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TABOR

di Donato BALDI - Enciclopedia Italiana (1937)
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TABOR (arab. Gebel eṭ-Ṭur)

Donato BALDI

Dosso isolato di forma conica che emerge 602 m. dalla pianura d'Esdrelon in Palestina e 560 dal Mediterraneo, esteso osservatorio su tutta la Galilea. Monte sacro per le tribù israelitiche del nord delle quali segnava il confine. La grotta con segni di sacertà, conservata sotto la basilica attuale, stava forse in relazione col primitivo culto al dio del monte. Nel sec. III d. C. il monte è ricordato negli scrittori come luogo della Trasfigurazione di Gesù e la basilica bizantina sacra al Salvatore con le due annesse cappelle dedicate a Mosè e ad Elia, ricorda questa tradizione. Da allora la storia del monte si confonde con quella del Santuario.

Nel 1099 Tancredi, principe della Galilea, ne affidò la cura ai monaci benedettini, i quali restaurarono e ingrandirono la chiesa e il monastero attiguo, recinto tutt'intorno da un muro di difesa. Nel 1113 circa 70 monaci vi furono trucidati dai Turchi, ma la nuova colonia monastica, munita di una più salda opera di difesa, poté respingere nel 1183 le truppe di Saladino, le quali avevano invece preso e saccheggiato il vicino convento greco di S. Elia; dopo la battaglia di Hattin i monaci dovettero, però, abbandonare il luogo e rifugiarsi a S. Giovanni d'Acri. Sulle rovine degli edifici cristiani, nel 1211, il sultano al-‛Adīl fece costruire una grandiosa fortezza che, sfuggita incolume agli assalti dell'esercito latino nel 1217, fu fatta abbattere nel 1218 dallo stesso sultano per non offrire pretesto di attacchi ai crociati. Nel 1255 il papa Alessandro IV donò il monte Tabor all'Ordine dell'ospedale di S. Giovanni, ma nel 1263 il sultano Baybars s'impossessò del monte e fece abbattere gli edifici religiosi e le fortezze che gli ospitalieri avevano nel tempo riedificato.

Le vestigia delle chiese e dei monasteri, col completo abbandono del monte, sparirono sotto un cumulo di macerie. Nel 1631 Francesco da Verazzano, console del granduca di Toscana a Saida, ottenne dall'emiro Fakhr-ad-dīn l'autorizzazione per i francescani della custodia di Terra Santa di stabilirsi al Tabor, ma soltanto nel 1873 poterono i francescani prendervi dimora stabile. Pazienti ricerche permisero allora di rilevare il piano degli antichi edifici; scavi metodici non furono iniziati se non dopo la guerra mondiale. Nel 1924, sopra le rovine delle precedenti basiliche fu consacrata la nuova, concepita nello stile siriano di quella di Turmanin, su disegno e con l'esecuzione di A. Barluzzi. Nel centro della basilica uno scalone ampio quanto la nave centrale conduce alla cripta che conserva le antiche mura e il vetusto altare rinvenuto negli scavi. La vòlta della cripta, come l'abside dell'altare maggiore, è ornata di musaici su cartoni di Rodolfo Villani.

La cerchia delle mura antiche, oggi restaurate, contorna tutto l'altipiano su cui sorge la basilica coronata dalle rovine del monastero benedettino, tra le quali si vedono il refettorio e la sala capitolare. A destra vi è la chiesa greca di S. Elia, che conserva frammenti di musaici bizantini ed elementi di architettura romanica.

Bibl.: P. B. Meistermann, Le mont Thabor. Notices historiques et descriptives, Parigi 1900; C. Enlart, Les monuments des Croisés, ivi 1928, II, pp. 380-395; F.-M. Abel, Géographie de la Palestine, ivi 1933, I, pp. 353-357.

Vocabolario
taborita
taborita s. m. e f. e agg. (pl. m. -i). – Di Tábor, città della Boemia merid., che tra il 14° e il 15° secolo fu il centro dell’ussitismo e in partic. della corrente più intransigente ed estremistica, i cui aderenti furono appunto chiamati...
denominare
denominare (ant. dinominare) v. tr. [dal lat. denominare, comp. di de- e nominare «nominare»] (io denòmino, ecc.). – Nominare, dare nome, mettere nome: i vocaboli che servono a d. le varie parti del corpo; il monte Tabor di Recanati è stato...
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