TABACCO (XXXIII, p. 145; App. II, 11, p. 940)
Coltura e rendimento. - Nel decennio 1950-1959, la coltura del t. nel mondo non ha subìto nel suo complesso troppo profondi cambiamenti (cfr. tab. 1). Durante la guerra, la superficie a t. era diminuita in quasi tutti i paesi del mondo, ma durante il quinquennio 1948-52, sotto la spinta del generale aumento del consumo ci si avviò speditamente al ripristino della coltura. Infatti, la media 1948-52 della superficie mondiale e quella della produzione mondiale di t. furono inferiori alla media prebellica, rispettivamente di soli 3,6% e 4,4%.
Dal 1954 al 1956, la superficie mondiale di t. è aumentata lentamente per raggiungere il suo massimo assoluto nel 1956 con 3.520.000 ha e negli anni da 1957 a 1959 ha oscillato tra 3.360.000 ha e 3.470.000 ha. Così che in definitiva tra la media prebellica e l'anno 1959 si registra un aumento della superficie mondiale di t. di 13,8%.
L'Europa ha aumentato la superficie a t., passando da 390.000 ha, media prebellica 1934-38, a 445.000 (1954), a 470.000 ha nei due anni successivi e a 500.000 ha nel 1958, per finire a 485.000 ha nel 1959 (cifra superiore alla media prebellica del 94% e a quella degli anni 1948-52 del 24,4%). L'aumento della superficie europea a t. negli ultimi anni è dovuto principalmente alla Grecia, alla Iugoslavia, alla Romania e alla Polonia. La superficie a t. dell'Italia, che è il secondo produttore europeo dopo la Grecia, ha oscillato entro modesti limiti negli ultimi anni.
La superficie a t. nell'URSS è in declino, con una diminuzione del 27,2% tra la media prebellica e l'anno 1959. Secondo il piano quinquennale 1956-1960, le autorità sovietiche insistono sull'aumento del rendimento unitario e sul miglioramento della qualità. In questo paese è predominante (fino al 1953 più del 50%) la varietà makhorka (una varietà di Nicotiana Rustica, molto forte e di un aroma particolare), curata all'aria e di alti rendimenti unitarî. Un 40% del t. è costituito da t. orientali (levantini) e solo 8% di t. leggeri curati all'aria. Nel 1959, il rendimento unitario di tutti i t. nell'URSS superava la media prebellica del 10,7%.
Per ciò che riguarda l'America Settentrionale e Centrale (in questa unità statistica gli S. U. A. rappresentavano nella media 1948-52 il 79,3% della superficie a t., e l'84,4% della produzione) la superficie a t. ha fatto uno sbalzo di ben 17,1% dalla media prebellica a quella del 1948-52. Raggiunto il massimo di 880.000 ha nel 1954, la superficie ha seguito una tendenza alla diminuzione per scendere nel 1959 fino a 675.000 ha, con una flessione del 23,3% rispetto al 1954.
Nell'America Meridionale (i cui rappresentanti principali sono il Brasile e l'Argentina) si è registrato un forte aumento (50%) tra le due medie, che ha continuato negli anni 1954 e 1955. In quest'ultimo anno la superficie a t. ha registrato un massimo relativo di 270.000 ha per poi diminuire per altri due anni di seguito e toccare nel 1959 il suo massimo assoluto di 275.000 ha. In definitiva, la superficie a t. nell'America meridionale presenta uno sbalzo di ben 83,3% tra la media prebellica e l'anno 1959.
Il continente più importante per ciò che riguarda l'estensione della superficie coltivata a t. è l'Asia, anche se si esclude la Cina continentale, come si è fatto nella tab. 1 (va infatti osservato che se, quanto alla produzione di t., il primo posto nel mondo compete all'America settentrionale e centrale, questo è dovuto al contributo degli S. U. A. che è il primo produttore assoluto del mondo). Tra i paesi asiatici, i principali coltivatori di t. sono l'India, l'Indonesia, la Turchia, il Pakistan, il Giappone e le Filippine. La superficie a t. di questi sei paesi rappresentava nella media 1948-52, il 91,7% della superficie a t. del continente e il 96,8% della produzione. Tra le due medie 1934-38 e 1948-52, la superficie a t. dell'Asia subisce una riduzione del 17,4% ma poi riprende vigorosamente fino al 1957 quando raggiunge il suo massimo assoluto di 1.245.000 ha, per declinare leggermente nel 1958 e poi finire a 1.205.000 ha nel 1959, ancora, con un aumento del 22,6% rispetto alla media prebellica. Per la Cina continentale non si dispone di una lunga serie di statistiche riferentesi alla superficie a t., ma si sa che fra la media prebellica e l'anno 1952 si ebbe una forte riduzione del 68,8% della superficie. Con il 1954, anche a giudicare dalla produzione, la coltura cominciò un lento e continuo aumento fino al 1959.
