TABRĪZ (A. T., 92)
Z È il capoluogo dell'Azerbaigian persiano e una delle più notevoli città della Persia, appena inferiore per numero di abitanti alla capitale. Il centro abitato, ch'è certo d'origine assai antica (la Kandsag armena è fatta risalire almeno al sec. IV dell'era volgare, ma non c'è dubbio che un insediamento esisteva qui da epoca molto più remota), è posto a 1508 m. s. m., in una pianura leggermente acclive, dominata a S. dall'ampia massa vulcanica del Sahend (3545 m.). Un piccolo corso d'acqua, Agi Ciāi ("fiume amaro"), attraversa la città, presso la quale sgorgano le sorgenti calde a cui, secondo ogni verisimiglianza, è dovuto il suo nome (la pronuncia locale oscilla fra tab e tau, e questo spiega le diverse trascrizioni del toponimo). L'Agi Ciāi, che appartiene al bacino del Lago d'Urmia (nel quale sfocia pochi chilometri a SO. di Tabrīz) ha le acque cariche dei sali di cui lo impregnano i gessi miocenici che incide: all'irrigazione della fertile plaga che circonda la città provvedono tuttavia abbondantemente i ruscelli che rigano i fianchi del Sahend. L'importanza di queste risorse è accresciuta dalle buone condizioni climatiche del centro abitato (uno dei più salubri della Persia) e, principalmente, dalla sua felice postura, lungo la grande via naturale di comunicazione tra il Mar Nero e l'Oceano Indiano, e perciò fra il Mediterraneo e l'Oriente, dalla sua vicinanza al Caspio e all'Arasse e quindi dal trovarsi sulla direttrice principale che regola i traffici tra la Persia e il mondo occidentale. Di contro alle varie e alterne vicende della sua storia economica e politica sta la persistenza della funzione che la città ha compiuto e seguita a compiere, nonostante le reiterate e gravi devastazioni che, più che gli uomini, vi hanno operato i terremoti (particolarmente terribili quelli dell'858, del 1042 e del 1727).
A questi, anzi, si possono riportare alcuni dei caratteri più salienti della città: la scarsezza di edifici monumentali (v'è tuttavia, oltre la cittadella [ark] un certo numero di moschee d'interesse architettonico e artistico, come quella di Giahān-Shāh), l'irregolarità della sua pianta e la sua stessa enorme estensione, dovuta al largo posto che vi occupano le aree non fabbricate, per lo più tenute a giardino. Propriamente urbana può dirsi solo una ristretta zona attorno al mercato e alla vecchia fortezza, dov'è il centro dell'attività cittadina: per il resto, si hanno di regola case basse e a tetto piatto, che guardano da finestre senza imposte su strade e sentieri serpeggianti con capriccioso decorso fra il fitto degli alberi.
Tabrīz, che verso la fine del sec. XVII si stima non contasse meno di mezzo milione di abitanti, ne aveva poco più di 30 mila al principio del sec. XIX. La ripresa dei traffici verso la Russia (che ora si giova della ferrovia di Giuliāe della navigazione sul Caspio attraverso Ardabīl e Astara) iniziò uno sviluppo che, pur con qualche oscillazione, è andato continuando fino al presente (165 mila abitanti nel 1871; 219.949 secondo il censimento del 1933). Tabrīz è il più attivo mercato della Persia, e, dopo Istanbul, il più importante del mondo per il commercio dei tappeti. Nel suo traffico prevalgono sete, riso, cotoni, tabacco, oppio, uve, ecc., merce di cui si fa larga esportazione verso l'U.R.S.S. e la Turchia.