TABULA RASA
. Locuzione latina, designante la tavoletta cerata (che si adoperava per scrivervi) nello stato di completa cancellatura, quando cioè, con la pressione radente dello stilo capovolto, ogni segno precedente ne era stato eraso ed essa era pronta per la nuova scrittura. S'intende perciò come, quando la terminologia filosofica latina dovette esprimere quell'equazione della mente umana a una pagina inizialmente non scritta su cui solo l'esperienza iscriveva i suoi segni, che fu tipica del sensismo e dell'empirismo, fosse condotta a valersi di tale locuzione. Da un lato infatti Platone, sia pure in senso polemico, aveva nel Teeteto paragonato l'anima a un blocco di cera su cui si stampavano le impressioni del mondo esterno, e dall'altro Aristotele aveva nel De anima, sia pure senza alcun intento empiristico, parlato dell'intelletto come di un libro in cui tutto è scritto in potenza, ma niente ancora in atto; mentre gli stoici avevano poi ripreso, e con decisa intonazione sensistica, tanto il motivo della pagina bianca quanto quello della cera non ancora impressa. Il tema della tabula rasa (che sembra presentarsi per la prima volta in Egidio Romano come corrispondente del γραμματεῖον aristotelico, e che poi diventa comune specialmente per l'uso che ne fa Cartesio) veniva con ciò a unificare in modo caratteristico, attraverso una contingenza semantica dell'ambiente latino, i due motivi originarî. D'allora in poi tutti questi motivi (insieme con quello - analogamente derivato dall'uso classico di tracciare figure geometriche sulla sabbia - dell'abrasa mentis arena, che compare in Francesco Bacone) restano di uso corrente in seno ad ogni sensismo ed empirismo, così come ad ogni considerazione delle cose che ad essi s'ispiri. D'altra parte, per chi polemizza contro il sensismo, tabula rasa può diventare addirittura il nome di ciò che si pensa esista nello spirito prima di ogni esperienza: così, p. es., per il Rosmini, "la tabula rasa è l'idea indeterminata dell'ente, che è in noi dalla nascita". Da notare, infine, come la locuzione corrente del "far tabula rasa" per "sparecchiare", "divorare, o portar via tutto", sia derivata dalla tabula rasa dei filosofi in ambienti linguistici in cui la tabula fu sentita come significante la tavola da pranzo o qualcosa di simile.