In Africa l'unico paese forte produttore e grande esportatore, è la Federazione della Rhodesia e del Nyasaland, la cui superficie a t. nella media 1948-52 rappresentava il 51,8% della superficie a t. di tutto il continente. Sfruttando la congiuntura favorevole dell'immediato dopoguerra, caratterizzata dalla scarsezza della valuta forte e quindi dall'impossibilità per i paesi dell'Europa occidentale d'importare t. di qualità (flue-cured) dagli S. U. A., la Federazione della Rhodesia e Nyasaland (i 3 stati: Rhodesia meridionale, Rhodesia settentrionale e Nyasaland si unirono in una federazione il 1° agosto del 1953), sotto la protezione del Regno Unito, che è il primo paese importatore di t. del mondo, impresse uno sviluppo straordinario alla sua tabacchicoltura. Tra la media prebellica e quella del 1948-52, la superficie a t. dell'Africa (in seguito al detto sviluppo della Federazione) si è più che raddoppiata, passando da 120.000 ha a 255.000 ha. In seguito, la superficie a t. è ulteriormente aumentata per raggiungere il suo massimo assoluto nel 1959 con 285.000 ha, ossia un aumento del 137,5% rispetto alla media prebellica.
In quanto ai rendimenti unitarî, per il mondo nel suo insieme si registra una lievissima diminuzione fra le due medie. A cominciare con il 1954, il rendimento mondiale è in lieve aumento per finire nel 1959 a 10,5 q per ha con un aumento di 8,2% rispetto alla media prebellica. Per l'Europa, il rendimento unitario è relativamente basso. Solo nel 1957 esso si è situato a 11,9 q per ha per finire nel 1959 a 11,2 che è esattamente il rendimento europeo prebellico. Il basso rendimento unitario europeo si spiega col fatto che in Europa più della metà della superficie a t. è coltivata in paesi come la Grecia, Bulgaria, Iugoslavia e Romania aventi tutti rendimenti relativamente bassissimi.
Come continente, è l'America Settentrionale e Centrale che ha i più alti rendimenti unitarî. Infatti, tra le due medie essa registra un aumento del rendimento del 38,9%, passando dal 9,5 q per ha al 13,2. Tra il 1954 e il 1956, il rendimento è in aumento ancora, e ha raggiunto in quest'ultimo anno un suo massimo relativo di 15,8 q per ha. Oscillando sempre, a un livello alto, nel 1958 il rendimento ha raggiunto poi un massimo assoluto di 17,3 q per ha, per recedere a 15,5 q per ha nel 1959, segnando in quest'anno ancora un aumento di 63,2% rispetto alla media prebellica. Questo andamento continentale è parallelo all'andamento dei rendimenti unitarî negli S. U. A., dato che dal 1956, quando venne imposta d'autorità una riduzione della superficie coltivata a t., i coltivatori statunitensi hanno spinto i rendimenti unitarî ai massimi livelli raggiungibili.
Nell'America Meridionale i rendimenti unitarî hanno oscillato di poco tra le due medie e tra il 1954 e il 1959. È significativo il fatto che il rendimento unitario nel 1959 sia esattamente lo stesso nella media prebellica, ossia 9,3 q per ha. In Asia (senza la Cina continentale) tra le due medie il rendimento unitario è diminuito da 8,9 q per ha a 7,4. In seguito ha assunto valori di 7,9 (1954), 8,0 (1955 e 1956) e 8,1 per finire con 8,0 nel 1959 che è di 10,1% inferiore alla media prebellica.
La produzione mondiale di t. per effetto combinato della superficie coltivata e del rendimento unitario, passa da 3.000.000 di t nella media prebellica a 2.800.000, media 1948-52. Da quest'ultimo dato, la produzione fa uno sbalzo del 18,4% per raggiungere i 3.400.000 t nel 1954. Da quest'anno in poi, oscillando tra 3.500.000 t e 3.600.000 t, la produzione mondiale di t. raggiunge i 3.700.000 t nel 1959 con un aumento del 23,6% rispetto alla media prebellica e con uno del 29,3% rispetto alla media 1948-52.
È degno di rilievo il fatto che l'Europa, l'America Meridionale, l'Africa e l'Oceania abbiano aumentata la loro importanza relativa nella produzione mondiale di t. nei periodi considerati senza mai retrocedere, segno questo di uno sviluppo sostenuto e organico. Per ciò che riguarda la produzione nel 1959, la massima importanza relativa spetta all'America Settentrionale e Centrale con 28,7%, seguita dall'Asia senza la Cina continentale con 26,5% e dall'Europa con 14,9%. Se consideriamo l'Asia compresa la Cina, a tutto il continente asiatico compete il primato con il 38%.
Produzione. - Gli S. U. A., la cui produzione del 1959 rappresentava il 22,3% della produzione mondiale, superano di gran lunga tutti gli altri paesi produttori e sono anche. nello stesso tempo, il principale paese esportatore e un notevole importatore di tabacco. La produzione di t. è una delle più importanti colture agricole negli S. U. A. Infatti, nel 1959, il t. si situava al 6° posto per ciò che riguarda il valore del prodotto presso l'azienda. I prodotti che precedevano il t. erano il mais (4,7 miliardi di dollari), il cotone (2,4), il fieno (2,3), il grano (2,0) e la granella di soia (1,1). Poi seguiva il t. con 1,0 miliardi di dollari.
