata la presenza di giacimenti di carbone e di ematite, oltre che di molti altri interessanti minerali, lo sfruttamento ne è ancora reso difficile dalla natura stessa dei giacimenti, dalla loro posizione in aree riservate agli indigeni e dal problema dei trasporti. Il paese, agli effetti doganali e per il trattato del 29 giugno 1910, è unito all'Unione Sudafricana.
Storia. - La rivendicazione di questo territorio - il più piccolo dei protettorati britannici del Sudafrica, situato al proprio confine nordorientale e in parte a contatto col Mozambico portoghese - fu continua, ad opera del governo sudafricano, presso il governo britannico. Ma Londra, pur non rinnegando in linea di principio l'impegno di trasferimento assunto al momento della costituzione dell'Unione Sudafricana, continuò a resistere alle pressioni di Pretoria, soprattutto appellandosi al desiderio delle popolazioni dello Swaziland. Le richieste dell'Unione Sudafricana non approdarono, fino alla seconda guerra mondiale, che alla creazione, nel 1938, di una Joint Advisory Conference anglo-sudafricana, che peraltro in pratica non raggiunse nessun risultato. L'avversione britannica al trasferimento si approfondì dopo che, nel 1948, il governo dell'Unione Sudafricana fu assunto dai nazionalisti, poiché la popolazione indigena espresse una chiara riluttanza a trasferirsi sotto un'autorità orientata verso principî discriminatorî dal punto di vista razziale. A nulla valse l'insistenza del governo Malan per una rapida soluzione, accompagnata dalla minaccia, in caso di mancata accettazione delle richieste, d'un boicottaggio economico dello Swaziland. Alle nuove insistenze dei governi sudafricani presieduti da J. G. Strijdom e da H. F. Verwoerd, il governo britannico sembrò anzi orientarsi verso la concessione di una maggiore autonomia interna al territorio di protettorato, con una punta polemica nei confronti della politica di apartheid perseguita dall'Unione Sudafricana.
Bibl.: H. Kuper, An African Aristocracy, Londra 1947; id., The Swazi: Ethnografic survey of Africa ser. Southern Africa, Londra 1952; E. Baring, Problems of the High Commission Territories, in International Affairs, aprile 1952; Swaziland: annual report 1956, Londra 1957; Official Year Book of the Union of South Africa and of Basutoland, Bechuanaland Protectorate and Swaziland, Pretoria 1958.