TABACCHIERA
. Piccola scatola di varia forma per tabacco da fiuto. L'uso ne risale all'inizio del '600, epoca in cui il fiutare tabacco era considerato atto di grande eleganza, che dalla corte passò alla nobiltà, e si diffuse poi fra il popolo, senza distinzione di sesso.
Trattandosi di un oggetto usato da tutte le classi sociali, varî furono i tipi di tabacchiera e i materiali che li costituirono. L'uso di donare tabacchiere ai personaggi della diplomazia, frequentissimo in Francia nel sec. XVII si estese a tutte le corti d'Europa: per cui si ebbero le cosiddette "tabacchiere diplomatiche", di uno splendore incomparabile, generalmente d'oro, cesellato o inciso, con i bordi ornati di diamanti o di smalti leggerissimi.
Nel sec. XVIII le tabacchiere ebbero forma più bassa, per accentuare le linee incurvate e lo sfaccettio delle superficie e per porre in particolare risalto gli ornati, composti spesso in delicati motivi, con intrecci di cartigli, volute, fronde, fiori, amorini; e spesso ebbero al centro del coperchio una miniatura di forma ovale o rotonda, circondata di diamanti o di perle incassate entro alveoli, come quelle del Museo delle arti e delle industrie di Vienna, di Charles Ouzille (1795) o le altre di Pierre de Beaulieu al Louvre (1771-1772), o del Krüger nel castello di Montbijou a Berlino. Le tabacchiere di questo tipo furono molto ricercate, tanto che il miniatore K.G. Klingstet (1657-1734), specializzato nel rappresentare scene erotiche, fu chiamato dal cardinale Dubois il "Raffaello delle tabacchiere" (sue tabacchiere nei musei di Monaco, di Stoccolma; nella collezione Wallace di Londra, ecc.).
Sebbene, data la diffusione delle tabacchiere, se ne facessero ovunque, bisogna ricordare in particolar modo le fabbriche di Parigi, dalle quali uscirono le più raffinate, di Ginevra (che fabbricò specialmente quelle di metallo smaltato), e di Hanau (tabacchiere d'oro e d'argento, che si diffusero soprattutto in Germania e nella Russia).
Meno conosciute sono le fabbriche italiane, alle quali dobbiamo varî esemplari di argento, di pietre dure, di porcellana, ecc., della collezione della Floridiana dì Napoli. Famosissime sono le tabacchiere di Federico il Grande, che ne ebbe una ricca collezione. Molte tabacchiere dell'epoca di Federico il Grande ebbero smalti di D. Chodowiecki, che ne rivestì interamente tutto l'esterno e anche la parte interna del coperchio con scene galanti, pastorali, mitologiche e ariosissimi paesaggi (varî esemplari nel museo di Danzica, nello Schlossmuseum di Berlino, nel museo Correr di Venezia, e in varie collezioni private italiane e straniere).
Meno preziose, ma raffinatissime di forma e di decorazione, sono le tabacchiere settecentesche di porcellana di Sèvres, di Chantilly, di Sassonia, di Capodimonte, ecc., delle quali una ricca collezione è nella Floridiana di Napoli. Dopo la splendida fioritura del sec. XVIII - che ha anche varî tipi di tartaruga con applicazioni d'argento, di madreperla, ecc., e in legni colorati e anche laccati, come quelle della Floridiana e di alcune collezioni private di Venezia - nel sec. XIX le tabacchiere si fecero più semplici e di materiale meno prezioso. Napoleone ne ebbe tuttavia di bellissime, e le elencò nel suo testamento fra le cose di maggior valore. Frequentissime furono sotto l'impero le tabacchiere con i ritratti di Napoleone (una bellissima è alla Floridiana) e dei suoi familiari, e, dopo la sua morte, quelle dette di S. Elena, perché riproducevano sul coperchio la tomba dell'imperatore. Ricordiamo ancora le tabacchiere dette "della rivoluzione", che portano sul coperchio, in avorio su fondo di ebano, i simboli della rivoluzione; quelle della Carta costituzionale, in cui sono rappresentati principi e popolo che giurano la costituzione; quelle piemontesi del Tanadei commemoranti l'invenzione del pallone aerostatico (varî esemplari in collezioni private), ecc. Ma ormai, tranne rare eccezioni, le tabacchiere si distinguevano solo per la varietà dei soggetti rappresentati, e non più per l'eleganza della forma e degli ornati. Erano opere in serie, di poco costo e di grande diffusione, di solito in legno colorato o in cartone verniciato, che portavano impresse sul coperchio stampe con gli avvenimenti del giorno. Intenti d'arte mancano anche in quelle di corno, senza alcun ornato, che si fabbricano egualmente in Italia, Francia, Spagna e Portogallo, e quelle alte e ovali, di legno di betulla, fabbricate nei dintorni di Strasburgo, spesso rivestite con fili di paglia multicolori, ecc. (V. tavv. XXXI e XXXII).
Bibl.: S. A., Il tabacco vendicato. Fisiologia del tabacco e... della tabacchiera, Modena 1845, pp. 89-100; J. de Mauri, L'amatore di oggetti d'arte, Milano 1922, pp. 459-469; H. Nocq e Dreifuss, Tabatières, boîtes et étuis des collections du Louvre, Parigi 1930; M. Klar, Berliner Galanteriewaren aus friederizianischer Zeit, in Pantheon, 1930, p. 69 segg.; id., Emaildosen von Daniel Chodowiecki, ibid., 1931, p. 38 segg.; id., Berliner Goldosen, ibid., 1932, pp. 60 segg.; Graesse e F. Gaemicke, Kunstgewerbliche Altertümer und Kuriositäten, Berlino s. a. (s. v. Dosen), p. 90 segg.; H. Havard, Dict. de l'ameublement, Parigi s. a., I, p. 343; IV, p. 1107: H. Th. Bossert, Geschichte des Kunstgewerbes, VI, Berlino-Charlottenburg s. a., pp. 146, 200.