La superficie a t. negli S. U. A. è andata diminuendo dalla media 1951-55 (676.000 ha) fino al 1958 (436.000 ha), per risalire leggermente a 467.000 nel 1959. Specialmente tra il 1956 e il 1957 si registrò una forte riduzione imposta d'autorità allo scopo di stroncare l'accumularsi eccessivo di scorte. Complessivamente si ebbe una riduzione della superficie a t. del 30,9% tra la media 1951-55 e l'anno 1959. Tra questi stessi estremi si ebbe anche una riduzione della produzione (questa invece di solo 18,8%, a causa dei rendimenti unitarî crescenti a cominciare col 1957), che passò da 1.005.000 t a 815.000 tonnellate. Con tutta la riduzione, la produzione del 1959 supera la media prebellica di ben 38,1%. I rendimenti unitarî andarono aumentando da 14,9 q per ha nella media a 17,5 q nel 1959. Il t. si coltiva di solito in 29 stati degli S. U. A., ma la produzione è accentrata nei seguenti sei: Carolina del nord, Kentucky, Carolina del sud, Virginia, Tennessee e Georgia, che contribuivano nel 1959 alla superficie a t. e alla produzione di tutto il paese, rispettivamente con l'87,8% e l'88,9%.
Il secondo posto nella produzione mondiale di t. è occupato dalla Cina continentale, la cui produzione nella media prebellica superava quella degli S. U. A. del 12,5%. Al contrario nel 1959, la produzione cinese rappresenta solo il 51,8% (stima della FAO) della produzione statunitense, e viene in gran parte consumata all'interno. Infatti, nel 1959, la Cina ha esportato 41.600 t di t., ossia circa il 10%, per lo più all'URSS, alla Cecoslovacchia e all'Egitto. Dopo la guerra, la produzione cinese è molto diminuita e, solo con il 1955, ha cominciato ad aumentare, raggiungendo nel 1959 il suo massimo nel dopoguerra con 422.000 t ma restando inferiore del 36,4% alla media prebellica.
Il terzo paese produttore di t. su scala mondiale è l'Unione Indiana che è probabilmente anche il primo produttore di t. scuro curato al sole. Nel 1958, circa il 67% della produzione totale era costituita di t. scuro destinato per lo più al consumo interno. Quantitativamente, la produzione di t. dell'Unione Indiana ha segnato una riduzione del 28% tra la media prebellica e quella del 1948-52. Negli anni 1954 e 1955 essa ha ripreso leggermente per conseguire negli anni 1956 e 1957 raccolti relativamente elevati (303.000 e 305.000 t) e declinare nuovamente su 260.000 t nel 1959, ciò che rappresenta una riduzione del 29,7% rispetto alla media prebellica. Come vedremo l'Unione Indiana è anche un paese esportatore di t. e il governo ha stanziato forti fondi. nel quadro del 2° piano quinquennale terminato nel 1960. per la ricerca scientifica concernente il miglioramento della qualità del t. e l'orientamento della produzione verso varietà più facilmente esportabili.
Nella graduatoria della produzione di t. segue l'URSS, che nella media prebellica aveva una cospicua produzione di 235.000 tonnellate. Nel 1950 la produzione era ridotta a 157.000 t e la tendenza regressiva (come si può desumere anche dalla superficie coltivata a t.) è continuata fino al 1959 in cui la produzione è stata di 189.000 t, ossia inferiore del 19,6% alla media prebellica. Più della metà del t. sovietico è scuro, curato all'aria e il resto di tipo orientale o semiorientale. Il t. orientale si coltiva principalmente sulla costa del Mar nero (principalmente la regione di Krasnodar), in Crimea, nella Georgia, nell'Armenia e la regione del Caucaso del nord. Ci sono sei tipi principali di t. sovietici: Makhorka (coltivato principalmente nella Russia, nell'Ucraina e Bielorussia), Bakum, Ostrolist, Orientale, tipi da sigaretta americani (flue-cured; Maryland e Burley) e tipi da sigaro (circa 1-2% della produzione totale).
Un grande produttore di t. è anche il Giappone, la cui tabacchicoltura dopo la guerra ha preso uno sviluppo impetuoso. La superficie a t. che nella media 1933-1935 era di 34.000 ha è salita a ben 76.000 ha nel biennio 1955-1956 con un aumento di più del 120%. Dopo questo forte aumento della superficie a t., che doveva far fronte all'aumento della popolazione di fumatori, le donne comprese, la tabacchicoltura giapponese ha trovato il suo equilibrio in una superficie intorno ai 65.000 ha. ma ottenendo rendimenti unitarî superiori alla media mondiale. La produzione totale di t. è passata da 64.000 t nella media prebellica a 90.000 t nella media 1948-52 e dopo aver toccato il suo massimo assoluto di 153.000 t nel 1956 è ripiegata su 130.000 t nel 1959, registrando però ancora un aumento del 103% rispetto alla media prebellica. Il Giappone consuma quasi completamente la propria produzione e, talvolta, importa anche modeste quantità.
