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TABACCO

di Adriano SACCO - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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TABACCO (XXXIII, p. 145)

Adriano SACCO

Produzione agricola mondiale. - Un costante incremento è da registrare nella produzione mondiale di tabacco. La media annua per il quinquennio 1934-38 è stata di 2.675.800 t. su una superficie coltivata di 2.770.000 ha. (con l'URSS, rispettivamente 2.960.000 t. e 2.970.000 ha.). Una discesa notevole si è avuta durante la seconda Guerra mondiale soprattutto a causa della diminuita produzione in Europa e in Asia. Per il 1945-46 la produzione è stata calcolata in 2.728.000 t.; attualmente (1948) si presume sia risalita sopra i 3 milioni di t., ma sembra essere ancora lontana dalla richiesta del consumo che certamente ha di parecchio superato la media anteguerra. Come elementi indicativi per i diversi continenti possono tuttora valere quelli del periodo normale 1934-38:

L'Europa è stata sempre in deficit di produzione nei riguardi del proprio consumo, deficit che si è notevolmente aggravato durante la seconda Guerra mondiale: la produzione minima si è avuta nel 1945 con 171.000 t. L'assestamento della produzione agricola, a partire dal 1946, se pure va migliorando la situazione, non lascia tuttavia prevedere che l'Europa possa fare a meno di importazioni di tabacco per circa la metà del proprio consumo. Vi sono paesi di nessuna o di trascurabile produzione (Inghilterra, Irlanda, Paesi Bassi, Paesi Scandinavi), il cui consumo, valutabile intorno a 200.000 tonnellate annue è da coprire per intero con materia prima d'importazione. Altri paesi, di buona o discreta produzione (Belgio, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera) importano, in complesso, un quantitativo che oscilla tra un terzo e la metà del consumo. Paesi in condizioni di sufficienza sono i balcanici. Alla testa della produzione mondiale sono gli S. U., il cui raccolto è salito oltre il milione di t. annue, e cioè più di un terzo della produzione mondiale complessiva. Gli S. U. sono anche i maggiori esportatori di tabacco (nel 1946, 300.000 t. esportate su 1.050.000 t. di tabacco in foglie prodotto) e il loro mercato di maggiore sbocco è quello europeo, per le ragioni di insufficienza dianzi accennate.

Produzioni tipiche. - Poiché la richiesta del consumo si è orientata sempre più verso la sigaretta, anche la produzione tipica dell'agricoltura si è estesa nelle varietà di tabacchi leggeri: tipi levantini, balcanici e turchi, tipi americani curati ad aria naturale, Burley, Maryland, e più ancora quelli curati a calore artificiale (flue cured) e cioè i Virginia Bright. Minore di quella dei tabacchi per sigarette, ma sempre ingente nel complesso perché ancora vicina alla metà di quella mondiale, è la produzione di tabacchi per la confezione di sigari (tipi dell'Avana, di Portorico, dell'Indonesia, del Brasile e principalmente i tabacchi scuri degli Stati Uniti, varietà del Kentucky e del Tennessee).

Il tabacco in Italia. - Negli ultimi anni, la tabacchicoltura italiana ha avuto l'estensione e la produzione seguente:

Durante la guerra, nell'ottobre del 1943, si dovette introdurre il razionamento che fu abolito il 1° febbraio 1948. Delle 23 manifatture di tabacchi esistenti prima della guerra, 4 sono passate alla Iugoslavia (Pola, Rovigno d'Istria, Fiume, Zara); 2 furono semidistrutte e altre 8 ebbero parziali danni nei fabbricati e negli impianti. La produzione dei manufatti da oltre 32.000 t. annue dell'anteguerra (1939-40) era discesa nel 1944-45 a 17.300 t., con un deficit di 15.000 t. rispetto alla richiesta commerciale. La ripresa, efficacemente delineatasi nel 1946 con l'aumentata disponibilità di materie prime, ha portato la capacità della produzione oltre la prevista quota del consumo. Tale incremento è stato ottenuto col ripristino e con l'aumento delle installazioni industriali e principalmente col rafforzamento dell'attività agricola da cui si trae la materia prima tabacco.

Al presente l'Italia, con la sua produzione, che supera le 66.000 t. di una vasta gamma di varietà di tabacchi per sigari e per sigarette, è la sola nazione europea (escluso l'Oriente balcanico) in condizioni di autosufficienza e con prospettive di riprendere l'esportazione.

Per l'opera di miglioramento qualitativo, dipendente da complessi studî di botanica, genetica e fitotecnica, in Italia, dopo le anormalità della guerra, è stato fondato nel 1946 un nuovo Istituto scientifico sperimentale per i tabacchi: esso riassume le attività di diversi organismi che singolarmente erano diventati insufficienti alle sempre maggiori esigenze di perfezionamento agricolo e industriale. Il nuovo istituto riprende le tradizioni del vecchio Istituto sperimentale per la tabacchicoltura in Scafati (Salerno), sorto nel 1895, che fu tra i primi in Europa e costituì l'orientamento di numerose istituzioni similari sorte poi in numerose nazioni produttrici di tabacco.

L'andamento del monopolio dei tabacchi in Italia, nella sua entità commerciale (consumi) e nella sua importanza economica (profitto finanziario per lo stato) si rileva dai dati dell'ultimo decennio (v. tab.).

Bibl.: Istituto Internaz. di Agricoltura, Denrées et matières premières agricoles, Roma 1942; Istituto Internaz. di Agricoltura, Annuaire Internat. de statistique agricole, ivi 1947; B. Isaija, La crisi del tabacco, Milano 1946; cfr. anche la rivista Il Tabacco dell'Istituto scient. sperim. tabacchi, 1946-1947-1948.

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