taccia
Ricorre una volta nel Detto e una nel Fiore. Nel comandamento di Detto 447 S'alcuno il diavol tenta / di lor parlare a taccia, / sì gli dì ch' e' si taccia, ‛ parlare a t '. (detto delle donne) vale " in disdoro " (Parodi), cioè denigrandole, secondo il senso del francese antico tasche, " vizio ", " colpa " (cfr. anche Roman de la Rose 10578, 14287, ecc.); il corrispondente comandamento del Roman de la Rose ha despiser: " E se tu oz nul mesdisant / Qui aille fames despisant, / Blasme le e di qu' il se taise " (vv. 2117-19).
Quanto all'esempio di Fiore CLIX 7 (L'accontanza a color che son avari / sì par ch'a Dio e al mondo dispiaccia: / non dar mangiar a que' cotali in taccia, / che' pagamenti lor son troppo amari), il Petronio pensa che anche qui il vocabolo abbia il valore di " colpa ": " Il Parodi spiega in taccia: a prezzo stabilito prima; ma non ne dà alcuna giustificazione. Io penso significhi, come spesso, ‛ colpa ' (Tesoretto 2850), sicché a quei cotali in taccia significherebbe: a chi si macchia di tal colpa, agli avari ". Sarà invece da intendere, col Parodi, in taccia per " a prezzo stabilito prima ", " a prezzo convenuto ": in questo senso è ben documentata l'espressione ‛ a taccio ', per cui cfr. ad es. L. Frescobaldi, Viaggio in Terrasanta (Firenze 1944, 56): " ci dimandò se volessimo tornare alle sue spese; dicemogli di sì, e tenneci a taccio ". Che tale sia il significato del vocabolo risulta dall'antitesi col v. 9, dove si consiglia alla donna di farsi pagare prima di offrire i suoi servigi (Ma fa pur che ti paghi innanzi mano). Il termine economico risulta conforme alla natura apertamente mercenaria che assume qui il commercio amoroso.