Un notevole aumento della produzione di t. tra la media prebellica e quella del 1948-52 (+ 21,5%) ha registrato il Brasile, che è un importante esportatore di foglia da sigaro. Tra la media 1948-52 e l'anno 1954 la produzione ha fatto un ulteriore salto in avanti fino a 147.000 t (+ 30%) per mantenersi poi quasi invariabile fino al 1959. Le esportazioni brasiliane di t. sono pure costanti con circa 30.000 t all'anno.
Per le ragioni già accennate nella Federazione della Rhodesia e Nyasaland, dalla media prebellica di 18.000 t di t. (Rhodesia meridionale e Nyasaland solamente che praticamente rappresentano il totale della Federazione) si è passati a 58.000 t nella media 1948-52 e con un continuo aumento la produzione ha raggiunto il massimo di 110.000 t nel 1959, con un aumento di 511% rispetto alla media prebellica. In poco tempo si è passati alla coltivazione del tipo più richiesto dal mercato internazionale, il flue-cured che nella Federazione è aumentato tra il 1933-39 e il 1959 del 588%.
Merita una attenzione speciale il principale gruppo di paesi produttori di t. orientale e semiorientale (levantini) che sono: la Turchia (il terzo esportatore del mondo), la Grecia, la Bulgaria e la Iugoslavia (che produce circa il 69% di t. orientale e semiorientale). Le qualità intrinseche del t. levantino sono tanto apprezzate dal commercio internazionale che la produzione di questo tipo ha resistito alla concorrenza dei tipi leggeri americani e si è imposto anche sul mercato americano oltre che sul mercato dell'Europa occidentale. La produzione complessiva dei quattro paesi sunnominati è passata dalla media prebellica di 160.000 t a 209.000 t nella media 1948-52 (+ 30,6%) e a 345.000 t nel 1959, con un aumento del 115,6% rispetto alla media prebellica. Per le economie dei quattro paesi, la produzione e il commercio del t. sono della massima importanza sia perché danno lavoro a larghe masse della popolazione, sia perché procurano valuta forte e offrono il t. come merce di scambio contro prodotti industriali. Data la lunga conservabilità del t., i paesi industriali dell'Europa occidentale spesso stipolano compere oltre il fabbisogno immediato pur di assicurarsi lo smercio dei loro prodotti industriali nei paesi oriental i.
Commercio mondiale. - L'esportazione mondiale di t. presenta una tendenza all'aumento tra le due medie e anche dal 1954 fino al 1957, anno in cui raggiunse il suo massimo assoluto con 733.000 t, superando la media prebellica del 35,2% e quella del 1948-52 del 22,8%. Negli anni 1958 e 1959 l'esportazione mondiale è scesa del 3,7% rispetto al 1957. È degno di rilievo che rispetto alla produzione mondiale solo il 18-20% (21% nella media prebellica) si esporta. Ciò significa che i grandi produttori esportano una minima parte della loro produzione, o non esportano affatto, come è il caso del Giappone, del Pakistan, della Birmania, del Messico, dell'Argentina e della Cina.
Il più grande esportatore di t. del mondo sono gli S. U. A., le cui esportazioni nel 1959 rappresentavano il 29,9% dell'esportazione mondiale. Nella media 1947-51 l'esportazione statunitense ammontava a 221.000 t, e a 231.000 t nel 1956 per scendere a 211.000 t nel 1959. In quest'ultimo anno essa rappresentò una riduzione del 4.3% rispetto alla media 1947-51 e del 8,8% rispetto al 1956. Tutti i tipi di tabacco esportati hanno seguito un ugual andamento, ad eccezione del Maryland meridionale che è aumentato del 96,1% tra la media e il 1959, e il Burley, che nel 1959 ha quasi uguagliato la media. I tre tipi di t. americano più richiesti dal mercato internazionale sono: il t. curato a atmosfera artificiale (flue-cured), il Burley, e il Kentucky-Tennessee, che nella media 1947-51 rappresentavano il 79,8%, il 6,8% e il 5,i % dell'esportazione totale; la loro parte nel 1959 era di 80,3%, 6,8% e 3,8%, rispettivamente.
