T'IEN-TSIN (A. T., 99-100)
Città della Cina, il cui nome significa "guado celeste", situata nella provincia del Ho-peh, a 39° 4′ di lat. N. e 117° 11′ di long. E. È il più importante centro commerciale e industriale della Cina del N., con oltre un milione di ab. (1930), situata in una pianura alluvionale, continuamente modificata dai varî affluenti del Pe ho, dove questo fiume si congiunge col Grande Canale. I continui depositi alluvionali minacciano le comunicazioni della città col mare. Le navi maggiori si fermano a T'ang-ku, a 80 km. da T'ien-tsin. Quelle che pescano meno di 5 m. risalgono il fiume, che attraversa le concessioni straniere. Dal 1925 vi è sistemato l'approdo alle banchine per una quarantina di navi. Navi rompighiaccio sono necessarie per aprire la via alle navi durante i tre mesi invernali. In seguito alle inondazioni del 1917 e del 1924 sono stati eseguiti e sono tuttora in corso grandi lavori per la difesa della città.
Fu aperta al commercio nel 1861, secondo il trattato tra la Gran Bretagna, la Francia e la Cina del 1860. Ha una concessione britannica con 33 mila Cinesi e duemila stranieri, una concessione francese con 50 mila Cinesi e mille stranieri, una concessione giapponese con 30 mila Cinesi e quattromila stranieri, e una concessione italiana con un'area di 447.647 mq. (circa mezzo kmq.) e con 8143 abitanti (al 31 dic. 1934), di cui 366 Italiani e 114 altri Europei, amministrata, in seguito all'accordo italo-cinese del 7 giugno 1902, da un consiglio presieduto dal console italiano, con rappresentanza dei Cinesi e degli stranieri.
È una delle città più antiche della Cina; ha notevoli giardini pubblici e privati; dopo il 1900 la città antica ha cambiato aspetto: le mura sono state demolite e sostituite da ampî viali, la città e le concessioni hanno una rete stradale ben mantenuta, illuminazione elettrica, tram elettrici, due acquedotti moderni, e numerosi servizî automobilistici.
Vi è attivo il commercio in pelli, lana, pellicce, cotone, tessuti di pelo di cammello, setole di porco. Si esportano carbon fossile, sale, uova, e si importano riso, tessuti, macchine, ecc. In città vi sono sei filature di cotone, con 300 mila fusi, fabbriche di tappeti, distillerie, stabilimenti per l'essiccazione di uova da esportare, fabbriche di cemento, prodotti chimici, officine elettriche, officine metallurgiche e ferriere, molini, vetrerie, fabbriche di fiammiferi, oleifici, stamperie. Sono importanti e di fondazione assai antica le saline, poco lontane dalla città.
Monumenti. - Nella città moderna è notevole soltanto il tempio commemorativo dell'uomo di stato Li Hung-chang, morto nel 1901. V'è inoltre a T'ien-tsin una delle poche collezioni pubbliche della Cina, il museo Hoangho-Paiho, in cui si conserva tutto ciò che i padri Licent e Teilhard de Chardin avevano raccolto durante i loro viaggi nella regione dei fiumi Hoangho e Paiho, e che comprende numerosi oggetti della preistoria e degl'inizî dell'età del bronzo.
Trattato di T'ien Tsin.
Conchiuse la prima fase della guerra fra l'Inghilterra e la Cina (1856). La Cina era allora in piena rivolta dei T'ai-p'ing che, scoppiata nel 1849, doveva terminare solo nel 1864. Nel 1856 a Canton vennero incendiate le fattorie straniere e assaliti navi e forti. Il governo inglese inviò colà Lord Elgin con truppe, le quali dovettero prima essere impegnate in India, dove era scoppiata la rivolta dei sepoy. Nel novembre 1857, sedata questa, le truppe inglesi giungevano a Hong-kong. Ad esse si erano uniti il barone Gros, rappresentante diplomatico della Francia, l'ammiraglio russo Putjatin e il ministro degli Stati Uniti. Il 28 e 29 dicembre Canton fu bombardata e occupata, il 4 gennaio 1858 il governatore della città, Yeh Ming-Ch'ên, veniva catturato. Ma, restati infruttuosi i tentativi d'accordo avviati a Shanghai il 26 febbraio e a T'ien-tsin il 24 aprile, gli alleati, con 5000 uomini di truppa franco-inglesi, decidevano di forzare l'entrata del fiume Pei. Occupati i forti di Ta-ku (20 maggio), essi giungevano a T'ien-tsin il 30 successivo. Qui, il 26 giugno, venne firmato il trattato. Le clausole più importanti di esso stabilivano: a) La residenza a Pechino di agenti diplomatici delle nazioni firmatarie; b) l'apertura dello Yang-tze-kiang, fino a Nan-k'ou; c) l'apertura dei porti di Kiung-chow (nell'Isola di Hainan), di Chao-chow (Swa-tow), di Tainan e di Tamsui (nell'Isola di Formosa), di Che-fu, di Nan-kin, di New-chwang (oggi Ying-kow, in Manciuria), in aggiunta ai 5 di Canton, Shanghai, Ning-po, Amoy e Fu-chow, già aperti in virtù del trattato di Nanchino (18 agosto 1842); d) la libertà per tutti gli stranieri di viaggiare in tutta la Cina con un passaporto; e) l'assoluta tolleranza della religione cristiana; f) un'indennità di 4 milioni di taels da pagarsi all'Inghilterra e di due milioni alla Francia, a titolo d'indennità di guerra e di risarcimento di danni.
La ratifica del trattato doveva aver luogo a Pechino, ma sir F. Bruce per l'Inghilterra, e M. de Bourboulon per la Francia, incaricati della ratifica, venivano a Ta-ku impediti di proseguire. Gli alleati decisero allora di forzare il fiume Pei che era stato sbarrato da catene e da pali. La resistenza incontrata portò alla seconda spedizione franco-inglese (1860), che terminò con la presa di Pechino (13 ottobre), dove finalmente il trattato veniva ratificato il 24 ottobre.