L'esportazione degli S. U. A. è diretta maggiormente verso l'Europa occidentale e l'Oceania, ossia verso paesi con elevato reddito nazionale. Il maggior importatore di t. americano e, nello stesso tempo, il maggior importatore mondiale di t. è il Regno Unito. Nella media 1947-51, la parte di questo paese nell'esportazione totale degli S. U. A. fu del 36,6% ridottasi al 30,0% nel 1959. A grande distanza dal Regno Unito segue la Germania occidentale con una quota parte del 10,1% nella media predetta e una del 13,4% nel 1959. È da osservare che tutti i paesi del Mercato Comune sono notevoli importatori di t. statunitense e che le loro importazioni complessive ammontavano a 55.100 t nella media 1947-51, contro l'importazione del Regno Unito che fu di 80.600 t. Nel 1959 i paesi del Mercato Comune importarono 56.100 t (26,6% dell'esportazione totale degli S. U. A.), contro 63.400 t importate dal Regno Unito (30,0% dell'esportazione statunitense).
Il valore dell'esportazione di t. degli S. U. A. ammontò a 262,7 milioni di dollari nella media 1947-51, saliti a 346,2 milioni nel 1959. Questo forte aumento (31,8%) è dovuto unicamente all'aumento del valore unitario (da 1.191 dollari per t a 1.639) visto che quantitativamente si ebbe addirittura una riduzione delle esportazioni del 4,3% tra la media e il 1959. In quanto al valore dei tipi più importanti di t. esportato nel 1959, quelli curati a atmosfera artificiale (flue-cured) hanno realizzato un valore di 280,4 milioni di dollari, il Burley, uno di 27,2 milioni e il Kentucky-Tennessee, uno di 8,2 milioni di dollari.
Al secondo e terzo posto nella graduatoria dei paesi esportatori si alternano la Turchia e la Federazione della Rhodesia e Nyasaland. La Turchia ha occupato il secondo posto nella media 1948-52, negli anni 1954, 1955 e 1957, mentre la Federazione ha occupato il secondo posto nel 1956 e negli anni 1958 e 1959. Della Federazione si sa che è uno dei più grandi esportatori di t. flue-cured insieme agli S. U. A., al Canada e all'India. Mentre nella media 1935-39 il 67% del tabacco nella Federazione era scuro e solo il 33% chiaro, nel 1958, inversamente, l'83% del t. era chiaro e solo il 17% scuro. Il t. chiaro è più richiesto sul mercato mondiale per la fabbricazione delle sigarette. Si è già accennato che il mercato inglese è aperto all'esportazione della Federazione, la quale ha anche contratti di vendita a lunga scadenza con l'Australia. In alcuni anni il Regno Unito ha assorbito fino al 62% delle esportazioni della Federazione. L'Australia e i Paesi bassi sono pure 2 importatori notevoli di t. rodesiano, ciascuno con circa il 10% delle esportazioni totali. Tra gli altri clienti della Federazione figurano la Germania occidentale, l'Unione sudafricana e la Nigeria.
I clienti della Turchia sono: gli S. U. A., che nel 1957 hanno assorbito ben 46,1% dell'esportazione turca di t. Tra gli altri importatori di t. turco figurano tutti i paesi industriali dell'Europa occidentale (Germania occidentale, Francia, Regno Unito) e tutti i paesi dell'Europa orientale (la Romania esclusa). Tra questi ultimi è particolarmente la Germania orientale che ha importato dalla Turchia rilevanti quantità di t. (circa 10.000 t nel 1957).
Il t. ha una importanza tutta speciale per la Grecia. Infatti il t. costituisce per questo paese il principale articolo di esportazione (40% del valore di tutte l'esportazione). Più dell'80% della produzione viene esportato nell'Europa occidentale (specialmente nella Germania occidentale) e negli S. U. A. I tipi più importanti di t. greco sono il Basma (circa 38% della produzione totale), il Samsun e Aromatico (di Smirne). I principali importatori di t. greco sono la Germania occidentale, gli S. U. A., la Francia e l'Italia. Anche l'Austria e, negli ultimi anni, l'URSS importano quantità notevoli dalla Grecia.
Sono degni di rilievo tre paesi esportatori di foglia da sigaro di qualità speciali: Cuba, Indonesia e le Filippine. Nel primo di questi paesi, l'esportazione è aumentata continuamente (pur mantenendosi in limiti ristretti) passando dalla media prebellica di 12.000 t a 26.000 nel 1959. L'Indonesia presenta una tendenza alla diminuzione mentre le Filippine (il cui t. è principalmente flue-cured) registrano una ripresa a partire dalla media 1948-52, come risulta anche dalle statistiche d'importazione degli S. U. A.
Passando all'esame delle importazioni mondiali, la posizione preminente del Regno Unito è evidente. La parte di questo paese nell'importazione mondiale di t. è stata di 22,8% nella media prebellica e del 26,3% nella media 1948-52. A partire dal 1954, la sua parte ha oscillato tra il 22,8% (negli anni 1954 e 1959) e il 25,4% (1955). Le immortazioni del Regno Unito sono aumentate da 125.000 t nella media prebellica a 133.000 t nella media 1948-52 (+ 6,4%). Nel 1955, l'importazione raggiunse il massimo assoluto di 156.000 t per discendere in seguito fino a 137.000 t nel 1959. In quanto ai fornitori del Regno Unito indichiamo i quattro seguenti: gli S. U. A. con altissime percentuali d'esportazioni (74,3% nel 1938, 59,7% nel 1951 e 46,6% nel 1959), la Federazione della Rhodesia e Nyasaland con percentuali crescenti (9,3% nel 1938, 18,7% nel 1951 e 28,8% nel 1959), l'Unione Indiana (con 12,1% nel 1959)e il Canada (con 9,8% dello stesso anno).
Il secondo posto tra gl'importatori se lo contendono la Germania occidentale e l'URSS. Nelle due medie e negli anni 1954 e 1955, alla Germania occ. spettava il 2° posto, ma a cominciare dal 1956 fino al 1959, l'URSS ha superato la Germania occ. con partecipazioni nel totale mondiale del 11,9%, 15,1%, 13,6% e 16,1%, rispettivamente. Negli ultimi anni, circa la metà delle importazioni sovietiche provenivano dalla Cina continentale, mentre gli altri fornitori erano la Bulgaria, la Grecia e l'Italia.
Il terzo posto nell'importazione mondiale è tenuto dalla Germania occ. che negli anni dal 1955 al 1959 vi partecipò per l'11,1%, 11,4%, 12,8%, 12,6% e 13,5% rispettivamente. Prima della guerra la Bulgaria era uno dei più importanti fornitori germanici (con 12.400 t) ma dopo la guerra si era ridotta a un modesto esportatore verso quel mercato. Nel 1959 la Germania occ. aveva due fornitori eccezionali, gli S. U. A. e la Grecia, il primo con 26.800 t di t. (il 35% delle importazioni germaniche) e il secondo con 16.100 t (19,9%). Gli S. U. A. hanno conquistato il mercato tedesco solo dopo il 1950 dato che prima della guerra essi esportavano relativamente solo quantità modeste su quel mercato (4.600 t nella media 1934-38). La Grecia ha invece esportato grosse quantità già prima della guerra (19.600 t nella media) solo che negli anni 1950-53 le sue esportazioni erano molto diminuite e hanno ripreso lentamente. Vi sono poi due fornitori che nel 1959 esportarono nella Germania occ. più di 5.000 t. ciascuno, e sono la Turchia con 5.700 t e la Federazione della Rhodesia e Nyasaland con 5.040 t. La Turchia tende a raggiungere la posizione che aveva nella media prebellica con 10.500 t esportate in Germania, mentre la Federazione ha preso questo grande slancio solo negli ultimi tre anni. Seguono in ordine d'importanza l'Italia (4.100 t), il Brasile (3.900 t) e l'Indonesia (3.400 t). I due ultimi paesi avevano una posizione di primissimo ordine nel periodo prebellico come fornitori di foglia da sigaro, il cui uso ora è in diminuzione in Germania occ. e, in parte, si ricorre a provenienze statunitensi.
Il quarto paese importatore di t. sono gli S. U. A. che hanno aumentato le loro importazioni da 30.000 t nella media prebellica fino a 69.000 t nel 1959 (+ 130%). A causa dell'enorme produzione di t. lavorati, in particolare di sigarette e sigari, gli S. U. A. utilizzano grandi quantità di foglia estera, indispensabile per l'ottenimento di miscele di data composizione e di date caratteristiche tecniche. I tabacchi levantini (che gli americani chiamano turchi) si importano dalla Turchia e dalla Grecia e servono alla fabbricazione delle sigarette.
La quota parte della foglia da sigarette nel totale del t. importato negli S. U. A. è stata la seguente: 69,5% nella media 1934/35-1938/39, 74,6% negli esercizî 1955-56 e 1956-57, 76,0% nell'esercizio 1957-58 e 73,3% nel 1958-59. In quest'ultimo esercizio, il più importante fornitore degli S. U. A. è stata la Turchia con 31.221 t di foglia di sigaretta (45,7% del totale), seguita dalla Grecia con 13.976 t della stessa foglia e da Cuba con 13.544 t di foglia da sigaro. Tra i fornitori di foglia da sigaretta hanno una certa importanza, la Iugoslavia, l'Italia, mentre tra i fornitori di foglia da sigaro aumenta l'importanza delle Filippine.
Oltre i quattro grandi paesi importatori di cui sopra, hanno una certa importanza anche i Paesi Bassi, la Francia, il Belgio e la Spagna.
Prezzi. - È impossibile parlare di un prezzo mondiale del t., dato lo stragrande numero di varietà e di tipi anche in uno stesso paese. È difficile inoltre fare confronti tra paese e paese per la differenza di qualità del t. e di condizione di smercio (all'asta, all'ingrosso, al produttore, prezzi d'esportazione o d'importazione, ecc.).
Il prezzo più significativo dal punto di vista mondiale è il prezzo medio alla produzione negli S. U. A., sia perché si riferiscono a una produzione di proporzioni gigantesche, sia perché da questa produzione si alimenta in grandissima parte l'esportazione mondiale. Mentre questo prezzo, tra il 1950 e il 1954. si muoveva intorno a 1,12 dollari, nel periodo 1955-1959, oscillava attorno a 1,45 dollari al kg.
La tendenza verso prezzi leggermente crescenti nella seconda metà del periodo 1955-1960 si riscontra oltre che negli S. U. A., anche in Canada, in Italia e nelle Filippine. In Grecia, nel Giappone e nella Federazione della Rhodesia e Nyasaland, i prezzi, senza subire grandi variazionni, non accusano alcuna tendenza ben determinata dal 1950 al 1959.
Tabacchicoltura italiana. - Per una rapida rassegna delle vicende della coltura a t. in Italia nel decennio 1950-1959 esaminiamo le variazioni della superficie a t., della produzione totale e per unità di superficie nel corso di questo periodo.
Tra il 1950 e il 1954, la superficie a t. è in continua diminuzione (− 20,2%), mentre, al contrario, tra il 1955 e 1959 la superficie ha continuato a aumentare (+ 16,7%). Nel 1959, la superficie a t. era solo del 3,3% inferiore a quella del 1950. Per effetto dei rendimenti unitarî quasi costanti nella prima metà del periodo considerato, la produzione non ha subìto sbalzi troppo rilevanti. Nella seconda metà invece, a causa del contemporaneo aumento della superficie e dei rendimenti, la produzione è fortemente aumentata, di modo che essa nel 1959 superava quella del 1950 di 14,7%. Da notare l'aumento dei rendimenti unitarî, che passano da 13,5 nel 1950 a 16,0 q per ha nel 1959, con un aumento di ben 18,5%.
Passando alla coltura del t. per regioni, appare evidente la preminenza di quattro regioni: Campania, Puglia, Veneto e Umbria, le quali nel loro insieme rappresentavano, nel 1959, il 79,7% della superficie a t. e il 74,4% della produzione totale di t. dell'Italia. Negli ultimi tre anni, la Campania ottenne i rendimenti più elevati (25,8 q per ha nel 1959), seguìta dalla Lombardia (24,6 nello stesso anno) che però coltiva il t. su superficie molto più ridotte. La Puglia, pur destinando al t. la maggiore superficie di tutte le regioni italiane, a causa dei bassi rendimenti (10 q per ha nel 1959). è solo la seconda regione nella produzione di t., dopo la Campania. Riguardo alla ripartizione della superficie a t. tra le varietà chiare e le varietà scure, quelle chiare rappresentavano, negli anni dal 1957 al 1959, il 69,9%, 71,6% e 71,1% della superficie totale. Le percentuali corrispondenti della produzione delle varietà chiare rispetto alla produzione totale di t. sono alquanto più basse (65,9%, 68,7% e 67,3%) a causa dei rendimenti più bassi delle varietà chiare.
Tabacchi lavorati. - Nella tab. 7 si indicano le quantità di tutti i tipi di t. lavorati in Italia negli ultimi tredici esercizî finanziarî (1947-1959). L'insieme di tutti i tipi è andato aumentando senza interruzione da 32.200 t nel 1947 a 55.400 t nel 1959 con un aumento di ben 71,8%. Le sigarette hanno registrato un aumento addirittura del 109,4% fra gli stessi estremi. I due diagrammi annessi illustrano l'uno l'andamento della produzione totale dei t. lavorati dal 1947 al 1959, e l'altro le variazioni dei quattro tipi principali di t., sempre tra gli stessi estremi, in percentuali, riferite al 1953.
Passando all'esame delle materie prime impiegate nella lavorazione dei prodotti di t., si riscontra un aumento continuo tra il 1953 e il 1959 dell'insieme di tutte le materie prime impiegate; tra queste due date si ebbe infatti uno sbalzo di + 13%. Se consideriamo ora, tra gli stessi limiti di tempo, l'incremento del totale di tutti i prodotti di t. lavorato, si trova che questo è di ben 21,8%, ciò che va interpretato nel senso che il Monopolio, con un minore aumento globale delle materie prime impiegate ha conseguito un maggiore aumento di prodotti di t. lavorato.
Tra le materie prime, il primo posto è occupato. come è ovvio, dalla foglia indigena che aumenta dal 1953 al 1959 di 12,4%, ossia solo di 0,6% di meno dell'aumento di tutte le materie prime (v. sopra). La parte della foglia indigena nel totale delle materie prime impiegate oscilla tra il 78% (1956 o 1957) e l'83% (1954), essendo state di 82% nel 1953 e 1959. L'impiego della foglia esotica aumenta tra il 1953 e il 1956, poi diminuisce fino al 1959. Come percentuale rispetto a tutte le materie prime, la foglia esotica raggiunge l'11% nel 1953, il massimo di 17% nel 1956 e il 15% nel 1959.
La proporzione delle varie materie prime in ciascun prodotto lavorato, nell'esercizio finanziario 1958-59, è la seguente. Nella confezione di 52.793 t di sigarette sono state impiegate le seguenti materie prime: foglia indigena 79,4% del peso totale; foglia esotica 17,5%; avanzi greggi 1,0%; tabacchi di rifiuto 0,1%, tabacchi di contrabbando 0,1% e avanzi di lavorazione 1,9% del totale. Nella confezione dei sigari e sigaretti entrano solo foglia indigena e esotica (quest'ultima circa 1/7 della prima) e un quantitativo insignificante di avanzi di lavorazione. La percentuale di avanzi nella confezione dei trinciati è di 12,2%.
Importazione e esportazione. - Al fine di ottenere le migliori miscele possibili per la fabbricazione dei prodotti di t., l'Italia importa notevoli quantità di t. greggi o non lavorati dall'estero. A sua volta l'Italia esporta più greggio che non ne importi.
I t. levantini sono il tipo più importato in Italia. Il massimo fornitore dell'Italia è la Grecia (fino a 4.000 t nel 1959), seguita dalla Turchia (1.800 t nel 1959). Anche i due seguenti fornitori, la Bulgaria e la Iugoslavia, sono produttori importanti di t. levantini (orientali o semiorientali), così che è evidente il carattere delle importazioni italiane. Complessivamente, tra il 1957 e il 1959 si ha una lieve (9,4%) flessione dell'importazione. Il valore totale delle importazioni è sceso da 8,5 miliardi di lire nel 1957 a 6,0 miliardi nel 1959 (−28,7%).
Negli anni dal 1957 al 1959, l'esportazione italiana ammontò a 11.200 t, 11.800 t e 11.700 t, rispettivamente, mentre il valore totale delle esportazioni raggiunse i 6,2 miliardi di lire, 7,5 e 7,6 miliardi, rispettivamente. I più importanti clienti dell'Italia sono la Germania occ. (con 4.800 t nel 1959), gli S. U. A., i Paesi Bassi e la Svizzera. È da notare che tutti i paesi del M.E.C. importano forti quantità di t. greggio italiano. Le esportazioni dell'Italia verso gli altri cinque paesi del M.E.C. sono state, dal 1957 al 1959, rispettivamente di: 5.338 t nel 1957, 5.756 t nel 1958 e di 7.022 t nel 1959, ciò che rappresenta il 47,7%, il 49,0% e il 60,1% dell'esportazione italiana totale di t. in quegli anni. I valori delle esportazioni corrispondenti ammontavano a 2.656, 3.763 e 4.500 milioni di lire, con percentuali del 42,7%, 50,3% e 58,8%, rispettivamente. A cominciare dal 1958 più della metà del valore del t. esportato derivava da esportazioni inviate ai paesi membri del M.E.C., e nel 1959 le quantità inviate a questa destinazione superavano il 60%. È evidente che delle prospettive eccellenti si offrivano al commercio d'esportazione di greggio italiano. Coll'entrata nel M.E.C. della Grecia e con quella probabile della Turchia, tutti e due paesi grandi produttori e esportatori di t., la posizione di privilegio nel M.E.C. dell'Italia viene a essere modificata. Trattative dovranno avere luogo tra i responsabili della politica economica comunitaria, per una soluzione soddisfacente per tutti i membri del M.E.C. ampliato.
Il commercio italiano di t. lavorato (sigarette, sigari, trinciato, ecc.) è relativamente molto limitato. Per l'importazione, solo le sigarette hanno una certa importanza (860 t, per un valore di 1,8 miliardi di lire nel 1957), mentre all'esportazione figurano varî tipi di prodotti, ma tutti con quantitativi assai limitati. Nel 1959 si ha una esportazione di 231 t per un valore di 0,8 miliardi di lire.
Consumo totale e per capite di t. in Italia. - Seguono alcuni dati fondamentali in relazione al consumo dei prodotti di t. in Italia negli esercizî finanziarî dal 1957-58 al 1959-60. Le vendite totali dei prodotti di t. (in peso convenzionale) sono state le seguenti: di 52.310 t, di 53.929 t e di 55.490 t, rispettivamente nei tre esercizî 1957-58, 1958-59 e 1959-60, per valori, in milioni di lire, di 437.375, 464.322 e 504.756. Il fatto saliente è la grandissima parte che prendono le sigarette nel peso totale dei prodotti di t. venduti: 85,8% e 86,4% negli esercizî 1957-58 e 1958-59, rispettivamente. Il consumo per anno e abitante (in peso reale), nei tre esercizî 1957-58, 1958-59 e 1959-60 è stato rispettivamente di kg 1,055, 1,079 e 1,094 rispettivamente e in valore di: 8.766 lire, 9.237 lire e 9.954 lire. La regione avente il maggior consumo per abitante e anno (nel 1958-59) è la Liguria con kg 1,504 e 13.175 lire, seguita dalla Val d'Aosta con kg 1,421 e 10.158 lire, e dal Lazio, con kg 1,310 e lire 13.025. Le regioni meridionali hanno aumentato negli ultimi anni il loro consumo annuo per abitante, segno di un lieve miglioramento della loro situazione economica.
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